In 1 azienda su 3 ancora nessuna iniziativa di inclusione: è solo uno dei tanti dati allarmanti della situazione in Italia.
Per invertire questa tendenza allora, l'azienda The Adecco Group Italia ha presentato "Diversity, Equity & Inclusion", creare valore per il mondo del lavoro e per la società", la ricerca che indaga la percezione dei candidati e l’impegno delle aziende verso l’accoglienza.
I dati allarmanti sulle attività di Diversity, Equity & Inclusion
Un italiano su 5 ritiene che le attività di Diversity, Equity & Inclusion abbiano un impatto negativo sull'azienda. Nel dettaglio, tra coloro che sostengono questa posizione, il 45% afferma che queste attività compromettono il clima aziendale, il 34% che complicano i processi in azienda e il 21% che comportano una dispersione di risorse finanziarie.
Poco più della metà delle imprese si dichiara impegnato nella DE&I, mentre 1 su 3 afferma di non avere alcuna iniziativa in merito. Il 59% non prevede alcuna strategia per implementare queste iniziative e il 57% non ha un budget dedicato.
Nonostante questi dati allarmanti si registra un impegno crescente di aziende e istituzioni verso i temi della Diversity, Equity & Inclusion, anche alla luce di quanto promosso dall'Agenda Onu 2030.
Dalle dichiarazioni delle società si evince che puntare in questa direzione non sia solo un dovere etico, ma anche una questione di competitività: il 94% delle imprese che mettono in campo iniziative di DE&I afferma infatti che queste apportano benefici a livello di innovazione, attraction, retention e reddittività.
Dietro queste percezioni negative, citate in precedenza, si celerebbe un evidente gap culturale, dettato da una scarsa consapevolezza, informazione e formazione dei cittadini sull'importanza di questa rilevante tematica.
Non solo il 42% degli italiani non conosce il significato dell’espressione "Diversity, Equity & Inclusion", ma il 77% afferma di non avere ricevuto alcuna formazione in azienda rispetto a questo tema, mentre il 67% non viene informato circa le attività di DE&I intraprese dal datore di lavoro.
Una sfida culturale che è necessario affrontare proprio per sfruttare appieno il potenziale che un maggiore coinvolgimento in attività di DE&I da parte di aziende, istituzioni e cittadini può comportare sul tessuto economico nazionale e sull'intero sistema Paese.
L'impatto economico della ricerca
Ed è proprio l'impatto economico il protagonista della ricerca. Analizzando i dati dello studio, infatti, emerge che per il 35% delle aziende la DE&I ha un impatto positivo sulla talent retention. Per il 27% comporta un miglioramento dei processi decisionali e dell'innovazione attraverso lo scambio di idee, punti di vista ed esperienze e per il 13% genera migliori risultati finanziari e di reddittività.
Ma non solo: secondo il 25% delle imprese, la DE&I favorisce l’attrazione dei talenti da parte delle aziende e per 1 italiano su 2, rappresenta difatti un fattore determinante nella scelta dell'azienda per cui lavorare.
I fronti che necessitano di un intervento
Nonostante si registri, dunque, una crescente attenzione verso la DE&I, emergono diversi fronti su cui è necessario intervenire.
Non soltanto il 30% delle aziende non organizza alcuna attività, ma tra quelle che affermano di impegnarsi, il 59% non prevede in realtà alcuna strategia specifica, per implementare e intensificare le iniziative in essere, e il 57% non ha stanziato un budget dedicato.
Di queste, la maggioranza è rappresentata dalle piccole imprese che solo nel 17% dei casi hanno definito un piano di azione e nel 7% prevedono un budget dedicato.
E non poteva mancare il commento di Monica Magri, HR & Organization Director di The Adecco Group Italia: "La Diversity, Equity & Inclusion è un tema che a livello governativo e tra le politiche aziendali è sempre più centrale; anche a livello di opinione pubblica, aumenta la consapevolezza rispetto alle reali potenzialità della DE&I a favore dell’intero Sistema Paese".
"Tuttavia, rimangono importanti passi da fare per potenziare quelle competenze e risorse che consentano alle imprese di mettere a terra strategie per favorire la diversità, l'equità e l'inclusione e investire in modi più strategici su informazione e formazione dei collaboratori e le comunità in cui operano" prosegue
"Alla luce di ciò, è fondamentale che venga avviata una collaborazione sinergica tra istituzioni, cittadini e aziende, per sviluppare consapevolezza sul tema e contribuire a un cambiamento culturale, affinché la DE&I diventi un elemento sempre più fondante delle strategie aziendali e sociali" dice Magri.
L’obiettivo inclusivo della società
Ma Adecco non si ferma qui. La società, che da sempre sviluppa e valorizza il capitale umano, si è infatti posta l'obiettivo di aiutare almeno 50.000 rifugiati a trovare un lavoro che valorizzi le loro attitudini entro il 2025 a livello globale. Di questi l'azienda stima di aiutarne circa 8.000 solo in Italia.
Almeno 10.000 persone beneficeranno di programmi di aggiornamento progettati per migliorare il livello di occupabilità, comprese opportunità di formazione linguistica e professionale.
Questo annuncio conferma l'impegno dell'azienda nel creare opportunità significative per chi ne ha bisogno. Nel 2020, Adecco ha aderito alla Tent Partnership for Refugees, una coalizione di oltre 170 aziende che sostengono i rifugiati.
In aggiunta a questo, nel 2022, la società ha assistito oltre 15.000 rifugiati in Europa nella ricerca di un'occupazione, aiutandoli a recuperare l'indipendenza e ad inserirsi nelle loro nuove comunità.
Inoltre, ha lanciato anche adeccojobsforukraine.com in risposta al conflitto in Ucraina, mettendo in contatto oltre 10.000 rifugiati ucraini con opportunità di lavoro.
La promozione della diversità e dell'uguaglianza sul lavoro
Qual è quindi in definitiva l'ambizione di Adecco? La risposta è semplice: lavorare sull'occupabilità delle popolazioni svantaggiate, promuovendo la diversità e l'uguaglianza negli ambienti di lavoro.
Oltre a sostenere i rifugiati, l'azienda mira a facilitare l'occupazione delle persone con disabilità, a sostenere i giovani svantaggiati nella ricerca di un lavoro che valorizzi le loro attitudini e ad affrontare le sfide dei disoccupati di lunga durata.
In un'epoca di carenza di competenze che le aziende di tutto il mondo si trovano ad affrontare, avere la capacità di abbracciare l'inclusione accedendo a bacini di talenti non sfruttati è fondamentale.
Negli ultimi dieci anni, la società ha collaborato con organizzazioni come l'Ilo, l'Unhcr e la piattaforma Equal@Work della Rete europea contro il razzismo per facilitare le opportunità di lavoro per le persone svantaggiate.