“Può esistere un’intelligenza artificiale d’autore?”: il regista Ivan Cotroneo verso il Festival di Luce!

Conosciamo gli ospiti della quarta edizione che si terrà a Palazzo Vecchio, a Firenze, e iniziamo dal comitato scientifico

di GIOVANNI BOGANI -
3 ottobre 2024
Ivan Cotroneo

Ivan Cotroneo, scrittore e regista nonché membro del comitato scientifico di Luce!

Torna il Festival di Luce!. Il magazine online del gruppo Monrif dedicato alla diversità e all’inclusione festeggia il quarto compleanno insieme alla sua community con una giornata di talk, dibattiti e molto altro, sul tema dell’intelligenza artificiale. L’appuntamento è il 19 ottobre a Palazzo Vecchio, Firenze, con tanti ospiti, protagonisti del mondo della musica, dell’editoria, della comunicazione della politica e della cultura. Tra questi non possono mancare i membri del comitato scientifico di Luce!. Iniziamo a conocere i protagonisti della giornata e partiamo proprio dal comitato, da Ivan Cotroneo.

"E’ importante la festa di Luce!, anche per noi del comitato scientifico. È importante per parlarsi guardandoci negli occhi, dopo le tante riunioni Zoom. Ed è importante per fare il punto sui problemi dell’inclusione, che sono quelli che ci interessano”.

Ivan Cotroneo, sceneggiatore, scrittore, regista – è sua la serie Netflix "La vita che volevi”, che vede protagonista per la prima volta una donna transgender, e che ha riscosso grande successo in tutto il mondo – parla della prossima festa di Luce!, e delle tematiche legate alla inclusività.

LUCE FIRENZE PALAZZO VECCHIO SALONE DEI 500 FESTA DI LUCE
GERMOGLI PH: 26 NOVEMBRE 2022 LUCE FIRENZE PALAZZO VECCHIO SALONE DEI 500 FESTA DI LUCE NELLA FOTO IVAN COTRONEO

Che anno è stato, questo, riguardo alla crescita della coscienza inclusiva nella società italiana?

"E’ stato un anno di grande evoluzione, ma anche di grande resistenza. Abbiamo assistito a limitazioni dei diritti civili, e a una crisi economica che limita ancora più la vita delle persone. Ma la società diviene sempre più sfaccettata, e le rappresentazioni al cinema e alla tv tengono conto di queste sfaccettature, delle molte diversità”.

La crisi economica, come sempre, colpisce soprattutto i deboli.

"Sì e il nostro è un paese che si polarizza sempre più attorno a una élite molto ricca, e ad una fascia sempre più grande di persone che sfiorano la soglia della povertà, o vivono al di sotto di essa. Parlo anche di piccoli imprenditori, e di giovani che non trovano lavoro”.

Inclusività è anche prendere coscienza dei problemi economici degli altri.

"Esattamente. Mai come oggi è importante non attaccarsi al proprio ristretto orticello, e prendere consapevolezza dei problemi anche degli altri”.

Parliamo di intelligenza artificiale, il focus di questa edizione della festa di Luce!...

"Mi interessa molto partecipare a questo incontro, anche se proprio oggi riflettevo sui due film italiani che sono in cima in questo momento alla classifica del box office”.

"Vermiglio” di Maura Delpero e “Il tempo che ci vuole” di Francesca Comencini…

"Esatto. E pensavo: evviva, ci sono due film diretti da due donne, due film personali, intimi, coraggiosi, innovativi, sinceri. E poi ho pensato: l’intelligenza artificiale non potrà mai raccontare qualcosa di simile. Qualcosa di così irripetibile come queste due opere. La domanda che porterò a Firenze è: può esistere un’intelligenza artificiale d’autore? Le emozioni che ti può portare lo sguardo di un autore credo che per adesso l’IA non possa crearlo”.

In che cosa può essere importante?

"Credo possa essere utile riguardo alla lingua, alla inclusività della lingua. Come ‘dizionario’ che ci faccia da correttore per tutte le volte in cui il nostro linguaggio non è inclusivo”.

Vittoria Schisano e Ivan Cotroneo
Vittoria Schisano e Ivan Cotroneo

Il concetto di rappresentazione, lei sottolinea spesso, è molto importante. Con "La vita che volevi” ha rappresentato una realtà che non aveva rappresentazioni in tv. Non così, in una serialità popolare...

“E’ vero, ma per fortuna non è un caso isolato. Credo che gli autori cinematografici e televisivi stiano raccontando una realtà che di per sé si è fatta più sfaccettata, e che riescano a farlo con strumenti sempre più precisi. Io ho cercato di raccontare un personaggio che non aveva ancora trovato posto nelle rappresentazioni, ma che esisteva nella società. E ho cercato di farlo usando un linguaggio ‘pop’, rivolgendomi soprattutto a persone che non avevano incontrato una Gloria nella loro vita”.

Che cosa direbbe a chi invoca i "bei” tempi andati, quando tutto sembrava più semplice, gender, sessi, identità?

“Che la vita è così bella da vivere proprio perché è complessa. Ridurre tutto a bianco/nero ci fa perdere la cosa più bella, la complessità. Le semplificazioni sono rassicuranti come le favole della buona notte, ma dopo c’è solo il sonno. La complessità richiede fatica, per essere accolta, per superare i tabù. Ma è uno sforzo che ripaga”.