Lorenzo Calamai, il fisioterapista ipovedente che guarda oltre la disabilità con "impegno e passione"

Il 28enne pratese è un giovane e talentuoso professionista con un sogno nel cassetto. Così affronta il destino avverso che lo ha voluto penalizzare dalla nascita

di GUIDO GUERRERA -
8 dicembre 2022
fiosterapista cieco

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Lorenzo Calamai è un giovane di 28 anni, nato a Prato e tifoso sfegatato della Fiorentina. Il suo è un amore che sconfina nella passione, tanto da aver scelto l’inno della Viola come suoneria per il proprio cellulare. Circostanza tanto divertente quanto assai normale, per certi versi comune. Ma ad essere straordinaria è invece la storia personale di Lorenzo, quella di un ragazzo la cui vita è stata da sempre improntata sulla resilienza e su un’indomabile forza di volontà. Lui è una persona dai modi eleganti e di bell'aspetto: incredibile la somiglianza con il tenore Andrea Bocelli, resa ancora più netta per il fatto che il mondo riesce a vederlo solo attraverso un tenuissimo velo, anche se gli occhi dello spirito sono in grado di guardare molto, molto lontano.

Nonostante il drastico verdetto della scienza che lo vorrebbe totalmente cieco per assenza della pupilla, Lorenzo miracolosamente 'vede'. "È un fatto assolutamente inspiegabile" rivela la madre Lina, colei che gli sta costantemente accanto e non riesce a nascondere ammirazione per quel figlio dalla mente arguta e dall’eloquio coinvolgente e forbito, sempre avido di sapere, mai sazio di studiare e approfondire. Lorenzo è da tempo un valente professionista specializzato in fisioterapia tanto da essere diventato assai noto soprattutto tra gli atleti dilettanti e tra quelli che praticano sport a livello agonistico. Il suo sogno? Mettersi a disposizione della sua Fiorentina come esperto di medicina dello sport e poter stare così accanto agli amati beniamini del calcio, tanto da prendersi cura di ognuno di loro. Un desiderio che Babbo Natale, il quale tutto può solo se vuole, potrebbe, chissà, esaudire, portando un colorato raggio di luce nell’esistenza di questa persona così sensibile e speciale. Il decreto di un destino avverso lo ha voluto penalizzare dalla nascita, ma Lorenzo è un lottatore in grado di combattere ogni giorno la sua battaglia con determinazione e dotato anche di quella tre volte benedetta punta di ironia che non gli fa smarrire mai il sorriso sulle labbra.

Lorenzo alle prese con un suo paziente

Lorenzo, lei è la prova vivente che il coraggio e la passione sconfiggono ogni limite... "A mio avviso più della passione, che fa comunque da stimolo, occorre essere consapevoli di cosa si vuole veramente e allora i limiti diventano relativi e meno rilevanti. Sono convinto che si potrebbe parlare di coraggio tutte le volte che si è capaci di non farsi frenare dalle tante paure insite nel rischiare e nel mettersi in gioco. Non è possibile raggiungere grandi obiettivi evitando di esporsi, occorre piuttosto essere istintivi e portare fino in fondo ogni proponimento senza ripensamenti. Tuttavia credo che anche questo non basti perché non possiamo prescindere dalla 'componente fortuna', che svolge un ruolo determinante nelle vicende umane, ovviamente a patto di non demordere, né smettere mai di impegnarsi."

Cosa significa per un ipovedente costruire giorno dopo giorno le basi della propria vita? "Le basi della vita non si costruiscono da soli e questo vale per tutti gli ambiti esistenziali. Devi poter contare su qualcuno. La mia affezione si è presentata poco dopo la mia nascita, così non appena ho raggiunto l’età della ragione ho capito che per me c’era ben poco da fare. Però mi sono sforzato al massimo, ho creduto che lo spirito potesse vincere sulla materia e che impegnandomi con tutta la mia volontà avrei avuto ragione sul mio limite. E in qualche modo, senza sapere come e per ragioni scientificamente inspiegabili ce l’ho fatta: riesco a intravvedere qualcosa pur in modo molto approssimativo. Questo è stato sufficiente per nutrire e sviluppare quella passione nei confronti del corpo umano e della sua fisiologia che da sempre ha destato il mio interesse. Ho studiato molto, mi sono applicato e ho fatto tutto questo per essere vicino alla gente comune e ai suoi problemi, specialmente a quegli atleti che spesso sono alle prese con traumi e compromissioni articolari di vario genere".

Lorenzo Calamai con la madre

Quali difficoltà incontra a causa della sua condizione e in che modo le supera? "Le difficoltà si superano quando impari ad essere libero dal vincolo delle abitudini tipiche della routine quotidiana. Personalmente ritengo fosse uno svantaggio non avere la piena autonomia di spostamento non potendo guidare un’automobile. Tuttavia considero anche questo un 'non problema' per il semplice fatto che riesco a risolverlo senza farne drammi: non è certo una cosa simile a complicarmi la vita".

La sua è una patologia presente sin dalla nascita, eppure lei ha studiato e continua a farlo, come ci è riuscito ? "Esatto. Sono nato con questa patologia bilaterale. Nonostante ciò sono riuscito a fare della mia disabilità un punto di forza esercitandomi con caparbietà e imparando ogni cosa da zero, inventandomi un codice esistenziale e di apprendimento tutto mio. Ogni singola attività inserita in schemi normalmente naturali, in determinate, eccezionali, situazioni comporta obbligatoriamente il cambio totale della routine, cosa che è molto lenta da metabolizzare fino a renderla automatica. Per cominciare ho adottato le necessarie  modifiche a livello di metodo di studio: in questo modo a lungo andare sono riuscito a compiere il mio percorso tanto a livello scolastico quanto relativo alla mia formazione professionale. Ovviamente ho dovuto gestire una serie di condizioni piuttosto problematiche, ma alla fine ci sono riuscito".

Il suo è un lavoro che implica grande conoscenza dell’anatomia e comporta anche una certa empatia nel trattare le varie affezioni. Qual è il suo approccio professionale? "La mia attività va dal trattamento della semplice contrattura muscolare alle situazioni più gravi come fratture o lesioni dei legamenti degli arti inferiori, molto diffuse tra i calciatori. Va sottolineato come ultimamente la fisioterapia si sia molto affinata, mentre l'aspetto preventivo ha assunto un ruolo determinante che a mio giudizio è essenziale. Uno degli aspetti fondamentali è rappresentato dalla riabilitazione. Un insieme di tecniche terapeutiche che, se applicate e calibrate bene, portano alla risoluzione efficace di traumi e deficit di varia natura, sempre tenendo ben presente il quadro clinico e l’anamnesi del paziente".

"Sono nato con questa patologia bilaterale. Nonostante ciò sono riuscito a fare del mio handicap un punto di forza esercitandomi con caparbietà e imparando ogni cosa da zero, inventandomi un codice esistenziale e di apprendimento tutto mio", tutta la determinazione del 28enne

Ha mai notato pregiudizi da parte dei suoi pazienti a causa del suo stato? "No, mai. A mio parere, se mai si manifestassero, certi atteggiamenti metterebbero in luce evidenti carenze nella valutazione approfondita di una persona e dei suoi problemi. La superficialità è il limite cognitivo tipico di chi è abituato a giudicare dalle apparenze e non è mai sinonimo né di sensibilità e neppure di troppa intelligenza. Se si vuole averla vinta con la prevaricazione, con la violenza verbale è come per uno sportivo tentare di imporsi a tutti i costi non per i propri meriti ma usando sostanze dopanti. Vinci facile. Ma a che serve? E soprattutto: quanto vale?".

È stato, nella sua vita, oggetto di discriminazione? "Sono ricordi del passato, per fortuna. Allora ero piuttosto piccolo e non avevo la concezione di cosa fosse o s’intendesse per discriminazione. Così ho incassato senza reagire, forse ritenendo 'normali' certi attacchi. Da più grandicello ho imparato a rispondere alle battute senza accusare troppo il colpo per poi passare alla 'non considerazione' che reputo l’arma più bella e la più efficace quanto lo è il silenzio che suona come condanna".

Solo una grande spinta interiore può assicurare il successo da lei ottenuto. Si considera un ottimista per natura? "In realtà non credo di essere poi così ottimista. Cerco di interpretare al meglio la vita e faccio attenzione a non litigare troppo con essa, nonostante le delusioni e le immancabili sconfitte che spesso ti aspettano al varco. Èovvio che non sono un santo e troppe volte mi arrabbio contro le ingiustizie quotidiane,  soprattutto quando osservo le eccessive disuguaglianze e le cattiverie in questo nostro, stranissimo, mondo".

Quali sono i suoi hobby, i suoi interessi al di fuori del lavoro? "Seguo il tennis e un po' il mondo dei motori, ma adoro soprattutto il calcio italiano e straniero. Mi applico volentieri nel perfezionamento di inglese e spagnolo, leggo riviste scientifiche o sportive, ma anche libri, fumetti e amo ascoltare musica di ogni genere. Infine guardo film e serie tv sopratutto di azione e crime oppure altri di genere futuristico e autobiografico che mi attirano molto."

"L'arma più bella è la non considerazione", cosi' il fisioterapista sulla questione discriminazione

Lorenzo, lei è un giovane uomo di bell’aspetto. Le hanno mai fatto notare la sua somiglianza al tenore Bocelli? "Sinceramente non mi è mai capitato di essere paragonato prima di adesso al grande tenore, ma fa senza dubbio piacere somigliare a un artista di questo calibro, che nonostante la sua patologia ha saputo affrontare la sua complessa situazione arrivando ad affermarsi in modo eccelso nel mondo della lirica a livello mondiale".

Ci parli adesso del suo sogno più grande… quel sogno che vorrebbe si traducesse in realtà "Sono una persona che prima di coltivare sogni ha imparato a contare su se stesso e sulla necessità di svolgere al meglio una professione in cui gli aggiornamenti costanti sono d'obbligo, dato che si tratta di una materia in continua evoluzione. Io viaggio molto e mi capita spesso di partecipare a master di livello internazionale, per non parlare dei vari corsi di perfezionamento incentrati sul gioco del calcio. Vanto un master in fisioterapia sportiva e subito dopo la mia formazione di base ho, giovanissimo, ottenuto la tessera FIGC nei ruoli tecnici: quindi, che dire, il mio grande sogno sarebbe occuparmi della squadra che adoro. Da sempre la mia massima aspirazione è far parte dello staff medico della Fiorentina, un ambiente in cui potrei esprimere tutto me stesso offrendo il mio apporto professionale. Con l’identica passione che metto nel mio lavoro e mi spinge ad essere quell’inguaribile tifoso, innamorato della mia squadra".