Congedo parentale paritario: un impegno bi-genitoriale anche in politica?

L’emendamento delle opposizioni, per una volta unite, alla legge di Bilancio è naufragato, ma avanza una nuova proposta di legge e ci sono timide aperture anche dalla maggioranza

di ETTORE MARIA COLOMBO -
8 gennaio 2024
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La proposta prende spunto da una legge ormai in vigore da un anno nella Finlandia dell’ex governo di Sanna Marin (che però si è dimessa, si rivota a fine gennaio, ma per le presidenziali; in ogni caso la Finlandia svolterà a destra) e in Spagna dove è stata introdotta dall’esecutivo del socialista Pedro Sanchez (qui però il congedo è esteso solo a 3 mesi). In Finlandia, invece, ad agosto 2022, è entrata in vigore una vera e propria riforma del sistema congedi, per i genitori dei bambini nati a partire dal 4 settembre dello stesso anno. Entrambi i genitori potranno ora prendersi 160 giorni di ferie e trasferirne 63 al partner, se lo desiderano. L'obiettivo del governo era e, se non verrà abolita, tale resta, di raggiungere la vera parità di genere e permettere ai cittadini di conciliare "carriera e vita familiare più facilmente".
Sanna Marin (AP)

L'ex premier finlandese Sanna Marin (AP)

La proposta italiana, ovviamente, era molto più ‘light’. Prevedeva un congedo paritario di 5 mesi per entrambi i genitori, pienamente retribuito al 100%, e non trasferibile tra essi. L’emendamento è stato presentato dal Pd ed è stato firmato da due deputate 5Stelle, Daniela Morfino e Valentina Barzotti, e da Marco Grimaldi dell’Alleanza Verdi Sinistra.

L’emendamento bocciato in sede di legge di Bilancio

La proposta era stata presentata come emendamento all’interno della discussione della Legge di bilancio, varata in via definitiva dalla Camera dei Deputati il 30 dicembre. La maggioranza ha affossato il congedo paritario di 5 mesi per entrambi i genitori (in manovra non c’era trippa per gatti), ma sul tema, nel corso dell’anno, può ripensarci. Almeno così si dice, poco prima della riapertura delle Camere. Si vedrà, di sicuro verrà riproposta da Pd e altri. Di certo, sul punto, si rivedono barlumi di campo largo. La proposta l’aveva illustrata, in Aula, direttamente la leader del Pd Elly Schlein e subito aveva raccolto l’assist la vice-presidente dei 5 Stelle, Chiara Appendino. Nel voto della Camera si erano unite tutte le opposizioni, dai rosso-verdi all’ex Terzo polo.
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Nella proposta si chiedevano di 5 mesi di congedo per entrambi i genitori, interamente retribuiti e non trasferibili

“Votiamo insieme il congedo paritario di cinque mesi per entrambi i genitori pagato al 100%. Aiuterebbe subito l'occupazione femminile. Su questo ci dovrebbe essere un sostegno trasversale" sono state le parole della Schlein. "Il carico nelle famiglie grava sulle donne in modo sproporzionato. È inutile riempirsi la bocca di sostegni alla famiglia se poi non si approvano i congedi parentali, se si approva una manovra che taglia le pensioni per le donne e le risorse per i disabili". Per la segretaria dem, Meloni sceglie "di relegare le donne a un welfare sostitutivo; noi non lo accettiamo e non ce lo aspettavamo dalla prima presidente del Consiglio donna. Così il soffitto di cristallo non lo rompi da sola ma lo rompi sulle spalle delle altre su cui cadono le schegge". Ma l’emendamento, come detto, non è passato: parere negativo del governo e la destra vota no.

Una nuova legge sul congedo parentale e il fronte delle opposizioni

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La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein

Morale, una legge per il congedo paritario di madri e padri sembra essere diventato, dopo la battaglia (e la sonora bocciatura della legge) sul salario minimo, il nuovo fronte unitario dell’opposizione. Dopo il no da parte del governo dell’iniziativa di Elly Schlein, condivisa da tutti gli altri partiti del centrosinistra, i gruppi di minoranza si preparano a tornare alla carica. E anche se sono già in piena competizione per le elezioni Europee, dalla prossima settimana Pd, M5s, Avs, +Europa dovrebbero iniziare a confrontarsi in tavoli ad hoc per provare a mettere nero su bianco una proposta di legge ad hoc firmata da tutti. Anche, se ci staranno, da Azione e +Europa, cioè dai centristi. Un secondo tentativo di unità, dopo quello sul salario minimo. Per rendere obbligatorio per cinque mesi anche per i padri, oltre che per le madri, il congedo parentale. Sul tema già alza la voce anche la Cgil, secondo cui "è arrivato il momento di introdurre un congedo obbligatorio di paternità paritario. L'Italia ha scelto dieci giorni - ha detto all’Ansa la segretaria confederale Lara Ghiglione - a differenza delle sedici settimane della Spagna. È evidente che questi pochi giorni non potranno fare la differenza per la piena condivisione delle responsabilità famigliari e per contrastare efficacemente la discriminazione in entrata nel mondo del lavoro, di cui le donne sono ancora vittime".
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Alessandra Maiorino, senatrice del M5s

Il M5s, con la senatrice Alessandra Maiorino, ricorda l'impegno del Movimento sin dalla scorsa legislatura e ora auspica una convergenza con le altre forze di opposizione per portare avanti una proposta che “farebbe fare all'Italia un passo avanti decisivo equiparando madri e padri nel lavoro di cura”. E la porta del Pd è aperta: “Penso sia una di quelle cosa che possiamo mettere al centro di un lavoro comune. Crediamo a una proposta di legge unitaria”, dichiara la responsabile Pari opportunità Cecilia D'Elia.

Le timide aperture da parte di pezzi della maggioranza

Il tema è molto popolare e da parte della maggioranza, infatti, non c’è stata chiusura totale: a Palazzo Madama è stato approvato un ordine del giorno alla manovra che prevede di potenziare il congedo di paternità fino ad una completa equiparazione tra i genitori. D'Elia rilancia: "Ad oggi ci sono solo dieci giorni di congedo di paternità, l'obiettivo è arrivare a cinque mesi. Anche per abbattere il pregiudizio sull'occupazione delle donne che vanno in maternità - afferma -. Sono oltre 40 mila le donne che rinunciano al lavoro perché non riescono a conciliare la maternità con il lavoro. E questo non è un loro problema privato”.
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La misura è considerata fondamentale per risolvere la questione dell'occupazione delle donne che vanno in maternità

Per la capogruppo dell'Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Luana Zanella, “sarebbe significativo lavorare insieme su questo tema, è uno degli argomenti decisivi anche per favorire l'occupazione femminile e per adeguarsi agli standard europei. Ormai è una necessità e non una gentile concessione del governo di turno". Ci sta anche Riccardo Magi, segretario di +Europa: “Bene discutere e convergere su questo genere di proposte, misure concrete a favore di famiglie e giovani al di là della retorica - sostiene - Per noi era un obiettivo del programma elettorale: un congedo parentale obbligatorio iniziale per entrambi i genitori più uno facoltativo”. Da Azione Elena Bonetti (Az-Per), ex ministra delle Pari opportunità, ricorda: “Ai tavoli ci si siede sempre, ma qui non si inizia da zero. L'interlocuzione si deve basare su una premessa: il Family Act prevede all'articolo 3 l'aumento del congedo obbligatorio di paternità e la promozione di congedi paritari. Una legge votata anche da Lega e FI. Il governo deve mantenere gli impegni”. Silenzio invece da Iv (il partito di Matteo Renzi) sul punto ancora assai scettico.
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L'onorevole Elena Bonetti

Una legge, dunque, è ancora al di là da venire, ma qualcosa si sta muovendo e non solo sul fronte delle opposizioni. Infatti, anche da parte dei settori centristi della maggioranza (Noi Moderati e Forza Italia) non si fanno le barricate, anzi. Si potrebbe aprire, con il prossimo anno, una interlocuzione con le opposizioni. Ovviamente – e qui il gioco di parole viene facile – stabilire di chi sarà la ‘paternità’ della nuova proposta di legge sarà decisivo: se sarà in quota minoranze, difficilmente la maggioranza l’appoggerà, ma se arrivassero proposte anche di maggioranza – e, dunque, l’intestazione politica diventasse ‘bi-genitoriale’ – allora sì che se ne potrebbe davvero iniziare a discutere. Per diventare, se non come la Finlandia, un pochino più civili…