In occasione della Giornata internazionale dei rom sinti e camminanti (8 aprile), il collettivo di produzione artistica AtelierSì parte dal libro di Leonardo Piasere per costruire uno spazio di ascolto e presa di parola con il progetto Lettura al cosmo, che vede la partecipazione proprio dell’autore e antropologo, della studiosa Eva Rizzin e di numerose altre persone rom e sinti che sono intervenuti durante il ciclo laboratoriale condividendo il proprio percorso con le persone partecipanti.
Lettura al cosmo
L’evento pubblico si svolge il 7 aprile 2024 nella microarea sinti di via Django Reinhardt a Modena, che dalle ore 14.30 apre le porte al pubblico per prendere parte alla lettura in ensemble de “I rom d’Europa”, un libro capace di mettere a fuoco un insieme di interrogativi attraversando la storia delle relazioni tra rom, sinti e gagé (ovvero, i non rom). La lettura durerà fino al tramonto, il pubblico potrà entrare e uscire in qualsiasi momento, muoversi liberamente nello spazio, riposarsi nell’ascolto, fermarsi secondo il proprio piacere.
In occasione del debutto abbiamo fatto alcune domande a Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi, che hanno curato il progetto, e a Ervin Bajrami, attivista rom e Lgbtqia+.
Come mai questo progetto di arte e letteratura Che va così in contrasto con l’immagine stereotipata che abbiamo dei Rom? Come è nato?
(F.M. e A.M.S.) “Il progetto nasce da una vicinanza con rom e sinti nata più di quindici anni fa, quando ci siamo trovati a vivere e fare ricerca artistica per molto tempo a Šuto Orizari, nella Macedonia del Nord, una comunità molto particolare in cui i rom – essendo la maggioranza - sono nelle condizioni di autogovernarsi. Da quel momento abbiamo condotto un percorso parallelo alle altre attività di creazione e direzione artistica insieme a tante compagne e compagni rom e sinti dai quali abbiamo imparato quanto siano ancora gravi le condizioni di vita delle persone delle comunità e di quanto pesino le immagini stereotipate che alimentano le distanze, le paure e tutto l'apparato concettuale ed emotivo su cui si basa l'antiziganismo.
Su questo apparato si fonda la presupposizione di una distanza culturale incolmabile che impedirebbe il dialogo e la reciproca conoscenza. Una distanza presupposta su cui si basa l’atteggiamento assistenziale, confinatorio e securitario che troppe volte informa le azioni nei confronti di rom e sinti. Noi abbiamo conosciuto il dialogo, l'accoglienza, l'apertura e su questa esperienza reale si basa il nostro impegno, che da anni preferiamo praticare con i mezzi del nostro fare artistico, inventando e condividendo spettacoli, libri e azioni che possano mettere in scacco gli schemi del pregiudizio.
Abbiamo incontrato il libro I rom d’Europa, una storia moderna (Laterza) prima della nostra partenza per Šuto Orizari e quello che abbiamo amato del libro di Leonardo Piasere è la dignità storica che viene restituita alle persone rom e sinte, il suo collocarli come figure attive della storia dell’Europa, capaci di esserne forza costituente e di indicarne le contraddizioni. Dopo sette mesi di incontri di lettura en ensemble nei teatri, nelle biblioteche, nelle scuole e nei centri culturali il 7 aprile gli abitanti dell'area di Via Django Reinhardt di Modena ci accolgono per condividere questa esperienza e noi siamo molto grati, sia a loro che alle decine di persone che partecipano attivamente, con continuità, fiducia e curiosità a questo percorso di presenza intorno ai pensieri, ai corpi e alle parole”.
L’8 Aprile è la giornata internazionale del popolo Rom e Sinti: in che condizioni ci arriviamo? Qual è il grado di discriminazione ed esclusione che vivono oggi rom e sinti?
(E.B.) “L’8 Aprile nasce dall’esigenza degli attivisti dell’epoca di contrastare l’antiziganismo ancora presente nonostante la fine della Seconda guerra mondiale, che non ha mai riconosciuto l’internamento nei campi di rom e sinti. L’8 Aprile 1971 si tiene il primo congresso internazionale di rom e sinti a Londra dove si sceglierà la bandiera, l’inno e nascerà la Romanì Union, riconosciuta dall’Onu solo nel 1979.
Ad oggi l’antiziganismo in Italia vede l’80% della popolazione che prova odio o fastidio nei confronti di rom e sinti dato che la propaganda è soprattutto istituzionale, così come la nascita dei campi è istituzionale. Ad oggi ci troviamo con campi presenti da decenni dove ci sono persone completamente emarginate dalla società, dove lo status giuridico a volte è inesistente in quanto siamo alla terza generazione senza documenti, alla quale non è stato riconosciuto, dopo l’arrivo dai Balcani, né lo status di apolide né qualsiasi altro status giuridico appunto. Non avendo uno status non hanno diritto alla carta d’identità e alla residenza.
Per chi invece la residenza l’ha ottenuta diventa difficile trovare lavoro, in quanto la residenza riporta al campo e chi deve assumere, inondato dalla propaganda, soprattutto istituzionale, da stereotipi e pregiudizi, saputa l’etnia, preferisce non assumere. Spesso i servizi non arrivano nei campi e se arrivano tengono conto di quanto le amministrazioni locali pensano sia utile per il campo senza mai dialogare con gli abitanti e i loro bisogni.
Dalla crescente crisi, soprattutto dell’abitare dovuta all’elevazione dei costi, ai tempi lunghi per l’attesa della casa popolare, alla modalità di assegnazione che spesso non permette l’accesso in quanto non si hanno documenti e residenza diventa complesso riuscire a trovare una via d’uscita e, di conseguenza, si occupano le case, si entra nel giro della criminalità organizzata oppure si sopravvive compiendo azioni illegali come furti ad esempio.
Ma è bene ricordare che questo avviene per il 3% della popolazione Rom e Sinta presente sul territorio italiano, il restante 97% è perfettamente integrato nonché è parte della società stessa alla quale contribuisce in modo significativo”.
Cè un evidente ricambio generazionale nell’associazionismo Rom, questo vuol dire che i giovani sono più consapevoli dei propri diritti e più determinati a perseguirli?
(E.B.) "Sicuramente con l’avvento dei social creare rete ed essere informati è diventato molto più rapido e semplice. Questo ha contribuito parecchio alla divulgazione della lotta di rappresentanza, alla quale rom e sinti ambiscono, e al riconoscimento a livello europeo come minoranza specifica, con una cultura e una lingua tramandata da millenni, ancora viva, e tradizioni specifiche, in quanto i rom e sinti parlano tutte le lingue del mondo e professano tutte le religioni del mondo.
Per quanto riguarda i giovani nello specifico, sono più propensi all’attivismo e alla partecipazione dovute ad orgoglio e voglia di rivincita o semplicemente parificazione di diritti. Queste lotte nascono e si compiono anche in seguito ad ingiustizie subite e protrattesi nel tempo ma non vi è una causa o una motivazione specifica se non quella di essere il popolo più discriminato a livello europeo ed essere la più grande minoranza".
L’altra faccia dell’integrazione è l’omologazione, è un pericolo che vedete come concreto?
(E.B.) “Sicuramente ‘ambizione del popolo rom e sinti è quella di veder riconosciute le proprie specificità tradizionali, culturali, linguistiche e storiche. L’omologazione in qualsiasi ambito non permette lo sviluppo individuale né tantomeno della collettività e ci sono vari esempi di percorsi sbagliati che hanno fortemente voluto l’omologazione, il più recente è proprio quello nazi-fascista che ha sterminato milioni di persone considerate “diverse” e non in grado di omologarsi alla società e parliamo di rom e sinti, omosessuali e disabili che non potevano omologarsi al resto della società in quanto sia dal punto di vista fisico, culturale e sociale era diverso e non apparteneva a i canoni imposti e quindi andavano eliminati. L’interazione è il percorso migliore, riconoscendo le specificità di alcuni ma contribuendo nell’insieme come grane comunità a percorsi comuni di diversa natura, questo concetto è sia individuale che collettivo in quanto le differenze arricchiscono, permettono il rafforzamento della democrazia e aiutano ad avere punti di vista differenti su diversi aspetti”.
Che valore ha la rappresentazione artistica nella cultura rom e sinta e com’ è cambiata nel corso del tempo?
(E.B.) “Il valore artistico del popolo rom e sinti è inestimabile che vede nel percorso storico susseguirsi artisti come Elvis Presley, Charlie Chaplin, Rita Hayworth, Esma Redzepova, Reinhardt Jean-Baptiste e ad oggi l’arte e la musica sono il fulcro più importante e più presente nelle nostre comunità che spesso non sfocia in qualcosa di importante o non viene riconosciuta o addirittura viene utilizzata e fatta passare come arte di diversa provenienza” .