La Thailandia dei diritti, legalizzati i matrimoni egualitari. Le leggi nel resto del Mondo

Dopo il voto favorevole alla Camera bassa, anche il Senato ha approvato la nuova proposta di legge. Adesso manca solo la firma del Re

di MARCO PILI
18 giugno 2024
Il Bangkok Pride 2023 (ANSA)

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La Thailandia sarà il terzo paese asiatico, dopo Taiwan e Nepal, ad approvare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nella regione, il processo di ampliamento dei diritti della comunità Lgbt era stato avviato dalla Repubblica di Cina nel 2017, quando la Corte costituzionale aveva imposto all’esecutivo di attuare azioni concrete per migliorare il quadro complessivo dei diritti civili. Un percorso intrapreso, negli anni successivi, anche dal Nepal e dalla stessa Thailandia.

Ma a Bangkok, in queste ore, si attende solo l’ufficialità del provvedimento, garantita unicamente dalla firma del Re. Un passaggio che viene tendenzialmente considerato una mera formalità. Nel frattempo, la sensibilità della popolazione thailandese sul tema è ai massimi storici. Secondo un recente sondaggio, il 96.6% degli intervistati si è dichiarato a favore dell’approvazione della legge, rendendone l’approvazione largamente approvata e supportata.

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Dalla proposta di legge all’attuazione

Nel 2023 il Parlamento, cioè la Camera bassa, aveva approvato quattro proposte di legge volte all’istituzione di una commissione in grado di stilare un testo unico da sottoporre all’iter istitutivo. Una tematica, quella dei matrimoni egualitari, talmente condivisa da popolazione e istituzioni da vedere alcune proposte di legge presentate contemporaneamente da maggioranza e opposizione. Un caso più unico che raro, specialmente nel contesto asiatico, che ha permesso una rapida approvazione della norma da parte di entrambe le camere.

Alla votazione favorevole del parlamento, giunta nel marzo di questo anno, è seguita l’approvazione quasi unanime del Senato, controllato - ormai dal 2019 - da una giunta militare. Come riportato da Il Post, nel 2023 il vice Primo ministro Somsak Thepsuthin aveva definito la norma come fondamentale per permettere “a persone che si amano, a prescindere dal loro genere, di fidanzarsi e sposarsi”, promettendo un testo di legge che avrebbe comportato “diritti, responsabilità e status di famiglia uguali a quelli attualmente previsti dal matrimon io fra un uomo e una donna”.

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Il matrimonio egualitario nel mondo

Nel mondo, il matrimonio omosessuale deve fare i conti con contesti sociopolitici decisamente eterogenei, pur con determinare predisposizioni geografiche. Se, dal nord al sud America, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è prevalentemente garantito, spicca la totale assenza di norme a favore in Asia, in Africa e in Oceania, con la sola eccezione di stati come Australia, Nuova Zelanda, Taiwan, Nepal, Sud Africa e, da oggi, anche Thailandia.

In alcuni stati come, ad esempio, la Russia, avviene l’esatto contrario. Lì il matrimonio, infatti, è costituzionalmente definito come unione tra uomo e donna. L’attuazione di una norma a favore dei matrimoni omosessuali, dunque, prevederebbe un iter di modifica costituzionale, decisamente complicato in un clima autocratico. Più in generale, nel contesto europeo i paesi dell’ex blocco sovietico attualmente membri dell’Unione Europea risultano maggiormente arretrati in termini di tutela e libertà nei confronti la comunità Lgbt e, in particolar modo, del matrimonio egualitario.

L’arretratezza della legislazione italiana

Tra i paesi attualmente membri dell’UE che non hanno mai fatto parte del blocco sovietico o della Jugoslavia, l’Italia è rimasta l’unico stato a non prevedere il matrimonio per coppie omosessuali, garantendo dal 2016, grazie alla legge Cirinnà, le sole unioni civili.

Una profonda discriminazione nei confronti della comunità Lgbt, tale da rendere l’Italia uno dei paesi dell’Europa occidentale più arretrati sul tema. E, nel contesto attuale, le prospettive non sono certo delle più rosee. Una delle principali differenze tra unioni civili e matrimonio, infatti, risiede nella possibilità per la coppia di adottare un figlio o una figlia. Una prerogativa fondamentale, per le coppie omosessuali, al fine di garantire loro il diritto alla genitorialità.

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A tal proposito, risulta tutt’oggi emblematica la risposta data da Giorgia Meloni a Marco Marras, salito sul palco di Cagliari durante un comizio dell’attuale premier per affermare la necessità del matrimonio egualitario in Italia: “Hai già le unioni civili, puoi fare quello che vuoi”. Una risposta indigesta per Marras, che sul proprio profilo Instagram tuonò proprio in merito alle adozioni: “Signora Meloni i cambiamenti si possono frenare ma saranno inevitabili e in Italia in futuro potrò sposarmi e adottare”.

Uno scambio che testimonia quanto in Italia, stante l’attuale composizione di governo e il clima di avversione nei confronti della comunità Lgbt, il percorso per arrivare al matrimonio ugualitario sia ancora complicato e pieno di ostacoli.