Energie rinnovabili: il decreto c’è ma le associazioni ambientaliste storcono il naso

Secondo il disegno di legge che entrerà in vigore entro pochi mesi, spetta agli enti regionali individuare le aree idonee per accogliere pannelli fotovoltaici e pale eoliche

di DOMENICO GUARINO -
23 giugno 2024
Pale eoliche

Pale eoliche

Mancano 180 giorni dall'entrata in vigore del decreto. È il lasso di tempo che hanno a disposizione le Regioni e le province autonome per individuare le aree idonee per accogliere impianti di energie sostenibili, ovvero pannelli fotovoltaici e pale eoliche. Il testo finale del Decreto rinnovabili, che ha ottenuto il semaforo verde dalla Conferenza Stato-Regioni lo scorso 7 giugno, accorda dunque agli enti locali una maggior autonomia rispetto alla bozza originaria.

Tutto bene quel che finisce bene, visto che erano stati proprio gli enti locali a chiedere un maggiore ascolto e la possibilità di gestire in autonomia il processo di transizione?

“Così frenata l’adozione delle rinnovabili”

Mica tanto, visto che le proteste non mancano. In particolare da parte delle associazioni ambientaliste preoccupate proprio dall’ampia discrezionalità che viene concessa alle regioni, e dal fatto che così di determinano criteri disomogenei a livello nazionale, introducendo una fascia di rispetto da siti tutelati o di particolare pregio, che può arrivare fino a 7 chilometri. Inoltre il decreto, denunciano, è retroattivo e mette a rischio l'iter autorizzativo delle aree già individuate, e dunque lo sviluppo delle rinnovabili del nostro Paese anziché dargli slancio. 

Secondo Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento FREE: “Già oggi siamo fuori rotta rispetto alle previsioni del Piano nazionale integrato energia e clima, che peraltro continua a non tenere in conto gli obiettivi del Repowereu – cioè il piano dell’Ue volto ad accelerare la transizione verso l’energia pulita –. Ora con il Decreto agricoltura e l’accordo tra Mase e regioni sul decreto aree idonee, invece di avere un’accelerazione assisteremo ad una brusca frenata delle rinnovabili. Un duro colpo verso la piena attuazione della transizione energetica pulita e rinnovabile”.

Le proteste delle associazioni ambientaliste

Anche Greenpeace, Legambiente e WWF, in una nota congiunta, criticano il provvedimento proprio perché “Il quadro autorizzativo per le rinnovabili diventa ancor più complicato, senza una cornice di principi omogenei capaci di indirizzare la successiva attività di selezione delle aree, da effettuarsi con leggi regionali. L’esito di questo percorso saranno leggi regionali disomogenee, che complicheranno ulteriormente il quadro regolatorio per le rinnovabili, già messo a durissima prova”.

Giudizio negativo sul decreto arriva pure dall’associazione delle imprese dell’eolico, l’Anev: il provvedimento “è largamente inadeguato a raggiungere gli obiettivi che si pone (80 Gw di nuove rinnovabili)” e “risulta essere un ostacolo” per “definire canali preferenziali e spediti per i processi autorizzativi richiesti dall’Europa”.

Cosa prevede il decreto 

Scendendo nel dettaglio, sono considerate non idonee "le superfici e le aree che sono ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela”. La norma recepisce il divieto, imposto dal recente decreto Agricoltura, di installare pannelli solari a terra sui terreni agricoli. Il decreto indica agli enti locali una serie di criteri per individuare o escludere l’idoneità delle aree: esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici. Invita quindi a privilegiare “l’utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, nonché aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica, e verificando l’idoneità di aree non utilizzabili per altri scopi, ivi incluse le superfici agricole non utilizzabili”.

Sono esclusi da tutti i nuovi vincoli le rinnovabili già esistenti e i loro rifacimenti. Infine, il decreto fissa per ogni regione gli obiettivi di nuova potenza rinnovabili anno per anno, dal 2021 al 2030, per arrivare all’obiettivo complessivo del Pniec di 80 Gw di nuova potenza installata al 2030. In caso di inadempienza, il governo può intervenire con poteri sostitutivi.

Soddisfatto il ministro dell’ambiente Pichetto Fratin: “Abbiamo sbloccato un decreto lungamente atteso, un nuovo tassello verso la decarbonizzazione”. Infine, per la governatrice della Sardegna, Alessandra Todde, che ha guidato la commissione tecnica delle regioni sul dossier, “da oggi non ci saranno più autorizzazioni che passeranno sopra la nostra testa. Qualsiasi autorizzazione verrà decisa e data dagli uffici della Regione, chiaramente sentendo i Comuni e i territori”.