"Gli Stati membri dell'Ue intervengano nella causa della Commissione europea contro l'Ungheria in merito alla legge che vieta 'la promozione dell'omosessualità nei confronti dei minori'". È quanto chiedono dodici ong ucraine sottolineando come il provvedimento, voluto da Viktor Orbán, diffonda "l'ideologia distruttiva e omicida che è stata portata avanti per decenni dal Cremlino".
Il paragone è d'obbligo in effetti, visto che la legge ungherese, approvata nella primavera del 2021 dal governo ultraconservatore e oggetto di referendum nell'aprile 2022, ricalca quella in vigore in Russia dal 2013 (recentemente aggravata) e vieta di mostrare ai minori qualsiasi contenuto, nei media e nelle scuole, che ritragga o promuova l'omosessualità o il cambio di sesso. Secondo il premier l'intento della norma sarebbe quello di prevenire, individuare e punire i reati sessuali contro i più piccoli. Già subito dopo l'approvazione erano scattate immediatamente le proteste interne contro la nuova misura, da parte delle associazioni e degli attivisti della comunità Lgbtq+, ma la mossa non era andata a genio nemmeno alle autorità europee: la Commissione europea aveva infatti aperto una causa giudiziaria nei confronti del Paese, in nome della difesa dei diritti civili. Il provvedimento, definito "vergognoso" dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è valso a Budapest una procedura d'infrazione già a luglio 2021, culminata nel deferimento alla Corte di giustizia dell'Ue, dopo che tre ong - Forbidden Colours, Háttér Society e Reclaim - avevano lanciato una petizione "per ricordare agli Stati membri dell'Ue i loro impegni, chiedendo di fornire 'indicazioni scritte' sul caso entro il 27 marzo 2023". Ad esse si sono poi aggiunte altre organizzazioni umanitarie, mentre i Paesi europei avevano tempo fino a martedì 28 per unirsi ai ricorrenti nella causa intentata dall'esecutivo comunitario e finora hanno annunciato la loro partecipazione Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Irlanda, Danimarca, Austria, Malta e Spagna, oltre che il Parlamento europeo stesso. Di recente, invece, il governo ungherese ha presentato un controricorso alla Corte di giustizia dell'Ue sulla procedura d'infrazione aperta contro Budapest. Secondo le ong ucraine, che si aspettano l'adesione di almeno 20 governi membri alla causa, il procedimento potrebbe diventare la più grande procedura sulla violazione dei diritti umani mai portata davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea.