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Mary Quant, con la minigonna ha rivoluzionato lo stile di vita delle donne

È morta all’età di 93 anni la stilista britannica: a lei si deve creazione del capo simbolo della liberalizzazione femminile negli anni '60

di LETIZIA CINI -
13 aprile 2023
Mary Quant

Mary Quant

E’ morta all’età di 93 anni la stilista britannica Mary Quant, nota soprattutto per essere stata la “mamma della minigonna”. In un comunicato diffuso dalla famiglia si legge che si è spenta serenamente questa mattina nella sua casa del Surrey. Grazie a Quant nella seconda metà del ‘900 l’indumento femminile si diffuse in tutto il mondo. La rivoluzione culturale passò da un indumento. Dalla minigonna che vide in Twiggy la modella ideale e che liberò le donne dal pudore di mostrare le gambe. Con classe, però, dato che la nuova moda era stata lanciata con cura e lavoro intenso da una stilista che aveva alle spalle una gavetta in negozi e case di moda, prima di mettersi in proprio. Quella donna era Mary Quant (vero nome Barbara Mary) scomparsa oggi a 93 anni, elevata al titolo di ’Dame’ dell’Impero Britannico - l’equivalente femminile di Sir, riservato ai cavalieri nella lista di onorificenze reali - nel 2015. Il titolo di dama è uno dei più alti riconoscimenti reali per una donna ed è stato accordato nello stesso anno a un’altra serie di donne di spicco nel panorama artistico e culturale britannico: tra queste, l’81enne attrice Joan Collins, conosciuta soprattutto per la sua parte come perfida Alexis Carrington Colby nella soap opera Dynasty, anni ’80. L'iconica stilista è stata celebrata anche nel 2019-2020 grazie una retrospettiva a lei dedicata dal Victoria & Albert Museum. Le sale della prima galleria londinese riproposero non solo le creazioni di Mary Quant, ma foto e filmati d’epoca capaci di raccontare il mood della stilista e di una Gran Bretagna alle prese con un nuovo modo di intendere la moda.

Mary Quant non vuol dire solo minigonna

L’invenzione del 1966 che rivoluzionò la moda femminile era stata preparata sin dal 1955. In quell’anno Mary Quant aprì un negozio in King’s Road nel quartiere londinese di Chelsea. La stessa strada da cui venti anni dopo sarebbe partita l’estetica di Vivienne Westwood e Malcolm McLaren legata al mondo punk e new wave. Mary Quant, in questo locale chiamato Bazaar, iniziò a modificare grembiulini ispirandosi anche alla sartoria maschile per fabbricare i propri vestiti. I media del periodo si accorsero ben presto di questa giovane stilista che era moglie di un fotografo, Alexander Plunket Greene, rampollo di una famiglia nobile e bohémien per scelta. La giovane creativa voleva che la moda non fosse solo un privilegio delle élites (come era fino ad allora), ma una possibilità a disposizione di un pubblico più vasto di consumatori.
La stilista britannica aveva 93 anni: a lei si deve creazione del capo simbolo della liberalizzazione femminile negli anni '60

La stilista Mary Quant in una immagine del 20 gennaio 1988

Riuscì a conquistare la grande attenzione internazionale grazie al Ginger Group, un happening fatto di modelle danzanti e musica beat che evidenziava i suoi modelli, esempio pionieristico di prêt-à-porter. In questi vestiti ci sono già le caratteristiche di Mary Quant: linee essenziali con righe diritte, senza troppi bottoni e con zip poste in punti diversi dal solito come sopra e sotto l’ombelico. La minigonna giunse finalmente nel 1966 dopo una serie di altri modelli che Quant sperimentò a partire dal 1962 con le gambe progressivamente sempre più in evidenza. Il successo del nuovo indumento fu talmente importante che varcò i confini del mondo anglossassone. L’anno successivo ai Beatles, Mary Quant ricevette la prima onorificenza dell’Impero Britannico, quando il primo ministro era il laburista Harold Wilson. Dopo il boom la produzione non si limitò all’abbigliamento: arrivarono anche gli accessori a testimoniare la bontà del marchio.
Dalle scarpe agli occhiali, dalla lingerie alle calze tutte caratterizzate dal fiore a cinque petali, logo della Quant. E poi Daisy, la bambola concorrente della Barbie vestita dalla stilista

Dalle scarpe agli occhiali, dalla lingerie alle calze tutte caratterizzate dal fiore a cinque petali, logo della Quant. E poi Daisy, la bambola concorrente della Barbie vestita dalla stilista

Dalle scarpe agli occhiali, dalla lingerie alle calze tutte caratterizzate dal fiore a cinque petali, logo della Quant. E poi Daisy, la bambola concorrente della Barbie vestita dalla stilista. Gli anni Settanta videro anche il ritorno di Mary Quant alle fantasie, ma sempre con uno stile riconoscibile. La rivoluzione si era consolidata così come il ruolo della stilista nella cultura (o controcultura) dell’Inghilterra e del mondo occidentale.

La sua creazione e la musa

Twiggy, la prima modella famosa per la sua magrezza, in realtà diventò un’icona perché fu scelta da Mary Quant per pubblicizzare la minigonna negli anni Sessanta della swinging London

Twiggy, la prima modella famosa per la sua magrezza, in realtà diventò un’icona perché fu scelta da Mary Quant per pubblicizzare la minigonna negli anni Sessanta della swinging London

Capo simbolo della liberazione femminile, la minigonna venne creata a Londra con pochi centimetri di stoffa dalla giovane stilista Mary Quant. Era il 1963. Metà coscia scoperta, stivali alti e collant. La musa fu una parrucchiera di 17 anni, Leslie Hornby, detta Twiggy (grissino), antesignana delle top model. Così Mary Quant ha liberato le donne, entusiasmato gli uomini e cambiato il mondo. La minigonna è stata la più grande rivoluzione della moda del XX secolo. Nei decenni il mitico capo di abbigliamento si è confermato l'indumento preferito dalle donne per esaltare la loro femminilità. Anche se solo nel 1963 la stilista Mary Quant vendeva il primo modello di minigonna nella sua boutique Bazaar di Chelsea, a Londra, e nello stesso anno comparve per la prima volta su Vogue una gonna sopra il ginocchio.

La sua vita

Mary Quant era nata a Londra nel 1934. Figlia di insegnanti del Galles, si era cimentata con i vestiti fin dalla tenera età

Mary Quant era nata a Londra nel 1934. Figlia di insegnanti del Galles, si era cimentata con i vestiti fin dalla tenera età

Mary Quant era nata a Londra nel 1934. Figlia di insegnanti del Galles, si era cimentata con i vestiti fin dalla tenera età, cominciando a scuola ad accorciare le gonne ispirata da una compagna che ballava il tip tap, come racconta nella autobiografia Quant by Quant. Dopo gli studi di illustrazione alla Goldsmiths di Londra, aveva completato un apprendistato con il modista Erik di Brook Street. Nel 1955 gli esordi nella moda, quando, con il marito Alexander Plunket Greene, aprì il suo negozio Bazaar di Kings Road che da subito divenne un ritrovo per i giovani, con la folla che si formava fuori dalla porta. Inconfondibile il suo caschetto firmato da Vidal Sasson. Le minigonne fecero subito tendenza. Grazie a quell'inossidabile creazione, la stilista ha incarnato l’intera rivoluzione che investì gli anni ‘60 e che ebbe il suo epicentro a Londra, mentre nel mondo s’imponevano i nuovi simboli: i Beatles, George Best, la Mini Minor, la modella Twiggy. Luoghi simbolo di quella rivoluzione furono Carnaby Street e King Road e accanto agli abiti che si accorciavano esplodevano anche i movimenti pacifisti e per la liberazione sessuale.

La sua rivoluzione, dalla mini agli hot pants

Erede di due famiglie di minatori gallesi, Mary Quant  è soprattutto conosciuta per aver inventato un capo che ha rivoluzionato non solo il look ma anche lo stile di vita delle donne in tutto il mondo, anche se è lei la prima a ricordare come siano state le giovani del quartiere di Chelsea a concepire la minigonna. "Io volevo creare abiti giovani e semplici – le parole della stilista alla stampa nel 2015  –, in cui ti potevi muovere facilmente, correre a prendere il bus per esempio, e li facevo della lunghezza che voleva la cliente. Io già portavo la gonna molto corta e le ragazze venivano da me in negozio e mi dicevano: ‘Più corta, taglia, taglia!’". Fu la Quant a chiamarla mini, nome derivato dalla sua quattroruote preferita, la Morris Mini-Minor, un’icona degli anni ’60. La designer firmò anche l’invenzione di un altro capo d’abbigliamento considerato osé, ovvero gli hot pants, i pantaloncini corti che coprono appena il didietro, diventati un must dagli anni ’70 fino a oggi.