Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Iran, manifestante condannato a morte per la prima volta dall'inizio delle proteste

Un altro tribunale ha condannato altre cinque persone alla reclusione dai cinque ai dieci anni. Intanto l'Ue annuncia nuove sanzioni e il Consiglio dei diritti umani dell'Onu terrà una sessione urgente

di MARIANNA GRAZI -
14 novembre 2022
Iran: 2 membri forze sicurezza uccisi ieri durante proteste

Iran: 2 membri forze sicurezza uccisi ieri durante proteste

Era solo questione di tempo. Quando domenica 13 novembre un tribunale di Teheran ha condannato a morte per la prima volta una persona accusata di aver partecipato ai "disordini" che da quasi due mesi vanno avanti nel Paese, come annunciato dall'agenzia dell'autorità giudiziaria Mizan online, non è stata una sorpresa. O meglio, la speranza che non si arrivasse a tanto era veramente flebile ed è stata spazzata via come foglie al vento.

Una donna passa davanti a un graffito che mostra la bandiera nazionale iraniana a Teheran, Iran, 09 novembre 2022. (EPA/ABEDIN TAHERKENAREH)

Non si hanno notizie sull'identità o sull'età del manifestante, ma nella sentenza che lo ha condannato a morte è descritto come "nemico di Dio e (fautore) della corruzione sulla terra". È stato giudicato colpevole di "aver appiccato il fuoco a un edificio governativo, di aver disturbato l'ordine pubblico, di essersi riunito e di aver cospirato per commettere un crimine contro la sicurezza nazionale", dichiara ancora l'agenzia. Quest'ultima Un altro tribunale della capitale ha condannato invece cinque persone a pene comprese tra i cinque e i dieci anni di carcere per essersi "riunite e aver cospirato per commettere crimini contro la sicurezza nazionale e disturbare l'ordine pubblico". Si tratta, in entrambi i casi, di tribunali di primo grado e i condannati potranno quindi ricorrere in appello. "Oggi adotteremo un nuovo pacchetto di sanzioni contro i responsabili per la repressione dei manifestanti - ha annunciato lunedì mattina il rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell -. Ho parlato ieri con il ministro iraniano di questo, dell'accordo sul nucleare, del sostegno militare alla Russia che deve essere fermato". Parlando con i cronisti prima del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles, Borrell ha aggiunto che eventuali contromisure da parte di Teheran "sono parte del gioco". Evidente il riferimento alle condanne stabilite il giorno precedente, soprattutto quella alla pena capitale, ma anche alle contromisure chieste recentemente da una vasta maggioranza dei 290 parlamentari iraniani, che vuole inasprire la repressione dei movimenti di protesta, utilizzando la legge della rappresaglia contro i "nemici di Dio" e riferendosi agli autori delle "rivolte" che stanno scuotendo il Paese dalla morte di Mahsa Amini. I ministri degli Esteri dell'Unione europea hanno deliberato favorevolmente sulle nuove sanzioni all'Iran: in aggiunta a quelle già approvate in ottobre, viene varato un secondo pacchetto con misure restrittive per altri individui, in base al nuovo regime sanzionatorio Ue per la tutela dei diritti umani.

L'alto rappresentante degli affari esteri dell'Unione Europea Josep Borrell (Photo by John THYS / AFP)

Ma a prendere posizione è anche Consiglio Onu per i diritti umani, che ha annunciato che terrà una sessione urgente, a fine mese, per trattare la questione della dura repressione delle proteste anti-governative nella Repubblica Islamica. Il 24 novembre, il più alto organismo delle Nazioni Unite in materia terrà quindi una sessione speciale sul "deterioramento della situazione dei diritti umani" nello Stato. La decisione arriva dopo che gli ambasciatori tedesco e islandese presso le Nazioni Unite a Ginevra hanno presentato una richiesta in tal senso, la settimana scorsa. Il sostegno di 16 dei 47 membri del Consiglio è necessario per convocare una sessione speciale al di fuori delle tre regolari che si tengono ogni anno. Finora, 44 Paesi, inclusi 17 membri del Consiglio, hanno sostenuto l'appello. Almeno 326 persone sono state uccise nella repressione delle autorità nazionali, secondo i dati aggiornati sabato scorso dall'Ong Iran Human Rights (IHR), che ha sede a Oslo; tra le vittime "43 bambini e 25 donne, sono state uccise dalle forze di sicurezza durante le proteste in tutto il Paese" nate dopo la morte della 22enne a causa delle percosse ricevute quando era in custodia alla polizia per la morale. L'organizzazione precisa inoltre che si tratta di un numero "minimo", aggiungendo che non ha tenuto conto di "un gran numero di morti segnalate" che sta ancora verificando. Oltre alle condanne e alle uccisioni, sono state incriminate quasi 800 persone per il loro coinvolgimento nei "recenti disordini" nelle province di Hormozgan, Isfahan e Markazi. Secondo i dati forniti dalla magistratura iraniana, dall'inizio delle proteste sono state mandate a giudizio più di duemila persone, la metà delle quali a Teheran. Le organizzazioni per i diritti umani all'estero hanno riferito di quindicimila arresti, numero negato però dalle autorità della Repubblica.