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Vivienne Westwood con Etichal Fashion Intiative per dare lavoro alle donne ai margini

La stilista britannica, scomparsa a 81 anni, non ha mai rinunciato nel suo lavoro a seguire un'agenda ambientale e sociale. Simone Cipriani, funzionario Onu, la racconta

di MONICA PIERACCINI -
31 dicembre 2022
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La regina del punk è stata una straordinaria attivista. Vivienne Westwood ha messo in cima alla sua agenda non solo la moda, ma anche il clima e l'ambiente, i diritti civili, la dignità del lavoro e i diritti degli animali. E non lo ha fatto solo a parole. Il suo impegno personale è stato enorme: ha portato avanti progetti, ha scritto lettere – celebre quella per salvare il pianeta che ha letto a Firenze, quando le è stato conferito il premio alla carriera – ha trasformato le passerelle in manifestazioni, come accaduto nel 2015, per protestare contro l'allora primo ministro inglese David Cameron. È partita dalla sua azienda per ridurre al minimo l'impatto ambientale, utilizzando materiali naturali, mettendo al bando le pellicce animali, sensibilizzando sull'importanza di evitare sprechi (meglio pochi abiti sostenibili e di qualità che tanti, ma con un grande impatto ambientale e sociale). Un attivismo che ha dimostrato anche nella sua più che decennale collaborazione con il toscano Simone Cipriani, originario di Pistoia, direttore e fondatore di Etichal Fashion Intiative, programma delle Nazioni Unite che, tra le altre cose, ha come obiettivo quello di trovare lavoro alle donne che vivono in condizioni di marginalità in Africa. "Vivienne - racconta l'ufficiale delle Nazioni Unite - è stata una persona eccezionale. Un'attivista che si impegnava in prima persona, con la propria azienda, i propri soldi. Per noi è stata molto di più di un partner commerciale, è stata una partner di sviluppo, che ha creduto nell'indissolubilità dell'agenda ambientale e quella sociale".

Vivienne Westwood ha aderito al programma delle Nazioni Unite Etichal Fashion Intiative

Come è nata la vostra collaborazione? "Sono stato io a contattarla, nel 2009. Le chiesi di venire da noi, in Kenya, a lavorare e a trovare il lavoro per sostenere tutti i laboratori che stavamo mettendo su. Lei accettò. Venne con suo marito, Andreas Kronthaler. Fece un bellissimo photoshoot di un'intera collezione a Nairobi con Juergen Teller, il grande fotografo di moda e artista. Ma non al mare o nei parchi. Si fece fotografare nella baraccopoli Korogocho dove lavoravamo e alcune foto furono fatte anche nella vicina discarica. Lo fece per far vedere le condizioni di vita di queste persone e quanto fosse importante dare loro un lavoro, per restituire loro dignità. Fece anche di più". Ci spieghi... "Ci ha dato lavoro per 12 anni. Non c'è stata stagione della moda in cui non abbiamo lavorato e questo è incredibile. All'inizio non eravamo la macchina da guerra he siamo ora, non eravamo così efficienti. Lei portò il lavoro e organizzò il business model intorno a questi prodotti. Cambiò addirittura la struttura dei margini delle vendite al dettaglio in modo da far posto, nei margini dell'azienda, ai costi più alti che implicava inizialmente il lavorare con noi. Fu una cosa incredibile. Per lei abbiamo una gratitudine assoluta."

Westwood incontra le persone, soprattutto donne, coinvolte nel progetto ambientale e sociale Etichal Fashion Intiative

Con la Westwood avete lavorato anche in Afghanistan... "Sì, prima dell'arrivo dei talebani. L'idea ci è venuta parlando con Carlo Damario, co-proprietario della Westwood, che negli anni Settanta in quel Paese faceva le gonne ricamate per Fiorucci. Siamo arrivati a dare lavoro a 3.400 donne afghane. Chissà ora che fine hanno fatto”. E in Africa Occidentale? “In Africa Occidentale produciamo tessuti di cotone biologico e con lei abbiamo fatto un tartan bellissimo, ceshe abbiamo continuato a produrre per diverse stagioni. Vivienne lo utilizzò per l'abbigliamento e gli accessori. Le parlavo prima dell'agenda sociale e quella ambientale. Con lei abbiamo utilizzato tanti materiali riciclati: le tende usate nei safari, le veli delle navi, cartelloni pubblicitari, vestiti di seconda mano. In ogni collezione che abbiamo fatto per lei, abbiamo valutato sempre l'impatto sociale e ambientale, per cercare di migliorare sempre di più”.