Il fragore della guerra giunge nitido sulle piste e i palazzetti, teatro delle gare. L’antica e civilissima regola dei greci, che interrompevano le guerre durante lo svolgimento delle Olimpiadi è stravolta ai giorni nostri e gli atleti ucraini sono lì a gareggiare con il corpo, ma il cuore e la mente alla patria, squassata dalle bombe. La guerra ha provocato l’espulsione di atleti russi e bielorussi dalle gare: il Comitato paralimpico ha seguito l’indirizzo intrapreso dal Cio per i Giochi invernali dello scorso febbraio ed estromesso gli atleti dei due Paesi, responsabili dell’invasione dell’Ucraina. Del resto, da tempo gli atleti russi gareggiano nelle gare olimpiche e paralimpiche a titolo personale (sotto bandiera neutrale), in seguito allo scandalo del doping che ha travolto le istituzioni sportive (e non solo) del loro Paese.
L’Italia ha 32 partecipanti (29 paralimpici più 3 atleti guida), accompagnati dallo straordinario supporto mediatico-comunicativo rappresentato dal nuovo sito internet del Comitato Paralimpico nazionale. Dopo il grandissimo successo d’immagine ottenuto con le Paralimpiadi Tokio 2020, svoltesi fra agosto e settembre dello scorso anno, il Cip ha insistito sul fronte mediatico: i successi degli azzurri ai Giochi estivi hanno coinvolto e commosso il Paese con l’importante risultato emulativo di stimolare molte persone con disabilità ad avvicinarsi alla pratica sportiva con l’obiettivo, anzitutto, di favorire la propria salute, quindi ed eventualmente di rafforzare la schiera del paralimpismo competitivo.
Perché in nessun ambito più di quello paralimpico importante è anzitutto partecipare, favorire l’accesso delle persone con disabilità all’esercizio fisico.
Vincere, è un traguardo altrettanto importante, quando si passa dalla pratica salutistica o amatoriale a quella competitiva. Qui, ogni medaglia è fondamentale per il proselitismo che induce, per lo spirito di emulazione che scatena e invoglia a sollevarsi dal letto, dalla poltrona, dalla sedia a rotelle per cimentarsi col proprio corpo nella pratica sportiva. Terapia per il corpo, la mente, lo spirito (un po’ come i tre valori simbolo impressi nella bandiera paralimpica), che forse un giorno potrà diventare occasione di vittoria, di medaglia, di inno nazionale ascoltato sul podio.