Diritto alla disconnessione, cosa prevede il Ddl che tutela il tempo libero

Con il nuovo testo dovranno trascorrere almeno 12 ore tra un turno di lavoro e l’altro. E stop a mail e messaggi fuori orario

di MARCO PILI
15 gennaio 2025
Email, messaggi e chiamate fuori dall'orario di lavoro: una legge sul diritto alla disconnessione potrebbe diventare realtà

Email, messaggi e chiamate fuori dall'orario di lavoro: una legge sul diritto alla disconnessione potrebbe diventare realtà

Una piccola rivoluzione sta per cambiare il mondo del lavoro. Il diritto alla disconnessione, infatti, sta per diventare realtà anche in Italia. Il testo, attualmente in discussione al Senato, introdurrà nuove norme a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici che, sempre più spesso, sono costretti a rispondere a mail e telefonate al di fuori dell’orario lavorativo. Una pratica che aumenta il rischio di burnout, impedendo ai dipendenti di separare correttamente lavoro e vita privata.

Con il Ddl Sensi, tutto ciò non sarà più possibile. Ad oggi, infatti, questa zona grigia era regolamentata unicamente dalla contrattazione individuale fra datore di lavoro e lavoratore.

Filippo Sensi, senatore PD e primo firmatario del Ddl (ANSA)
Filippo Sensi, senatore PD e primo firmatario del Ddl (ANSA)

Una normativa, come rilevato dal senatore PD primo firmatario del decreto legge, decisamente insufficiente. In un’intervista raccolta dal Sole 24 Ore, infatti, ha dichiarato: “É sempre più presente una lamentela forte da parte di tanti dipendenti, in particolare i più giovani, che lamentano una invasività dei datori di lavoro nei confronti della loro vita personale digitale. Cioè il fatto che finito l’orario di lavoro si continuano a ricevere mail, whatsApp e qualsiasi altro tipo di sollecitazione senza nessun riguardo alle ferie, alle vacanze, ai festivi. Raccogliere questa istanza non vuol dire fare qualcosa che va contro l’impresa, ma al contrario vuol dire rendere il lavoro più utile, più proficuo, evitando che uno sia bombardato di messaggi che non fanno parte di una corretta, leale e anche proficua relazione tra dipendente e datore di lavoro”.

Come rilevato da numerosi studi sulla produttività lavorativa, infatti, una riduzione degli orari trascorsi in azienda e una maggior compartimentazione degli obblighi lavorativi sono solo due dei fattori che migliorando la salute del dipendente e permettono una maggior efficienza sul posto di lavoro. Elementi che, nel resto del mondo, hanno già comportato l’introduzione della settimana lavorativa corta e, nel caso dell’Australia, anche dello stesso “diritto alla disconnessione” attualmente dibattuto nelle aule italiane.

Cosa prevede la norma

Il provvedimento, come dichiarato da Sensi, afferma che “una volta che uno ha fatto il proprio orario di lavoro ha diritto a non essere richiamato o sollecitato, whatsAppato dal suo datore di lavoro fino al giorno successivo e comunque per almeno 12 ore di pausa”. Il tutto, ovviamente, affiancato da sanzioni pecuniarie nel caso in cui i datori di lavoro dovessero venire meno a questa normativa, ancora in fase di approvazione. Obiettivo di partenza? Far valere i controlli per le aziende al di sopra dei 15 dipendenti. Una base considerata dal senatore PD “minima” e sulla base della quale poter lavorare in commissione tramite emendamenti.