Paola Verando in cammino sulla Francigena con il suo gatto: “La fibromialgia non mi ferma”

La 30enne torinese ha completato il percorso da Canterbury alla Puglia per raccogliere fondi per la scienza. E già pensa alla prossima meta. “Dopo la diagnosi ho avuto momenti di sconforto. Ma ho sempre cercato di superare i miei limiti”

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
9 settembre 2024
Paola Verando

Paola Verando, 30enne torinese con la fibromialgia, ha percorso la via Francigena insieme a Garmin, il suo gatto

Una sportiva, una donna indipendente con la tempra del coraggio e dell’ottimismo, perfetta per farle superare i limiti imposti da una malattia insidiosa e invalidante: la fibromialgia. Paola Verando è una ragazza che una decina di anni fa, dopo un incidente sullo snowboard, si è trovata improvvisamente di fronte a una diagnosi impietosa, che di fatto avrebbe potuto precluderle non solo la possibilità di fare sport ma perfino di camminare senza andare incontro a forti difficoltà.

La Francigena insieme al gatto Garmin 

Può la mente umana, unita a una notevole forza spirituale, annientare il peggiore dei verdetti fino a ignorare ostacoli in apparenza insormontabili? A quanto pare sì. E Verando, 30 anni, torinese di nascita cresciuta a Giaveno, in compagnia del suo gatto Gramin – anche lui instancabile camminatore –, è riuscita a percorrere migliaia di chilometri a piedi sfidando se stessa e quanti l’avevano condannata alla semi immobilità, attenendosi più alla legge statistica che alle capacità individuali. Una delle sue incredibili ‘imprese’ è stata quella di percorrere la via Francigena da Canterbury fino alla Puglia, con lo scopo di raccogliere fondi per la cura della fibromialgia, senza contare il suo viaggio sempre a piedi dall’Inghilterra fino a Istanbul.

Paola Verando lungo la Francigena, da Canterbury alla Puglia
Paola Verando lungo la Francigena, da Canterbury alla Puglia

Nel frattempo sta programmando una nuova ‘passeggiata’ fino al Giappone. “Ma devo trovare uno sponsor – precisa la camminatrice seriale seguita da migliaia di followers sui social – altrimenti tutto questo è destinato a rimanere un sogno”. Dal canto suo il gatto Garmin per il momento sonnecchia aspettando sornione l’inizio di una nuova avventura, per strade, sentieri, montagne e lunghi ponti da attraversare. Il loro messaggio ha un nome preciso: resilienza. E tanto reciproco amore.

Paola, cosa significa superare i limiti imposti da una patologia?

“Personalmente sono sempre stata motivata a scoprire i miei limiti, soprattutto per conoscere meglio me stessa. Prima della diagnosi mi sono più volte messa alla prova, quando ad esempio ho deciso di partire per l'Inghilterra senza chiedere aiuti alla mia famiglia arrangiandomi e vivendo per conto mio. Dopo la diagnosi, per i primi anni ho avuto tanti momenti di sconforto. Solo dopo qualche tempo sono finalmente riuscita, con l'aiuto di terapie varie, a trovare un certo equilibrio nonostante diversi medici mi avessero detto che non avrei più avuto la possibilità di fare sport. Io ho fatto l’opposto e pur conoscendo le mie fragilità, e oggi ogni piccolo traguardo riesce a motivarmi sempre di più”.

Viaggiare può considerarsi una terapia?

“Sì e no: dipende dalla motivazione e dallo scopo del viaggio. Visitare posti e culture nuove lo trovo interessante perché apre la mente a nuovi orizzonti. Invece gli spostamenti che implicano l’uso indispensabile della macchina, di treni o aerei, rischiando di passare notti insonni in aeroporto, sono aspetti che trovo decisamente poco terapeutici! 

Trovo invece gratificante conoscere persone nuove, ognuno con una storia interessante da raccontare, scambiarsi esperienze di vita, passioni, sogni... Questo mi ha aiutato a farmi sentire cittadina del mondo.”

Paola Verando
Paola Verando

Come ha scoperto la fibromialgia?

“La diagnosi vera e propria è arrivata quando avevo 23 anni. In seguito ad una banale caduta con lo snowboard ho iniziato ad avere dolori alla schiena, che si sono poi estesi a tutto il corpo impedendomi di lavorare o anche solo alzarmi dal letto. Dopo aver sentito il parere di qualche medico in Regno Unito ho avuto modo di prenotare una visita da un reumatologo italiano che ha elaborato quella diagnosi. Probabilmente la patologia è stata sempre presente, in modo latente, considerata la difficoltà che ho sempre avuto a fare certi esercizi nelle ore di ginnastica a scuola. Probabilmente un determinato evento traumatico può concorrere allo sviluppo della malattia”.

Qual è stata la sua reazione immediata a livello psicologico?

“Inizialmente l'ho presa decisamente male. Nel giro di pochi giorni ho avuto difficoltà a fare le cose più banali, come una semplice doccia o uscire a fare la spesa. Spesso anche solo il peso dei vestiti sulla pelle mi era insopportabile. Ci sono voluti un paio d’anni, tante visite e vari tentativi a livello terapeutico prima di vedere i primi miglioramenti, ma adesso posso dire che la mia situazione generale è migliorata, grazie a una costante attività fisica che mi aiuta a stare meglio”.

Paola Verando sulla via Francigena
Paola Verando sulla via Francigena

Ha temuto di sentirsi inadeguata per un mondo iperattivo?

“Sì. In particolar modo per quel che riguarda il mondo lavorativo. Va detto innanzitutto che tanto in Italia che in Inghilterra la fibromialgia non è ancora riconosciuta e di aiuti ce ne sono pochi. Mi sono spesso trovata a chiedermi se avessi dovuto ricominciare a studiare per cercare un lavoro più consono, magari d’ ufficio, o anche da remoto. In quel periodo ero finita in un circolo vizioso: lavoravo troppo e stavo male perché esageravo, perdevo giorni che tentavo di recuperare per poi stare male di nuovo. Il futuro a volte mi spaventa ancora adesso, ma ho iniziato ad accettare la situazione e a vivere la vita alla giornata”.

Mettersi in cammino è stata una sfida con se stessa?

“Sì, assolutamente. Da anni avevo il desiderio di fare l'esperienza del cammino di Santiago. Quando ho iniziato ad informarmi un po' sui cammini, ho scoperto la via Francigena: un sentiero che segue il percorso fatto da Sigerico, un arcivescovo di Canterbury che si recò a Roma per incontrare il papa. Non avevo mai fatto esperienze simili e sapevo che ci sarebbero voluti almeno tre mesi per raggiungere Roma, con uno zaino pesante. Eppure ero certa che questo mi avrebbe dato la possibilità non solo di sfidare la patologia, ma anche di avere tempo per riflettere su cosa fare in futuro della mia vita.”

Che ruolo ha un gatto come compagno?

“Garmin, il mio nuovo cucciolo, e' arrivato per caso. Fin da piccola ho sempre avuto la passione per gli animali, dai più particolari come ratti e serpenti, ai furetti che avevo in Inghilterra. Ho sempre avuto dei compagni pelosi con me. Poco dopo il mio rientro in Italia, una collega di lavoro e' arrivata con una scatola con dei gattini dentro: lui era l'ultimo rimasto perché non lo aveva voluto nessuno. Era evidentemente un segno che finissi con un micio come Garmin! Un gattino che, come me, adora camminare non poteva che essere un messaggio del destino”.

Garmin, il gattino camminatore
Garmin, il gattino camminatore che accompagna Verando nei suoi viaggi

Cosa immagina per il suo futuro in chiave realizzativa?

“Mi sto anche allenando per una maratona, ad aprile ho corso la mia prima mezza ufficiale, mentre a dicembre ci sarà una maratona a Torino: un obiettivo che ho in mente da anni ma che non sono mai riuscita a portare a termine! Il sogno nel cassetto è più grande ed e' quello di percorre il cammino degli 88 templi in Giappone, però senza il supporto di uno sponsor la vedo dura . Eppure non mi do per vinta, anzi sono persuasa che prima o poi qualcosa di bello e sorprendente dovrà accadere”.