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Meduse anti-inquinamento, il loro muco combatte le microplastiche

Il progetto GoJelly propone un approccio innovativo che porterà ad avere meno particelle di materiale di scarto negli oceani: "Questa sostanza agisce come una rete"

di DOMENICO GUARINO -
14 aprile 2023
Dalle meduse la soluzione per pulire il mare dalla plastica

Dalle meduse la soluzione per pulire il mare dalla plastica

Le conosciamo come quegli esserini che popolano - spesso secondo le nostre percezioni, in maniera nefasta - le spiagge che frequentiamo, rovinandoci le vacanze. In realtà le meduse sono molto di più e oltre ad avere un ruolo fondamentale nell’ecosistema, potrebbero addirittura rivelarsi un alleato straordinario nella lotta all’inquinamento del mare. Soprattutto per combattere le microplastiche. Questo è almeno l’intento del progetto “GoJelly – A gelatinous solution to plastic pollution” che punta, come letteralmente asserito dai responsabili, a “sviluppare, testare e promuovere una soluzione gelatinosa all’inquinamento da microplastica sviluppando un prototipo di filtro in microplastica TRL 5-6 (GoJelly) per utilizzo commerciale e pubblico, dove la principale materia prima è il muco di meduse”.

Come? Beh è presto detto: quando sono sotto stress, le meduse secernono del muco che forma degli strati riproduttivi sulla loro superficie esterna. "Questo muco contiene una struttura proteica che agisce come una rete, intrappolando e filtrando le micro e nanoplastiche", Jamileh Javidpour, professore associato presso la University of Southern Denmark. Il suo gruppo di ricerca ha selezionato due specie, la medusa nomade e la medusa quadrifoglio, come quelle più promettenti per sviluppare i biofiltri grazie alla quantità e alla qualità del muco che producono. Entrambe formano spesso grandi fioriture nella regione mediterranea. Per costruire i filtri - spiega il bollettino scientifico dell’Ue Cordis - le meduse vengono raccolte con una rete e poi trasferite in un imbuto dove secernono il muco. Poi il muco raccolto viene liofilizzato e inserito in un dispositivo filtrante di forma cilindrica in cui lo strato di muco essiccato è mantenuto in posizione da uno strato di sabbia. Non solo, i sottoprodotti della biomassa GoJelly diventando anche una nuova e preziosa risorsa in quanto, secondo i ricercatori, possono essere trasformati per l’alimentazione umana o per il mangime per l’acquacoltura, usate come fertilizzante agrobiologico per l’agricoltura biologica o per estrarre collagene per prodotti cosmetici.
Le meduse per combattere l'inquinamento da plastica dei mari

Le meduse per combattere l'inquinamento da plastica dei mari

Gli attori del consorzio GoJelly, che è coordinato dalla Syddansk Universitet danese e di cui fa parte anche il nostro Cnr oltre alla cooperativa Sanpietro sono convinti che “questo approccio innovativo alla fine porterà a meno plastica negli oceani, domanda locale (e quindi prezzi competitivi) per materia prima delle meduse per soddisfare il “bisogno di muco” da parte degli sviluppatori di filtri e, a sua volta, più posti di lavoro per i pescatori commerciali in bassa stagione”. Funzionerà? I ricercatori cono ottimisti. Mentre infatti gli impianti di trattamento delle acque reflue sono già ben attrezzati per rimuovere le particelle più grandi, le attuali tecniche di filtraggio non sono all’altezza di rimuovere le più piccole particelle di microplastiche e nanoplastiche. “Gli studi di laboratorio hanno dimostrato che il muco di medusa è il candidato perfetto per colmare questa lacuna, dimostrando un’efficienza quasi del 100 % nel legarsi alle particelle più piccole", osserva Javidpour. Intanto i prototipi di prodotti GoJelly sono stati testati e dimostrati in Norvegia, nel Baltico e nel Mediterraneo da diversi stakeholders, compresi i pescatori e i partner del settore.

Cosa sono le microplastiche e dove si trovano

Le microplastiche e dove si trovano nel sale, nella birra, nella frutta e verdura fresca e nell’acqua potabile. Le particelle volatili possono fare il giro del mondo in pochi giorni e precipitare dal cielo, come la pioggia. Le spedizioni in alto mare per stimare l’entità delle microplastiche nell’oceano producono numeri incomprensibili che si sono moltiplicati nel corso del tempo, mentre ogni anno tonnellate di rifiuti plastici finiscono in mare e si disgregano. Nell’ultimo conteggio, risalente all’anno scorso, gli scienziati giapponesi dell’Università di Kyushu hanno stimato la presenza di 24.400 miliardi di frammenti di microplastiche negli strati più superficiali degli oceani, l’equivalente di circa 30 miliardi di bottiglie da mezzo litro – un numero difficile anche da immaginare.