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Home » Politica » Usa, Alexandria Ocasio Cortez si racconta: “Sono stata stuprata a 20 anni”

Usa, Alexandria Ocasio Cortez si racconta: “Sono stata stuprata a 20 anni”

La deputata della sinistra democratica ha raccontato del fatto avvenuto durante una manifestazione pro-aborto a New York quando aveva 22 o 23 anni

Edoardo Martini
27 Giugno 2022
Alexandria Ocasio Cortez

Alexandria Ocasio Cortez

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Una brutta storia quella che ha dovuto raccontare la deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez. La parlamentare americana ha subito uno stupro a vent’anni durante una manifestazione pro-aborto a New York e ha confessato, scioccata per la sentenza della Corte Suprema sulla Roe v. Wade, di essere stata grata di avere avuto la possibilità di scegliere se abortire o meno.

La deputata Alexandria Ocasio Cortez ha confessato di essere stata stuprata all’età di circa 20 anni

La testimonianza degli abusi subiti

“Quando avevo circa 22 o 23 anni, sono stata violentata mentre vivevo qui a New York City”, ha raccontato davanti alla folla riunita a Union Square Park per condividere storie di aborto, dopo la decisione della Corte suprema americana. “Ero completamente sola. Mi sentivo completamente sola. Così sola che ho fatto un test di gravidanza in un bagno pubblico nel centro di Manhattan”, ha rivelato la stella dei democratici. “Quando mi sono seduta lì ad aspettare quale sarebbe stato il risultato, tutto ciò che pensavo era grazie a Dio che ho almeno una scelta“, ha concluso raccontando che alla fine il test risultò negativo.

“Ma questo non importa. Questa non è una questione di diritti delle donne, è una questione che riguarda tutte noi“, ha aggiunto la deputata scagliandosi contro il presidente americano Joe Biden chiedendogli di reagire alla decisione della Corte Suprema aprendo “immediatamente cliniche per l’aborto su terreni federali negli Stati repubblicani che imporranno il divieto. “Ci sono cose delle azioni che il presidente può mettere in campo, subito. Questo è il primo passo, il più piccolo”, ha detto la stella dell’ala più sinistra dei democratici.

Anche la senatrice democratica Elizabeth Warren ha invitato il presidente ad esplorare fino a che punto si possono utilizzare i terreni federali per proteggere le donne che hanno bisogno di accedere all’aborto in tutti gli stati che hanno vietato l’aborto o stanno per farlo. “C’è molto che possiamo fare a livello federale dal punto di vista amministrativo secondo la legge attuale. Dobbiamo farlo”, ha insistito Warren.

La deputata si racconta davanti alla folla di New York

La decisione che spacca in due l’opinione pubblica americana

Non solo le associazioni femministe e per i diritti umani sono scese in piazza dopo la sentenza della Corte Suprema Usa che di fatto rende possibile il divieto all’aborto per i singoli Stati della federazione. Anche le associazioni “pro vita” sono scese davanti alla Corte per esultare in quella che è una decisione che spacca in due l’opinione pubblica americana.

Dopo la storica decisione della Corte Suprema, che non riconosce più l’aborto come un diritto costituzionale, la fiducia degli americani nella Corte è crollata ai minimi storici: solo il 25% ha fiducia nell’istituzione contro il 36% di un anno fa. Il 59% degli americani inoltre non condivide la decisione dei giudici.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Una brutta storia quella che ha dovuto raccontare la deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez. La parlamentare americana ha subito uno stupro a vent'anni durante una manifestazione pro-aborto a New York e ha confessato, scioccata per la sentenza della Corte Suprema sulla Roe v. Wade, di essere stata grata di avere avuto la possibilità di scegliere se abortire o meno.
La deputata Alexandria Ocasio Cortez ha confessato di essere stata stuprata all'età di circa 20 anni

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