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Maternità e lavoro: in Italia 6 milioni di donne equilibriste tra precariato e impegni familiari

di MARIANNA GRAZI -
6 maggio 2022
Alessandra_Francesco Alesi per Save the Children

Alessandra_Francesco Alesi per Save the Children

Maternità e precarietà: fanno rima e fanno anche il paio nella situazione femminile in Italia oggi. Le donne nel Nostro Paese, infatti, scelgono di diventare madri sempre più tardi (l’età media al parto raggiunge i 32,4 anni, Istat), facendo meno figli (1,25 il numero medio per ognuna, DemoIstat) e il diventare mamme condiziona pesantemente il loro percorso lavorativo, portandole a doversi destreggiare – nel migliore dei casi – tra impieghi precari e impegni familiari. Tanto che il 42,6% delle mamme tra i 25 e i 54 anni non è occupata e il 39,2% con 2 o più figli minori è in contratto part-time (Istat). Essere mamma, ancora oggi, vuol dire dunque essere costretta a scegliere tra lavoro e famiglia.

Il video del rapporto di Save The Children

È una panoramica impietosa quella che emerge, a pochi giorni dalla Festa della Mamma, nel rapporto “Le Equilibriste. La maternità in Italia 2022” realizzato da Save The Children, che per il settimo anno consecutivo diffonde i dati sul rapporto che esiste in Italia tra lavoro e maternità. Lo studio include anche l’Indice delle Madri, elaborato dall’Istat per l'Organizzazione per identificare le Regioni in cui la condizione delle madri è peggiore o migliore, sulla base di 11 indicatori rispetto a tre diverse dimensioni: la cura, il lavoro ed i servizi. Inoltre, anche quest’anno, l’indice evidenzia i principali mutamenti che hanno interessato la condizione delle madri nei diversi territori. Se i tassi di natalità sono ai minimi storici (meno di 400mila nati nel 2021, in diminuzione dell’1,3% sul 2020 e di quasi il 31% rispetto al 2008), le difficoltà nello 'stare in equilibrio' tra casa e ufficio sono tante, troppe. E due anni di pandemia non hanno fatto altro che aggravare un quadro critico in cui il supporto istituzionale latita mentre il carico di cura si fa sempre più pesante sulle spalle di circa 6 milioni di madri.
Mamma Cristina_Save the Children

Mamma Cristina coi suoi due bambini. Il 42,6% delle donne – tra 25 e 54 anni – con figli non ha un lavoro (Save the Children)

Il gap del lavoro

Nel primo semestre del 2021, ad esempio, tra i contratti attivati per poco più di 1,3 milioni di donne, la maggior parte (38,1%) è a tempo determinato, seguiti poi dal lavoro stagionale (17,7%), la somministrazione (15,3%) e, solo per ultimo, l’indeterminato (14,5%). Per contro, degli oltre 2 milioni di contratti attivati per gli uomini, quasi la metà (il 44,4%) è a tempo determinato, subito seguito dall’indeterminato (il 18%). La sintesi perfetta della condizione lavorativa femminile nel nostro Paese può essere riassunta in questa semplice frase: “Le ultime ad entrare, le prime ad uscire”, come sottolineato dal CNEL. Nel solo 2020 erano state più di 30mila le madri a rassegnare le dimissioni, spesso per motivi familiari anche perché non supportate da servizi sul territorio, carenti o troppo costosi, come gli asili nido (nell’anno educativo 2019-2020 solo il 14,7% del totale dei bambini 0-2 anni ha avuto accesso al servizio finanziato dai Comuni). Nel 2021 il 42,6% delle donne con figli nella fascia d'età 25-54 risulta non occupata, con uno divario rispetto agli uomini di più di 30 punti percentuali. Il dato, com'era prevedibile, cambia poi a seconda delle aree del Paese, arrivando a sfiorare il picco del 62,6% nel Mezzogiorno, attestandosi al 35,8% al Centro e a un 29,8% al Nord. Mentre il tasso di occupazione dei padri tende a crescere all'aumentare del numero di figli minorenni presenti nel nucleo, quello delle madri tende a diminuire.
Mamma Ilaria_Save the Children

A pesare soprattutto sulle spalle delle donne è il carico di cura familiare, difficilmente conciliabile con il lavoro (Save The Children)

Anche i dati sulle convalide delle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri di bambini/e di 0-3 parlano chiaro: su 42.377 casi nel 2020, il 77,4% riguarda donne. Le lavoratrici madri rappresentano il 77,2% (30.911) del complesso delle dimissioni volontarie, a fronte delle 9.110 dei padri. Sul totale delle motivazioni indicate nelle convalide, quella più frequentemente segnalata continua ad essere la difficoltà di conciliazione della vita professionale con le esigenze di cura dei figli. “La crisi da Covid-19 è stata un acceleratore di disuguaglianze sociali, economiche, educative. In Italia le donne, e le mamme in particolare, hanno pagato un prezzo altissimo. La recessione conseguente alla pandemia è stata giustamente definita una “shecession”, i dati ci dimostrano che è ancor di più una “momcession”. Anche la ripresa dell’occupazione del 2021 è connotata in larga parte dalla precarietà delle donne e delle mamme nel mondo del lavoro. Servono misure efficaci, organiche e ben mirate che consentano di bilanciare le esigenze dell’essere madri e quelle dell’accesso e della permanenza nel mondo del lavoro” ha commentato Antonella Inverno, Responsabile Politiche per l’infanzia di Save the Children.