Termini al femminile, Vera Gheno: “Sono previsti dalla lingua italiana”

Mai dare niente per scontato, neppure i concetti più basilari. Sarà quello che avrà pensato la linguista Vera Gheno nel commentare il ddl di Potenti e quindi nel spiegare il perché non si usava, ma si usa oggi il femminile di alcune professioni

22 luglio 2024
Vera Gheno durante un incontro a Firenze

Vera Gheno durante un incontro a Firenze

“Usare i femminili di professione è esattamente quello che la lingua italiana prevede”, è la lezione che la linguista Vera Gheno dà nel commentare la proposta di legge (poi ritirata) del senatore leghista Manfredi Potenti, che voleva abolire la declinazione al femminile di incarichi e ruoli istituzionali, con tanto di sanzioni per chi lo fa.

La saggista, attivista, e a lungo collaboratrice dell'Accademia della Crusca, spiega una cosa basilare, evidentemente di difficile comprensione per alcuni: ovvero che l'italiano ha femminile, lo prevede e che “se finora alcuni di questi non sono stati usati è perché non c'erano donne a cui riferirli e quindi si è imposta una tradizione maschile, ad esempio infermiere e ingegnere (e di conseguenza infermiera e ingegnera) sono parole che dal punto di vista linguistico funzionano esattamente allo stesso modo”.

"La cosa curiosa – aggiunge – è che questa parte politica ha sempre accusato la sinistra che occuparsi di lingua e desinenze fosse una cosa poco rilevante perché 'ben altri sono i problemi’, ma poi la stessa parte politica si sia invece distinta per un controllo quasi ossessivo della lingua. Non si rendono conto che l'unico luogo dove si proibiscono gli usi linguistici è nelle tirannie dei regimi totalitari. Nel Ventennio, per esempio, con l'autarchia arrivò anche il divieto per le parole straniere che però durò solo sino alla fine del Fascismo, dopo le persone hanno tenuto alcune traduzioni che funzionavano, ma altre giustamente sono finite nel dimenticatoio, perché c'è un buon senso di base della comunità linguistica che non può essere manovrato tramite leggi e sanzioni”. 

Parole straniere, tra l’altro, che Fratelli d’Italia voleva abolire lo scorso anno. Ricordate il disegno di legge di Fabio Rampelli che proponeva, anche in quel caso, di sanzionare l’uso di forestierismi negli atti pubblici?