Banca della parrucca: cos'è, chi aiuta e come donare i propri capelli

Ritrovare la propria bellezza aiuta, anche in caso di tumore. È questo l’obiettivo della rete di solidarietà attraverso la quale le pazienti oncologiche possono superare il trauma dell'alopecia da chemioterapia

di DOMENICO GUARINO -
25 aprile 2023
Solidarietà seminascoste: immagine dal sito Bancadeicapelli.it

Solidarietà seminascoste: immagine dal sito Bancadeicapelli.it

Banca della parrucca, solidarietà seminascoste: ma dove donare i propri capelli per i malati oncologici sottoposti a chemioterapia? Provate a chiedere a qualunque persona che abbia a che fare con un percorso oncologico, in particolare alle donne, qual è il momento più doloroso. Certo, quello della diagnosi, certo la necessità di intraprendere un percorso terapeutico non banale. Ma l’esperienza più traumatizzante è quasi sempre quella della perdita dei capelli e dell’improvviso cambiamento della propria immagine. Che non è un fatto meramente estetico, ma ha a che fare con una cosa ben diversa e profonda: la percezione della propria stessa identità. Oggi per fortuna, questo shock può essere attutito ricevendo in comodato d’uso una parrucca con il solo vincolo di restituirla al termine dell’utilizzo.

La Banca della parrucca

Parliamo di, una vera e propria catena di solidarietà attraverso la quale le parrucche, donate da chi non ne ha più bisogno, vengono messe gratuitamente a disposizione di altre che per motivi economici non possono permettersele. Gli interventi pubblici per l’acquisto in caso di trattamenti antitumorali (come di alopecia) non sono infatti disciplinati in modo uniforme da una normativa nazionale e le disposizioni regionali sono diversificate e coprono il bisogno a macchia di leopardo.

Stanziamenti regionali

Solo 16 regioni stanziano fondi a parziale o totale contributo per questa finalità: Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Trentino Alto-Adige, Umbria, Veneto, con un’evidente disparità tra Nord e Sud del paese aggravata dalla eterogeneità dei criteri applicati per il rimborso che varia da regione a regione. Ecco che le catene di solidarietà attivate dalle strutture in questione diventano un elemento che fa la differenza.
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Solidarietà seminascoste: la ’Banca della parrucca’, dove donare i propri capelli per i malati oncologici sottoposti a chemioterapia

Soprattutto nei contesti in cui le politiche pubbliche sono carenti o del tutto assenti. E la cosa ulteriormente straordinaria è che spesso le parrucche sono donate dalle donne alla fine del loro percorso di cura in una sorta di “catena di solidarietà” che le unisce idealmente ad altre donne che stanno iniziando il loro stesso percorso. In Italia esistono già diverse le realtà che supportano le persone che stanno affrontando la chemioterapia. Per i pazienti in day hospital, al Campus Biomedico di Roma, c’è la banca della parrucca dell’Associazione Amici dell’Università Campus Bio-Medico di Roma Onlus promossa in collaborazione con l’associazione Atri Onlus e la Fondazione Prometeus. Da un anno, al secondo piano del day hospital medico del policlinico universitario, c’è un angolo dedicato con parrucche e toiletta, e ogni mercoledì dalle ore 13.30 alle 15.30 al centro di Senologia dell’Ospedale San Giovanni-Addolorata – Presidio Santa Maria – corpo O – Via San Giovanni in Laterano, 149 a Roma, ci sono incontri gratuiti di consulenza per aiutare le donne sia nella scelta della parrucca che a ritrovare la propria immagine e un po’ di fiducia. A Genova, esiste questo servizio attivato dalla Lilt, attivato grazie alle donne che in questi anni, dopo aver combattuto la propria battaglia, hanno deciso di mettere a disposizione la propria "chioma sostitutiva", esorcizzando così un oggetto simbolo della malattia, ma anche valorizzandolo, in modo che possa essere di aiuto a chi sta ancora combattendo. In Calabria un’iniziativa analoga è sostenuta dall’associazione ‘la Danza della Vita’. Anche in centri minori esistono progetti specifici: ad Acquaviva delle fonti ad esempio, in provincia di Bari, dove opera la Banca dei Capelli. A Pogliano Milanese, in provincia di Milano, il progetto è curato dall’associazione Tclar Esteticamente Benessere.

Ma come si può diventare donatori?

Molto semplice, per entrare nella schiera della donatrici basta osservare alcune piccole attenzioni, soprattutto durante la loro raccolta: la chioma deve avere una lunghezza minima di 40 centimetri (25 centimetri se bianca o brizzolata); per poterne garantire l'utilizzo i capelli ricci o mossi vanno misurati al naturale senza lisciarli; i capelli possono essere di qualsiasi tipo (fini, spessi, tinti, mesciati, con schiariture, eccetera).
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La ’Banca della parrucca’, dove donare i propri capelli per i malati oncologici sottoposti a chemioterapia (immagine tratta dal profilo Fb Associazione Cuore di Donna)

Ma è importante che non siano mai stati trattati con henné (in questo caso occorre attendere la totale ricrescita dei capelli per poterli donare) mai mischiarli con quelli di un’altra donatrice consegnarli che siano ben puliti, asciugati e ben legati alle estremità con degli elastici. E’ importantissimo asciugare bene i capelli prima di spedirli in quanto tendono ad intrecciarsi, indurirsi, rovinarsi e ammuffirsi. Le chiome potranno essere tagliate dal proprio parrucchiere di fiducia che potrà procedere dividendo in 6 settori la testa riunendo così i capelli in piccole code per lunghezza che andranno tagliate appena sopra l’elastico. A questo punto è sufficiente chiuderli in una busta e consegnarli alle associazioni che fanno parte della rete delle Banche della parrucca.