In Spagna una sentenza storica ha riconosciuto il doppio congedo parentale per le mamme (e i papà) single. Per i genitori che stanno crescendo da soli i loro bambini e bambine, così facendo, raddoppiando i giorni di permesso. Si tratta di un passo avanti rivoluzionario verso l’uguaglianza di genere, non solo nel sostenere la genitorialità, ma soprattutto nel riconoscere il valore del tempo e delle risorse necessarie per crescere un figlio in una famiglia non tradizionale.
Una mamma single di Murcia, in Spagna, ha ottenuto una storica vittoria legale: la Corte Suprema spagnola ha riconosciuto il suo diritto a un doppio permesso parentale, equiparandolo a quello garantito alle famiglie con due genitori. Una decisione che non solo apre nuovi scenari giuridici, ma che sancisce un principio fondamentale: ogni bambino merita pari diritti e opportunità di cura, indipendentemente dalla struttura familiare in cui nasce.
Il caso e la sentenza
La protagonista, una dipendente pubblica, si era inizialmente vista rifiutare l’aumento del congedo dal proprio datore di lavoro, fatto che l’ha spinta a ricorrere al Tribunale Superiore di Giustizia della sua regione. La Corte Suprema le ha dato ragione, ampliando il suo congedo da 16 a 32 settimane e riconoscendo anche un risarcimento per i giorni di cura negati in passato.
La sentenza si basa su un principio chiaro: negare il doppio congedo alle mamme single costituisce una discriminazione verso i loro figli, privandoli delle stesse opportunità di crescita garantite ai bambini di famiglie con due genitori.
Il congedo parentale in Spagna
In Spagna, il congedo parentale è uno dei più avanzati in Europa: dal 2021, sia la madre che il padre hanno diritto a 16 settimane ciascuno, con il 100% della retribuzione. Le prime sei settimane sono obbligatorie, mentre le successive dieci possono essere utilizzate a tempo pieno o part-time, a seconda delle necessità. Un sistema che tiene conto delle nuove sfide sociali, cercando di bilanciare lavoro e genitorialità.
La situazione in Italia: luci e ombre
In Italia, il congedo parentale rimane una realtà distante dagli standard spagnoli e nordici. Nonostante alcune recenti modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2024, le differenze sono ancora marcate. Le madri hanno infatti 5 mesi di congedo (di maternità) obbligatorio all’80% della retribuzione, mentre i padri 10 giorni di congedo obbligatorio con stipendio pieno.
Esiste poi il congedo parentale facoltativo: due mesi aggiuntivi all’80% della retribuzione, da utilizzare entro il compimento dei 12 anni del figlio. Tuttavia, dal 2025, l’indennità per il secondo mese scenderà al 60%. Questi numeri evidenziano come, nonostante piccoli progressi, l’Italia sia ancora lontana da una reale parità genitoriale e da un sistema che garantisca le stesse opportunità di cura a tutti i bambini.
Un confronto con l’Europa del Nord
Altri Paesi europei dimostrano che è possibile fare di più:
Svezia: 480 giorni di congedo per genitore (16 mesi totali), con il 90% della retribuzione per ciascuno.
Norvegia: 12 mesi retribuiti al 100%, suddivisi equamente tra i genitori, con flessibilità di utilizzo.
Portogallo: fino a 180 giorni di congedo, retribuiti all’80%.
Danimarca e Finlandia: sistemi che offrono una distribuzione equilibrata e flessibile tra i genitori.