A Francesco Cicconetti riconosciuto il cambio di identità di genere anche sul diploma di laurea

A sei anni dalla laurea l’Università di Urbino consegnerà domani, giornata simbolo, all’attivista trans e content creator il diploma con il nome corrispondente alla sua identità di genere. “E’ un modo per ricucire la ferita” ha detto il prorettore. L’occasione sarà la presentazione del libro di Francesco, “Scheletro femmina”

di MARIANNA GRAZI
16 maggio 2024
Francesco Cicconetti

Francesco Cicconetti

Notizia migliore, alla vigilia della giornata contro l’omolesbobitransfobia forse non poteva esserci: Francesco Cicconetti – ve lo ricordate, è stato spesso protagonista sul nostro canale, oltre che ospite del secondo compleanno di Luce! nel 2022 – vedra riconosciuto il cambio di identità di genere nel diploma di laurea. Ora quel foglio di carta tanto sudato, quel titolo, porta il nome d’elezione del 27enne riminese. “Un modo per ricucire una ferita aperta” dichiara a La Repubblica Giovanni Boccia Artieri, prorettore alla Didattica e alla Comunicazione dell’università di Urbino Carlo Bo dove Cicconetti si è laureato. Un piccolo ma significativo passo in avanti verso i diritti di migliaia di persone trans che ogni giorno combattono contro chi nega le loro esistenze in modi più o meno manifesti, volontari o inconsci – alla fine l’omotransfobia è insita nella nostra cultura, sta a noi riconoscerla ed estirparla –, cattivi o solo stupidi.

Il riconoscimento dopo sei anni

Dopo sei anni dalla discussione, dal giorno in cui è diventato Dottore in Lingue e Culture straniere, con la tesi su “Letteratura e pubblicità: la provocazione come strategia di marketing”, Francesco Cicconetti ora lo è a tutti gli effetti anche per l’università urbinate.

A destra Francesco Cicconetti nel 2018, anno della laurea. A sinistra una foto attuale
A destra Francesco Cicconetti nel 2018, anno della laurea. A sinistra una foto attuale

“Allora esistevano già le carriere alias, ma l’università non aveva ancora la sentenza che completava il suo processo di transizione avvallando la nuova identità. Così l’ateneo non ha potuto fare altro che creare un diploma di laurea che corrispondeva all’identità sul documento”, spiega ancora Artieri. Nel 2018, ben consapevole della sua reale identità di genere, il consulente aziendale specializzato nei temi del linguaggio e incisività, attivista trans e content creator, stava già compiendo il suo percorso di affermazione. Tanto che, nel corso di un esame, scrisse rivolto alla docente: “Lei mi troverà come Francesca ma all’appello le chiedo la cortesia di chiamarmi Francesco”. La transizione però non era compiuta al momento della discussione: da qui il nome al femminile nell’attestato.

La presentazione del libro e consegna del diploma

Ora però l’ateneo ha deciso di invitare Cicconetti, Francesco, per riconoscere pubblicamente il suo laureato trans e per consegnargli il certificato di laurea con il nome che corrisponde alla sua vera identità. Un gesto tutt’altro che simbolico, ma che ha un valore legale a tutti gli effetti e apre le porte a scelte simili in futuro da parte di altre università. “Adesso abbiamo lo strumento giuridico per cambiare il certificato e abbiamo deciso di farlo per restituire a Francesco Cicconetti ciò che lui è, la sua identità”, conclude il prorettore.

E proprio domani, giornata invece simbolica perché legata alla lotta all’omolesbobitransfobia e alla promozione delle diversità e dell’educazione al rispetto e all’affettività anche nei contesti scolastici – echi di Ddl Zan che ancora risuonano e spaventano chi siede nei banchi del potere – avverrà la consegna del diploma a Francesco Cicconetti.

Sarà il rettore in persona, Giorgio Calcagnini a presiedere questa importante cerimonia, all’università di Urbino, durante la presentazione del libro del 27enne “Scheletro femmina” (Mondadori), in cui ripercorre il coming out con i genitori e il suo percorso di costruzione della sua nuova e reale identità. E allora, nel complimentarci con il dottor Cicconetti e con l’illuminato ateneo, non possiamo che augurarci che questo sia solo il primo di una lunga serie di gesti come questo. Ad Maiora.