Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Politica » Meloni, teoria gender nel mirino: “Si snatura la femminilità”. Applausi da Arcilesbica

Meloni, teoria gender nel mirino: “Si snatura la femminilità”. Applausi da Arcilesbica

La presidente del consiglio in un'intervista: “Un uomo non è donna per autodichiarazione“. Femministe divise

Letizia Cini
1 Marzo 2023
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in copertina sul settimanale ’Grazia’

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in copertina sul settimanale ’Grazia’

Share on FacebookShare on Twitter

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in copertina sul settimanale ’Grazia’, che sarà in edicola da domani. “Oggi si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo le sue parole – . Maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è un dato incontrovertibile. Tutto questo andrà a discapito delle donne? Credo proprio di sì: oggi per essere donna, si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza. Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender. La pensano così anche molte femministe”. Così la premier in una intervista in occasione della Festa della Donna.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in copertina sul settimanale ’Grazia’
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in copertina sul settimanale ’Grazia’

“Si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo. Maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è un dato incontrovertibile”. A dirlo è il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – in un’intervista a Grazia –, per il quale tutto ciò “andrà a discapito delle donne. Oggi per essere donna si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza”. A sostegno del premier si schiera Arcilesbica, da tempo in rotta col resto del mondo Lgbt. “Sono d’accordo con la Meloni sul fatto che dare la possibilità ad un uomo di dichiararsi donna, al di là di qualsiasi percorso chirurgico, farmacologico e amministrativo, danneggi le donne”, è il commento della presidente di Arcilesbica, Cristina Gramolini.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni

La querelle in corso

Giorgia Meloni critica apertamente l’ideologia gender e spacca il fronte femminista. “Tutto questo andrà a scapito delle donne e le danneggerà“, dice la premier in un’intervista al settimanale ’Grazia’: parole, le sue, capaci di aprire un fronte di pro e contro anche negli ambienti che si battono da sempre per la causa della parità. Se c’è chi bolla il pensiero della premier come “un’operazione strumentale“ che nulla a che fare il principio di uguaglianza ed esiste solo nei racconti degli estremisti anti-Lgbt+, c’è anche chi – come Arcilesbica- concorda con la premier in quanto “un uomo non può essere donna per autodichiarazione“.

Nell’intervista Giorgia Meloni lamenta che “oggi si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo“. La leader di Fratelli d’Italia ricorda che maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è “un dato incontrovertibile“ e sostiene che tutto ciò andrà “a discapito delle donne perchè per essere appunto donna si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza“. La presidente del consiglio ribadisce che “le prime vittime dell’ideologia gender sono le donne“ e conclude: “La pensano così anche molte femministe“.

La posizione di Arcilesbica

E in effetti Arcilesbica concorda. La presidente Cristina Gramolini si dice “d’accordo» con la Meloni proprio sul fatto che dare la possibilità ad un uomo di dichiararsi donna, al di là di qualsiasi percorso chirurgico, farmacologico e amministrativo, danneggi le donne“. “Concordo con il fatto che non si può saltare il corpo sessuato – spiega Cristina Gramolini – , cioè non si è donna essendo di sesso maschile per la sola autodichiarazione, questo nuocerebbe alla realtà e alle donne, ad esempio negli sport femminili o nelle politiche di pari opportunità“. Ma è anche dell’avviso che “l’ideologia gender è giusta quando si dice che si è uomini e donne nel tempo in modi diversi, che non è naturale la maschilità e la femminilità, mentre è naturale il corpo femminile e maschile. I ruoli sessuali sono storici, i corpi sono naturali“.

Ma, almeno per ora, è una posizione isolata. E secondo alcuni nasce da lontano, come ricorda una militante di Non Una di Meno: “Non mi stupisce che una parte di femminismo sia in sintonia con Meloni perché storicamente esclude e non riconosce le donne trans come donne. Questo però non è il nostro femminismo“. Per la presidente nazionale dell’Arcigay Natascia Maesi quella che Meloni definisce “sommariamente ‘proclamazione’ non è un atto arbitrario, un’alzata d’ingegno, un vezzo o un capriccio, è l’affermazione della propria identità di genere“.

Identità di genere e autodeterminazione
Identità di genere e autodeterminazione

E su questo punto tutte le associazioni rivendicano il diritto all’autodeterminazione di ogni persona, “perché chi ha una identità di genere non conforme alle aspettative sociali non è una minaccia per la società, né tanto meno per le donne“. “Per Giorgia Meloni sembra ci siano orde di uomini che si vorrebbero autodichiarare donne per ricevere chissà quali vantaggi: un’idea priva di senso in un mondo in cui essere donna – sostiene Non Una di Meno – non è un elemento che porta privilegi o vantaggi“. Anzi, ricorda Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza- “più che essere vittime della non meglio definita teoria gender, le donne continuano a subire la violenza maschile“.

Potrebbe interessarti anche

Gianina Marin mette a paragone con un post su Instagram com'è oggi e com'era ai tempi della malattia
Sport

Gianina Marin: “Ero anoressica, ora vado a Miss Universo”

23 Marzo 2023
Smartwatch antiviolenza, cos'è: il primo consegnato a una donna di Napoli
Attualità

Smartwatch antiviolenza, cos’è: il primo consegnato a una donna di Napoli

19 Marzo 2023
Addio Lucy Salani, la donna transessuale più anziana d'Italia
Spettacolo

Addio Lucy Salani, è morta a 99 anni la transessuale sopravvissuta a Dachau

22 Marzo 2023

Instagram

  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in copertina sul settimanale ’Grazia’, che sarà in edicola da domani. “Oggi si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo le sue parole - . Maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è un dato incontrovertibile. Tutto questo andrà a discapito delle donne? Credo proprio di sì: oggi per essere donna, si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza. Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender. La pensano così anche molte femministe”. Così la premier in una intervista in occasione della Festa della Donna.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in copertina sul settimanale ’Grazia’
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in copertina sul settimanale ’Grazia’
"Si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo. Maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è un dato incontrovertibile". A dirlo è il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni – in un’intervista a Grazia –, per il quale tutto ciò "andrà a discapito delle donne. Oggi per essere donna si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza". A sostegno del premier si schiera Arcilesbica, da tempo in rotta col resto del mondo Lgbt. "Sono d’accordo con la Meloni sul fatto che dare la possibilità ad un uomo di dichiararsi donna, al di là di qualsiasi percorso chirurgico, farmacologico e amministrativo, danneggi le donne", è il commento della presidente di Arcilesbica, Cristina Gramolini.
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni

La querelle in corso

Giorgia Meloni critica apertamente l’ideologia gender e spacca il fronte femminista. “Tutto questo andrà a scapito delle donne e le danneggerà“, dice la premier in un’intervista al settimanale ’Grazia’: parole, le sue, capaci di aprire un fronte di pro e contro anche negli ambienti che si battono da sempre per la causa della parità. Se c’è chi bolla il pensiero della premier come “un’operazione strumentale“ che nulla a che fare il principio di uguaglianza ed esiste solo nei racconti degli estremisti anti-Lgbt+, c’è anche chi - come Arcilesbica- concorda con la premier in quanto “un uomo non può essere donna per autodichiarazione“. Nell’intervista Giorgia Meloni lamenta che “oggi si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo“. La leader di Fratelli d’Italia ricorda che maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è “un dato incontrovertibile“ e sostiene che tutto ciò andrà “a discapito delle donne perchè per essere appunto donna si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza“. La presidente del consiglio ribadisce che “le prime vittime dell’ideologia gender sono le donne“ e conclude: “La pensano così anche molte femministe“.

La posizione di Arcilesbica

E in effetti Arcilesbica concorda. La presidente Cristina Gramolini si dice “d’accordo» con la Meloni proprio sul fatto che dare la possibilità ad un uomo di dichiararsi donna, al di là di qualsiasi percorso chirurgico, farmacologico e amministrativo, danneggi le donne“. “Concordo con il fatto che non si può saltare il corpo sessuato - spiega Cristina Gramolini - , cioè non si è donna essendo di sesso maschile per la sola autodichiarazione, questo nuocerebbe alla realtà e alle donne, ad esempio negli sport femminili o nelle politiche di pari opportunità“. Ma è anche dell’avviso che “l’ideologia gender è giusta quando si dice che si è uomini e donne nel tempo in modi diversi, che non è naturale la maschilità e la femminilità, mentre è naturale il corpo femminile e maschile. I ruoli sessuali sono storici, i corpi sono naturali“. Ma, almeno per ora, è una posizione isolata. E secondo alcuni nasce da lontano, come ricorda una militante di Non Una di Meno: “Non mi stupisce che una parte di femminismo sia in sintonia con Meloni perché storicamente esclude e non riconosce le donne trans come donne. Questo però non è il nostro femminismo“. Per la presidente nazionale dell’Arcigay Natascia Maesi quella che Meloni definisce “sommariamente ‘proclamazione’ non è un atto arbitrario, un’alzata d’ingegno, un vezzo o un capriccio, è l’affermazione della propria identità di genere“.
Identità di genere e autodeterminazione
Identità di genere e autodeterminazione
E su questo punto tutte le associazioni rivendicano il diritto all’autodeterminazione di ogni persona, “perché chi ha una identità di genere non conforme alle aspettative sociali non è una minaccia per la società, né tanto meno per le donne“. “Per Giorgia Meloni sembra ci siano orde di uomini che si vorrebbero autodichiarare donne per ricevere chissà quali vantaggi: un’idea priva di senso in un mondo in cui essere donna - sostiene Non Una di Meno - non è un elemento che porta privilegi o vantaggi“. Anzi, ricorda Antonella Veltri, presidente D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza- “più che essere vittime della non meglio definita teoria gender, le donne continuano a subire la violenza maschile“.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto