Il poeta del mare, Carmelo Isgrò: il biologo marinaio a pesca di plastica

Ha fondato il MuMa dopo aver trovato, a largo delle Eolie, un capodoglio impigliato nelle reti illegali. Fotografo subacqueo, porta avanti iniziative di sensibilizzazione della cittadinanza sull'inquinamento

di GUIDO GUIDI GUERRERA
21 luglio 2023

2 la plastica di siso

Il mare di Capo Mylae è sempre quello: profondo, misterioso e dall’intenso blu cobalto. Lo stesso che nel 260 a.C. gli eserciti di Cartagine e Roma avevano solcato con le loro navi per darsi battaglia in una delle prime guerre puniche. Roma aveva riportato in quella occasione la sua prima vittoria e il nome di Mylae era stato inciso nella pietra e consegnato alla storia eterna. Quelle acque, che lasciano immaginare leggende, meraviglie sbalorditive e incredibili storie di mare, bagnano Milazzo, una città in provincia di Messina da sempre molto attiva per le tante iniziative turistiche e gli interessanti progetti culturali volti a dare slancio e visibilità oltre gli stessi confini del territorio siciliano.

Il MuMa e la salvaguardia delle specie rare

In prima linea sulla scia di questo indirizzo si evidenzia il Museo del Mare, il MuMa come il suo acronimo sintetizza: una recente realtà di straordinario interesse nata per volontà del biologo Carmelo Isgrò, figura ormai popolare anche tra il grande pubblico della televisione per aver preso parte a diverse trasmissioni specialistiche.
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Lo scheletro di Siso all'interno del MuMa, il Museo del Mare di Milazzo

Il professor Isgrò, impegnato da molto tempo nell’opera di salvaguardia di specie rare in difficoltà e convinto protettore del mare, è noto per aver recuperato sei anni fa, a largo delle Isole Eolie, il corpo di un capodoglio di dieci tonnellate, rimasto impigliato nelle reti dei pescatori di frodo, nel cui stomaco era stata rinvenuta oltretutto una incredibile quantità di plastica. In segno di affetto gli avevano dato il nome di Siso, proprio quando su istruzioni dello scienziato siciliano era stato deciso di ricostruirne lo scheletro per farlo conoscere ai tanti visitatori del Museo del Mare, allestito all’interno dell’antico castello di Milazzo.

Carmelo Isgrò, un lupo di mare

Gli ambiti di interesse di Carmelo non si contano: è membro del Comitato Tecnico Scientifico del Museo della Fauna dell’Università di Messina, è un riconosciuto professionista della fotografia subacquea oltre ad essere esperto di immersione con le bombole, con all’attivo diversi record in ambito internazionale, ma è anche abile istruttore della navigazione a vela. Un vero 'lupo di mare' con l’anima semplice e un po’ rustica del marinaio, quello che non ama perdersi in chiacchiere e bada al sodo, con nello sguardo l’infinito e la sconfinata bellezza di mille orizzonti, perché a sedurlo è l’esplorazione, l’andare sempre oltre. Paladino del suo mare e di tutti i mari del mondo, Isgrò si fa spesso promotore di campagne per la raccolta della plastica nelle spiagge coinvolgendo semplici cittadini e importanti associazioni.
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Carmelo Isgrò ha attraversato lo Stretto di Messina con una zavorra di plastica attaccata

E pur di sensibilizzare l’opinione pubblica non esita a rischiare in prima persona: decide di attraversare a nuoto lo Stretto di Messina trascinandosi dietro una provocatoria zavorra di plastica e realizza un viaggio a impatto zero fino alle Eolie con una barca a vela senza cabina, né motore… solo e libero, sulle ali del vento. La conquista della felicità assoluta di un uomo abituato a scrutare lontano, mai sazio di quel mare d’azzurro che come un incantesimo lo stringe fatalmente in un legame eterno, forte come un patto tra padre e figlio. Carmelo, come definirebbe il suo rapporto con il mare? "Vitale e indissolubile. Sono nato e cresciuto a Milazzo, una città di mare, la mia Itaca. Ricordo che la mia classe delle scuole elementari aveva enormi finestre sul mare. Da quando sono nato l’ho sempre vissuto come un elemento imprescindibile della mia vita. Mi piace viverlo in tutte le sue forme: navigarlo con la barca a vela (sono istruttore FIV), esplorarlo sott’acqua in immersione con le bombole o in apnea (sono istruttore subacqueo e sono proprietario di un Diving). Amo la fotografia subacquea per portare in superficie e condividere con tutti le meraviglie che vedo sott’acqua". Cosa rappresenta per lei la ricostruzione del capodoglio Siso? È il pezzo centrale del suo museo o piuttosto simbolo di un monito preciso? "Quando il Capodoglio arrivò lungo le rive della mia città, anche se privo di vita, mi 'chiese' di portarlo in un luogo sicuro, di non far cadere la sua morte nell’oblio rendendola vana, di ricostruire le sue ossa riposizionando la plastica che ho trovato nella sua pancia e la rete illegale che l’ha ucciso nella coda. Ho raccolto la sua muta richiesta di costruire attorno a lui un museo che avesse la finalità di smuovere la generale sensibilità e facesse nel contempo prendere coscienza degli impatti antropici sull’ambiente".
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Carmelo Isgrò davanti allo scheletro ricostruito di Siso, un capodoglio trovato a largo delle Isole Eolie con in pancia un'enorme quantità di plastica

Si è da sempre sentito uomo di mare? “Si, sono un marinaio e un subacqueo da quando avevo appena sei anni. Sin da bambino ho fatto regate veliche, perfetta palestra per imparare velocemente le arti marinare. Passavo i miei pomeriggi a nuotare con maschera e boccaglio alla scoperta dei tesori subacquei che mi hanno sempre affascinato. Il mare, che per me ha tutta la forza di una divinità da onorare, ha plasmato la mia mente e la mia esistenza: non potrei immaginare una vita lontano dallo sciabordare delle onde". In diverse occasioni ha sottolineato l’importanza della formazione scolastica dei ragazzi. Ha trovato in loro più attrazione romantica per la sua attività o speciale attenzione per le tematiche legate all’ambiente e al suo degrado? "Rivedo nei ragazzi la stessa voglia di amare e vivere il mare che avevo io alla loro età. Inoltre oggi si parla molto di più della sua salvaguardia. Sono fermamente convinto che attraverso i ragazzi riusciremo a plasmare anche 'i grandi'. Vedo che sono affascinati dalle storie marinare che gli racconto e credo che conoscenza e rispetto per il mare, intimamente legati tra loro, siano il diretto effetto dell’amore per la natura e la vita". Con il recupero del capodoglio impigliato nelle reti dei pescatori di frodo, lei ha aperto di nuovo quel vaso di Pandora che la criminalità tiene sempre ben tappato… "La rete illegale che ha ucciso il capodoglio Siso è la 'Spadara', chiamata anche 'rete della morte', dichiarata fuorilegge dalla Comunità europea già dal 2002. La realtà è che la gente per difetto di informazione è spesso tenuta all’oscuro di tutto: meno si conosce e più si può agire indisturbati. Siso ha gettato in fondo al mare il tappo del vaso di Pandora ed ora non è più possibile richiuderlo". Ha avuto mai problemi personali a causa del suo impegno? "Non fa piacere vedersi smontare un sistema di pesca che rende centinaia di migliaia di euro. Perciò che qualcuno si sia arrabbiato ritengo faccia parte del gioco. Naturalmente io continuo imperterrito per la mia strada, che è quella di mostrare con l’esempio la via della legalità e di un più alto grado di sensibilità nei confronti di certe tematiche".
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Il salvataggio di una tartaruga

Sa certamente che il fondale dello stretto di Messina detiene il record mondiale di rifiuti nei suoi fondali. Un primato poco lusinghiero… "L’abbandono dei rifiuti nei torrenti è il motivo principale per cui, con le prime piogge e il conseguente trascinamento a valle, vanno a finire fatalmente in mare. Se questa mentalità non viene scardinata sarà difficile cambiare. Ho impressione che un certo mutamento delle cose possa essere già in atto e questo sarebbe un buon inizio per essere ricordati nel futuro quali artefici di un significativo e sorprendente cambio di rotta". I siciliani di oggi sono più inclini rispetto al passato a una cura maggiore dell’ambiente in cui vivono? “Assolutamente si. Questo perché si sono accorti di vivere in una terra bellissima, da lasciar scoprire ai turisti e proprio per questo motivo da mostrare sempre nella sua immagine migliore. Senza dubbio chi ha deciso in modo speciale di vivere dell’attività turistica è tenuto ad avere un occhio particolarmente attento a questo aspetto". Quale messaggio intende lanciare il Museo del Mare? “Il MuMa è un museo unico nel suo genere, un viaggio spirituale per riscoprire l'armonia tra uomo e mare attraverso arte e scienza. Si occupa di protezione ed educazione ambientale, con un messaggio volto a sensibilizzare soprattutto i più giovani alla tutela e salvaguardia del mare". Che tipo di obiettivi intende raggiungere mediante le giornate dedicate alla raccolta della plastica e chi riesce a coinvolgere? “Far comprendere come le immondizie che troviamo in spiaggia potrebbero essere proprio il risultato di quanto abbiamo utilizzato. Quindi ritengo necessario spingere la gente a ridurre il consumo di plastica usa e getta, invitando comunque ciascuno a smaltire correttamente i rifiuti". Ci vuole raccontare un aneddoto che sia significativo per i nostri lettori? “Mi è capitato una volta che dei genitori si fossero arrabbiati con me per aver sensibilizzato i loro figli su certi argomenti. A quanto pare non gli permettevano più di utilizzare bicchieri di plastica e piatti usa e getta neppure di mangiare 'il bianchetto', da noi chiamata 'la neonata', ovvero il novellame del pesce azzurro. Si tratta di specie importanti ,alla base della catena alimentare del mare, il cui consumo crea non pochi problemi all’ecosistema. Il fatto che i giovani stiano acquisendo una diversa, nuova sensibilità mi rende molto speranzoso: forse saranno proprio le generazioni future a salvare il nostro pianeta".
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Isgrò porta avanti iniziative di raccolta di plastica e di sensibilizzazione della cittadinanza

Lei ha anche attraversato a nuoto lo Stretto. Ha avuto mai paura? “Sì. Ho avuto decisamente paura che qualche squalo potesse avvicinarsi ed essere attaccato dall’uomo, vero grande killer dei mari. Nel mondo, ogni anno vengono uccisi fino a 100 milioni di squali dall’uomo. Sono loro a dove aver paura di noi, non il contrario, come certa cattiva informazione vuol farci credere". Ritiene, e si auspica, che tanti giovani possano intraprendere la sua stessa strada? “Già lo fanno, per fortuna. Tanti miei piccoli colleghi sono attivissimi sui social a proposito delle tematiche ambientali e lo fanno molto meglio di me! Mi hanno perfino attivato TikTok insegnandomi a usarlo bene, in modo che possa in qualunque momento continuare a fare divulgazione assieme a loro!". Carmelo, lei è uno scienziato, eppure sembra ispirato da qualcosa di superiore, da un intento che guarda oltre… “Mi limito a osservare il mondo che mi circonda cercando di viverlo con maggior naturalezza possibile. Proteggere qualcosa che si ama è la cosa più naturale che esista. E’ la bellezza del mare che mi ispira". Adesso ha dato vita nella sua Milazzo a qualcosa di unico, di stupefacente. Eppure se dovesse prendere il largo in direzione ignota dove le piacerebbe approdare? “Mi piacerebbe fare un giro del mondo, ecologico e ad impatto zero, in barca a vela per esplorare tutte le bellezze, le sfide ma anche le insospettate fragilità del nostro Mare. Sono quindi alla ricerca di qualcuno che possa aiutarmi a realizzare questo ambizioso progetto che ,su tutti, è il mio più grande sogno".