Come la pandemia Covid-19 ha influenzato positivamente l'ambiente

Il report Istat sui principali indicatori economici del biennio 2018-2020 evidenzia una contrazione dei conti ambientali

di DOMENICO GUARINO
8 gennaio 2023
Gli effetti della pandemia sull'ambiente

Gli effetti della pandemia sull'ambiente

La pandemia fa bene. Almeno all’ambiente. Tra le enormi tragedie che il Covid-19 ha comportato in termini di sofferenze e perdita di vite umane, emerge infatti un dato, non inatteso, ma certamente di grande rilievo, soprattutto visto l’allarme che riguarda il cambiamento climatico e le conseguenze negative che questo comporta sulla vita dell’uomo: il rallentamento delle attività economiche e il raffreddamento degli spostamenti ha determinato una notevole minore emissione di sostanze climalteranti nell’atmosfera. Secondo i dati elaborati dall’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, che ha reso noti gli indicatori relativi agli anni 2018-2020, nel primo anno della pandemia i principali indicatori di pressione dei conti ambientali si sono infatti ridotti in maniera corposa rispetto ai 24 mesi precedenti. A fronte di una caduta del Pil pari al -9%, il consumo netto di energia si è attestato a 6,5 milioni di terajoule (-8,8%), le emissioni climalteranti a 392 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 equivalente (-10,2%); il consumo materiale interno a 459 Mt (-7,7%). Più marcata la riduzione del gettito delle imposte ambientali che scendono a 50,4 miliardi di euro (-13,5%). Nello stesso anno diminuisce il valore dei beni e servizi che l’economia produce per la tutela ambientale, che scende a 104 miliardi (-3,8%) mentre la spesa per la protezione dell’ambiente rimane stabile a 43 miliardi. A questo si aggiunga il fatto che le stime provvisorie del 2021 mostrano sì una ripresa delle emissioni di CO2 e degli altri gas climalteranti rispetto al 2020 (+6,2%), ma con livelli che non raggiungono quelli del periodo pre-pandemico, confermando la tendenza alla riduzione che si osserva a partire dal 2008 (-28,7% nell’intero periodo 2008-2021).
L’Istat ha diffuso un report sui principali indicatori economici del biennio 2018-2020, che registrano una contrazione della pressione sull’ambiente

L’Istat ha diffuso un report sui principali indicatori economici del biennio 2018-2020, che registrano una contrazione della pressione sull’ambiente

Dal report Istat emerge che il fabbisogno complessivo di energia per le attività di produzione e consumo si è ridotto a causa della caduta dell’attività economica e delle limitazioni agli spostamenti, mentre sulla contrazione complessiva dei consumi energetici ha inciso quella delle attività produttive in misura pari a 416mila terajoule (-8,5%). Nella dinamica dei consumi energetici delle famiglie prevale invece nettamente la riduzione del trasporto (189mila terajoule, -20,9%) dovuta alle chiusure e all’adozione diffusa del lavoro a distanza. I consumi in ambito domestico, per riscaldamento e altre finalità, registrano una diminuzione di 19mila terajoule (-1,5%). Tra le attività produttive, il settore dei servizi nel suo complesso (Ateco G-S), con 226mila terajoule in meno, ha contribuito più degli altri settori alla contrazione dei consumi di energia, registrando anche la maggiore riduzione percentuale tra il 2019 e il 2020 (-13,2%). L’attività che ha visto la maggiore riduzione, in termini sia assoluti (-80mila terajoule circa) sia percentuali (-62,8%) è quella del trasporto aereo (Ateco 51). Le uniche eccezioni riguardano le attività che hanno svolto un ruolo di contrasto alla crisi pandemica, quali i servizi sanitari (Ateco 86, +21,2%), l’amministrazione pubblica (Ateco O, +9,9%) e la ricerca scientifica (Ateco 72, +4,4%). Nel settore dell’industria (Ateco B-F), è soprattutto la contrazione del manifatturiero (Ateco C, -123mila terajoule, pari a -6,8%) a incidere sul calo complessivo dei consumi energetici (-189mila terajoule, -6,2%), anche se in termini percentuali la riduzione più pronunciata interessa l’industria estrattiva (Ateco B -8,2%).