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Home » Politica » Nella carta d’identità rimane la dicitura madre e padre. Cirinnà: “Famiglie stritolate dall’ideologia”

Nella carta d’identità rimane la dicitura madre e padre. Cirinnà: “Famiglie stritolate dall’ideologia”

Dopo la decisione del tribunale civile di Roma di riconoscere a due madri di essere chiamate genitori, il governo lascia in vigore il decreto Salvini del 2019

Marianna Grazi
28 Dicembre 2022
Due padri con la loro figlia

Due padri con la loro figlia

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“Mentre festeggia il suo Natale il governo mette alla gogna i figli e le figlie delle famiglie arcobaleno. E meno male che era c’era il Ministero della Natalità”. Così in una nota Rosario Coco, presidente di Gaynet, commenta amareggiato la decisione di lasciare le diciture “padre” e “madre” sulle carte d’identità dei minori. Una scelta che risale al 2019, stabilita dal leader della Lega Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno; poche settimane fa, però, un tribunale civile di Roma ha dato ragione a due donne, che volevano cambiare la dicitura sul documento della figlia in “genitore”, essendo loro entrambe madri. In quell’occasione il giudice aveva anche invitato il Viminale a correggere il software per garantire l’inclusione dei genitori dello stesso sesso.

Un tribunale civile di Roma ha stabilito che due madri fossero riconosciute come “genitore” nella carta d’identità della figlia

Una vicenda che, oltre a suscitare la disapprovazione dello stesso Salvini, oggi vicepremier e ministro delle Infrastrutture del governo Meloni, aveva però aperto l’interrogativo tra i due ministeri, quello dell’Interno e appunto quello della Famiglia e Natalità. Ma “Nonostante la recente sentenza del tribunale di Roma, il governo decide di mantenere la dicitura madre e padre nelle carte di identità. Secondo il governo si tratterebbe solo di un caso specifico e le famiglie omogenitoriali possono comunque fare ricorso”, spiega Coco. In pratica i ministro Matteo Piantedosi ed Eugenia Roccella, hanno deciso di lasciare invece tutto com’era, evitando di affrontare la questione del riconoscimento dei diritti delle famiglie arcobaleno e lasciando cadere la vicenda romana come un caso isolato. A farlo sapere la stessa Roccella interpellata da Repubblica: “Si è fatto tanto rumore per quella decisione ma si tratta di una sentenza individuale, dunque vale per la singola coppia che ha fatto ricorso”. Per tutte le altre? Resta tutto come prima: non sono riconosciute.

I ministeri dell’Interno e della Famiglia e Natalità hannodeciso di lasciare in vigore il decreto Salvini del 2019 sulla dicitura da apporre nella carta d’identità dei minori

“Per evitare un documento falso ai loro figli e figlie le famiglie arcobaleno devono passare da un tribunale investendo migliaia di euro. Sembra di commentare un film distopico ma purtroppo è la realtà”, prosegue il presidente di Gaynet. “La maggioranza rimane incollata a un familismo grottesco e fuori dal mondo, visto che in Italia, secondo l’Istat, le persone che vivono da sole superano le coppie con bambini. Prima di stracciarsi le vesti per l’inverno demografico – conclude Coco – Roccella e Meloni riconoscano subito gli stessi diritti a tutti i bambini e le bambine e le stesse responsabilità a chi vuole essere genitore”. Sulla decisione è intervenuta su Open anche Natascia Maesi, presidente di Arcigay, spiegando che anche procedere con il ricorso è difficile: “È un percorso complicato. Soprattutto, sono ricorsi molto dispendiosi, non tutti possono permetterselo. Il rischio è che il riconoscimento diventi un privilegio per poche famiglie benestanti – evidenzia -. Ma tutte queste famiglie esistono e bisogna farci i conti, proprio per tutelare in primo luogo i minori. Non è il Dna quello che stabilisce chi è un genitore, ma è la responsabilità di crescere e amare i propri figli”.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Monica Cirinnà (@monicacirinna)

L’ex senatrice dem Monica Cirinnà, che nel 2016 fu la prima firmataria e promotrice della legge sulle unioni civili e negli anni si è spesa anche nella battaglia per  la stepchild adoption, affida ai social un lungo sfogo contro la decisione dei due ministri di lasciare la dicitura “madre” e “padre” anche per le coppie omogenitoriali. “Nel frattempo centinaia di bambini e bambine avranno carte di identità in cui c’è scritto il falso. E non solo perché Luisa non può essere definita ‘padre’ e Mario non può essere definito ‘madre’. Ma anche perché esistono moltissime situazioni nelle quali è semplicemente impossibile indicare contemporaneamente la presenza di un padre e di una madre – si legge in un passaggio del post – penso ad esempio al minore orfano adottato da un nonno o da una zia, persone che – come abbiamo ripetuto per decenni – ‘fanno le veci’ dei ‘genitori’. E che oggi vengono stritolate dall’ideologia. Davvero, basterebbero la logica e il buon senso, lo ricordò anche il Garante per la privacy nel suo parere sul decreto Salvini – aggiunge riferendosi al testo del del 31 gennaio 2019 -. Ma la propaganda della destra, e ora di questo governo, non guarda in faccia nessuno: neanche i bambini a cui dicono di tenere tanto. Bugia: a voi delle bambine e dei bambini non interessa proprio niente“.

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"In concerto facciamo molti brani nostri, nuovi e vecchi, ci siamo portati dietro qualche cover, delle parti strumentali. A livello umano per noi i concerti sono un vero e proprio incontro con le persone che comprano il biglietto. Usiamo i live come un salotto, una festa in cui vogliamo divertirci." 

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L’adolescente originaria della regione dell’Arkhangelsk (che si trova a nord-ovest della Russia) da alcuni mesi si trova agli arresti domiciliari, nell’appartamento della madre a Severodvinsk. Un dispositivo di localizzazione, che le hanno applicato alla caviglia, ne traccia ogni spostamento: non è autorizzata ad accedere a Internet né a comunicare con l’esterno.

La ragazza è stata definita terrorista ed estremista e messa sullo stesso piano di talebani e appartenenti a Isis e al Qaeda. La sua colpa? Aver condiviso su Instagram una storia sull’esplosione del ponte di Crimea in ottobre scorso, criticando la Russia per aver invaso l’Ucraina. La studentessa Krivtsova, secondo quanto riporta la Cnn, “sta anche affrontando accuse penali per aver screditato l’esercito russo in un presunto repost critico della guerra in una chat studentesca sul social network russo Vk”. 

Le posizioni dell’allieva della scuola di scienze sociali dell’Università federale dell’Artico (Narfu) in merito all’invasione della Russia in Ucraina sono ben chiare, tanto che la giovane si è tatuata sulla caviglia la faccia del presidente russo Vladimir Putin su un corpo di un ragno. Accanto, la parole “il Grande Fratello ti sta guardando”.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #russia
"Mentre festeggia il suo Natale il governo mette alla gogna i figli e le figlie delle famiglie arcobaleno. E meno male che era c'era il Ministero della Natalità". Così in una nota Rosario Coco, presidente di Gaynet, commenta amareggiato la decisione di lasciare le diciture "padre" e "madre" sulle carte d'identità dei minori. Una scelta che risale al 2019, stabilita dal leader della Lega Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno; poche settimane fa, però, un tribunale civile di Roma ha dato ragione a due donne, che volevano cambiare la dicitura sul documento della figlia in "genitore", essendo loro entrambe madri. In quell'occasione il giudice aveva anche invitato il Viminale a correggere il software per garantire l’inclusione dei genitori dello stesso sesso.
Un tribunale civile di Roma ha stabilito che due madri fossero riconosciute come "genitore" nella carta d'identità della figlia
Una vicenda che, oltre a suscitare la disapprovazione dello stesso Salvini, oggi vicepremier e ministro delle Infrastrutture del governo Meloni, aveva però aperto l'interrogativo tra i due ministeri, quello dell'Interno e appunto quello della Famiglia e Natalità. Ma "Nonostante la recente sentenza del tribunale di Roma, il governo decide di mantenere la dicitura madre e padre nelle carte di identità. Secondo il governo si tratterebbe solo di un caso specifico e le famiglie omogenitoriali possono comunque fare ricorso", spiega Coco. In pratica i ministro Matteo Piantedosi ed Eugenia Roccella, hanno deciso di lasciare invece tutto com'era, evitando di affrontare la questione del riconoscimento dei diritti delle famiglie arcobaleno e lasciando cadere la vicenda romana come un caso isolato. A farlo sapere la stessa Roccella interpellata da Repubblica: "Si è fatto tanto rumore per quella decisione ma si tratta di una sentenza individuale, dunque vale per la singola coppia che ha fatto ricorso". Per tutte le altre? Resta tutto come prima: non sono riconosciute.
I ministeri dell'Interno e della Famiglia e Natalità hannodeciso di lasciare in vigore il decreto Salvini del 2019 sulla dicitura da apporre nella carta d'identità dei minori
"Per evitare un documento falso ai loro figli e figlie le famiglie arcobaleno devono passare da un tribunale investendo migliaia di euro. Sembra di commentare un film distopico ma purtroppo è la realtà", prosegue il presidente di Gaynet. "La maggioranza rimane incollata a un familismo grottesco e fuori dal mondo, visto che in Italia, secondo l'Istat, le persone che vivono da sole superano le coppie con bambini. Prima di stracciarsi le vesti per l'inverno demografico - conclude Coco - Roccella e Meloni riconoscano subito gli stessi diritti a tutti i bambini e le bambine e le stesse responsabilità a chi vuole essere genitore". Sulla decisione è intervenuta su Open anche Natascia Maesi, presidente di Arcigay, spiegando che anche procedere con il ricorso è difficile: "È un percorso complicato. Soprattutto, sono ricorsi molto dispendiosi, non tutti possono permetterselo. Il rischio è che il riconoscimento diventi un privilegio per poche famiglie benestanti - evidenzia -. Ma tutte queste famiglie esistono e bisogna farci i conti, proprio per tutelare in primo luogo i minori. Non è il Dna quello che stabilisce chi è un genitore, ma è la responsabilità di crescere e amare i propri figli".
 
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