Valentina Petrillo corre nel futuro: “L’IA può essere inclusiva”

La velocista paralimpica, ospite al Festival il 19 ottobre a Palazzo Vecchio, racconta l’esperienza ai Giochi di Parigi 2024. L’ottimismo sulle nuove tecnologie e l’importanza del linguaggio inclusivo

di CORTANZA CHIRDO
12 ottobre 2024
Valentina Petrillo sarà ospite al Festival di Luce! il 19 ottobre a Palazzo Vecchio

Valentina Petrillo sarà ospite al Festival di Luce! il 19 ottobre a Palazzo Vecchio

Firenze, 12 ottobre 2024 – “Dopo Parigi ho ricevuto molti messaggi. Mi rendo conto di quante persone soffrano per il solo fatto di essere in una situazione come la mia. Io sono stata coraggiosa, anche se non mi sento coraggiosa: ho solo preso l’unica strada possibile per poter essere felice”. Si è sentito molto parlare di Valentina Petrillo, atleta paralimpica che quest’anno ha partecipato, per la prima volta a 50 anni, alle Paralimpiadi di Parigi e che sabato 19 sarà in Palazzo Vecchio ospite del Festival di Luce! Diagnosticata con la sindrome di Stargardt a 14 anni, che la rende gravemente ipovedente, Petrillo non ha mai abbandonato la passione per l’atletica. È la prima atleta transgender ad aver partecipato alle Paralimpiadi.

Com’è stata l’esperienza alle Paralimpiadi?

“Bellissima. Era il sogno che avevo sin dall’età di 7 anni, quando mi sono innamorata dell’atletica leggera vedendo Pietro Mennea vincere le Olimpiadi. Anche io volevo vestire quella maglia e vincere le mie olimpiadi, ma come donna. Come maschio non volevo espormi: era un po’ come correre con il freno a mano. Quindi arrivare a 50 anni e realizzare questo sogno vuol dire tante cose. La mia corsa ha dei valori che vanno oltre quelli sportivi – è un messaggio importante e forte per tutta la comunità lgbtqia+, ma non solo”.

Durante i Giochi ci sono state polemiche sull’identità di alcune atlete nelle gare femminili. Cosa ne pensa? Come affronta le critiche di solito?

“Penso che quando c’è una novità è sempre difficile digerirla e accoglierla. Ci mancano tante informazioni sull’argomento, viviamo in una situazione molto stereotipata, dove la mia figura di persona transgender che gareggia con le donne, fa scalpore. Mi carico addosso questo fardello, e sono consapevole di questo – del fatto che non essendoci la giusta informazione su questi argomenti si fa fatica ad accettarli. Gli attacchi e gli insulti mi lasciano tanto amaro, perché vorrei che si parlasse di me per lo sport. Ho imparato a reagire grazie anche all’aiuto del mio mental coach”.

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Italy's Valentina Petrillo competes in the women’s 400m T12 athletic event during the Paris 2024 Paralympic Games at the Stade de France in Saint-Denis, north of Paris, on September 2, 2024. The first openly transgender athlete in Paralympics history, Italian sprinter Valentina Petrillo, competed in the Paris Games on August 2, 2024. Petrillo, 50, finished second in her heat of the T12 400 metres, a category for visually impaired athletes, in a time of 58.35 sec. and qualified for the semi-finals. (Photo by Dimitar DILKOFF / AFP)

Parliamo di intelligenza artificiale. Cosa ne pensa del suo crescente impiego?

“Non bisogna aver paura dell’IA, ma usare alcuni accorgimenti. Per quanto riguarda le persone con disabilità, mi viene in mente la computer vision, per cui vengono descritte alle persone cieche o ipovedenti i volti o l’ambiente esterno, per farglieli riconoscere. Quindi la vedo come una cosa positiva. L’unico problema, per me, è la possibile interpretazione da parte dell’IA del pensiero umano, perché rischia di appiattirlo, mentre ognuno di noi è unico e irripetibile”.

I sistemi di riconoscimento facciale IA non sembrano essere in grado di riconoscere le identità trans e non binarie...

“Non ne ero al corrente, ma posso immaginare che sia così. Rientriamo in quei casi di unicità di ognuno di noi”.

Quanto ritiene importante l’utilizzo di un linguaggio più inclusivo?

“Credo tantissimo nella comunicazione inclusiva. Ad esempio, per la stampa ci sono alcuni accorgimenti, come sul deadname: il nome che avevo prima della transizione è un qualcosa che non bisogna utilizzare, o al limite deve essere una mia scelta. È importante trattare le questioni con la giusta sensibilità”.