Donald Trump, il discorso post elezioni: dalla “protezione dei geni” all’invocazione divina

Il tycoon sarà il prossimo presidente degli stati Uniti. Dal palco del convention center di Palm Beach, con la famiglia al completo, il discorso post vittoria in cui si lancia in promesse grandiose: “Renderemo l’America grande e sana di nuovo”

di MARIANNA GRAZI
6 novembre 2024
TOPSHOT-US-VOTE-POLITICS-TRUMP

Donald Trump sarà il 47° presidente degli Stati Uniti (Photo by Jim WATSON / AFP)

Donald Trump sarà il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Una volta che la vittoria elettorale si è concretizzata, nella nottata Usa (prime ore del giorno in Italia) il tycoon sale sul palco al convention center di Palm Beach con la famiglia al completo. Come nella migliore tradizione, ci sono Melania e tutti i figli, inclusa Ivanka Trump e il marito Jared Kushner. La perfetta famiglia americana – ma anche italiana, stile Mulino Bianco insomma –, simbolo di un’America tradizionalista che non riesce ad andare oltre le apparenze. E il suo discorso celebrativo ripete la retorica ultraconservatrice (omofoba e razzista) a cui ha abituato la platea mondiale e il suo popolo, il popolo di Trump, che risponde con grida di giubilo agli slogan sensazionalistici lanciati dal pulpito. 

Trump è stato capace di parlare a loro, ai conservatori, all’uomo bianco, capofamiglia, padre magari di un numero imprecisato di figli, con una fedele moglie al suo fianco pronta a soddisfare ogni sua necessità. Ha parlato alla pancia del Paese, a chi vuole meno tasse e meno ingerenza possibile dello Stato nei propri affari, a chi si sente minacciato dall’immigrazione, agli asiatici, ai latinos e agli ispanici (battute su Porto Rico già dimenticate evidentemente), a chi ha paura che la comunità Lgbtq+ possa ‘influenzare’ i propri figli, ai cristiani, a chi non crede nelle conseguenze già evidenti della crisi climatica, a chi vuole vietare l’aborto, all’America rurale che guarda al suo orticello, che pensa al proprio interesse privato e non a quanto accade in Ucraina o a Taiwan o in Palestina. Ha parlato al popolo ‘normale’ magari senza una laurea ad Harvard, al Paese più autentico. E ha vinto. 

US-REPUBLICAN-PRESIDENTIAL-NOMINEE-DONALD-TRUMP-HOLDS-ELECTION-N
Donald Trump con la moglie Melania dopo i risultati del voto

Vincere il voto popolare è bello. Abbiamo vinto il Senato”, sostiene con orgoglio. Il Partito Repubblicano ha guadagnato effettivamente la maggioranza al Congresso, e Trump ha poi predetto che riuscirà a mantenere il controllo della Camera, dove invece i risultati non sono ancora definitivi. “Abbiamo fatto la storia – dice il tycoon sul palco di West Palm Beach, mentre dal pubblico si alza il coro “Usa Usa” –. Abbiamo fatto la storia per un motivo stasera, e il motivo è semplicemente che abbiamo superato ostacoli che nessuno pensava possibili, ed è ora chiaro che abbiamo realizzato la cosa politica più incredibile”.

E ancora, commentando la magnifica vittoria “che ci consentirà di rendere l'America di nuovo grande” (“Make America great again”, ricordate lo slogan già usato nel 2016?) parla dei repubblicani e dei suoi elettori come un “movimento mai visto prima”, il più grande movimento della storia. Insiste sul primato epocale, a ribadire il valore di quanto fatto. Nel suo discorso Donald Trump ha ringraziato la sua famiglia, sua moglie (“Ringrazio la mia bella Melania, lavora duramente per aiutare le persone”) e i suoi collaboratori: in particolare sul suo candidato vicepresidente J.D. Vance ha detto che alla fine è stata “una buona scelta” riferendosi al fatto che all’inizio molti l’avevano criticato per averlo scelto. Ha citato l’ex candidato presidente Robert F. Kennedy Jr., dicendo che lui “renderà l’America sana di nuovo” (“he will make America healthy again”). Si stava riferendo probabilmente alla possibilità di affidare al 70enne, che è un noto negazionista dei vaccini, un ruolo nella gestione delle istituzioni sanitarie pubbliche.

TOPSHOT-US-VOTE-POLITICS-TRUMP
L'America di Trump festeggia la sua rielezione

Non poteva mancare un grazie a Elon Musk, che lo ha sostenuto per tutta la campagna elettorale. All’imprenditore miliardario rivolge una frase emblematica di quella che sarà molto probabilmente la sua politica nei prossimi quattro anni: “Dobbiamo proteggere i nostri geni”. Proteggere il Dna più autentico da qualsiasi possibile ingerenza, che sia di genere o etnica o di qualsiasi altro tipo, l’essenza biologica americana va protetta. Una frase che, senza dover neanche troppo pensare, ricorda un precedente di poco meno di un secolo fa, in Europa, quando si voleva proteggere invece la razza ariana...

Trump però, a differenza del noto predecessore che di fatto dette inizio alla Seconda guerra mondiale con le sue mire espansionistiche razziste, promette: “Non inizierò guerre ma le fermerò”. Una promessa quasi messianica, di chi si sente quasi un miracolato: “Qualcuno mi ha detto che Dio mi ha risparmiato per un motivo. E ora completeremo la mission: manterrò le promesse. Voglio ringraziarvi”, ha aggiunto riferendosi ai due tentati assassini di cui è stato vittima. “Questa campagna è stata storica. Noi siamo il partito del buon senso, vogliamo la sicurezza del confine”.

Un discorso molto generico, come da previsioni, e pieno di frasi a effetto e vuote di contenuto concreto, di promesse superlative perfettamente in linea con il tono utilizzato  nei comizi in campagna elettorale. Ma alla fine, non potevamo aspettarci nulla di diverso.