Le immagini del satellite Modis della Nasa non lasciano dubbi: in data 12 settembre 2024 l'estensione della vegetazione nella macroregione del Sahara risulta chiaramente aumentata nelle zone del Niger e del Ciad, nel Sahara meridionale. Ed è ancora più rigogliosa appena sopra l'equatore nella Repubblica Centrafricana. Insomma: il Sahara, sinonimo da che mondo è mondo di aridità e desolazione, sta diventando sempre più verde!
I motivi alla base del fenomeno
Come mai? Secondo gli scienziati due sono le cause di questo fenomeno: un afflusso anomalo di pioggia negli ultimi anni e alterazioni nell'ecosistema della regione. Quindi, da una parte un trend che vede precipitazioni in aumento in aree dove le piogge, storicamente, non dovrebbero superare i 25 mm all’anno, come riporta anche il Climate Prediction Center della Noaa, l'agenzia governativa statunitense che si occupa di previsioni meteorologiche e del monitoraggio delle condizioni oceaniche e atmosferiche, i cui dati ci dicono che in questa porzione di Globo le precipitazioni sono aumentate del 400% rispetto alla media.
E poi, naturalmente, il cambiamento climatico, che si fa sentire sulla "zona di convergenza intertropicale”, ovvero quell'area del pianeta situata in prossimità dell'equatore dove si ha la convergenza degli alisei (cioè dei venti) dell'emisfero boreale e dell'emisfero australe e la risalita di masse d'aria calda, che provocano instabilità atmosferica con piogge e temporali.
A quanto risulta, questa zona di convergenza intertropicale tende a spostarsi più a nord. E, stando a quanto sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Nature a giugno 2024, tale spostamento della fascia intertropicale potrebbe essere sempre più frequente nei prossimi due decenni. In concreto, questa fascia è solita migrare a Nord dell'equatore nei mesi estivi dell'emisfero settentrionale e abbassarsi a sud dell'equatore durante i mesi caldi dell'emisfero meridionale. Da almeno metà luglio la zona si è spostata più a Nord del solito, scatenando tempeste nel Sahara meridionale che hanno investito parti del Niger, del Ciad e del Sudan.
Le conseguenze
Potrebbe sembrare una buona notizia, ma non è del tutto così. Come scrive l’Unicef, si stima che quest'anno le gravi inondazioni che hanno colpito duramente dalla Liberia alla Nigeria, passando per il Mali, il Niger e il Ciad, abbiano creato enormi disagi a circa 4 milioni di persone, molte delle quali bambini, “sfollando almeno 500mila persone e distruggendo più di 300mila case”. Anche il Sudan è stato colpito da inondazioni a fine agosto, che hanno provocato la morte di almeno 132 persone e distrutto più di 12mila case. Sotto osservazione anche le dighe con il timore che eventuali rotture portino a sfollamenti ancora maggiori. Come accaduto nel Nordest della Nigeria, dove lo scoppio di una diga ha portato all’allagamento del 40% della città di Maiduguri, colpendo fino a 200mila persone.
Il Sahara? Non solo deserto, ma anche una pianura verdeggiante
Va detto comunque che secondo alcuni studi ben accreditati, il Sahara cambi radicalmente aspetto ogni 20.000 anni, trasformandosi da un deserto in una pianura verde e viceversa. In particolare, una ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances, i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) sui depositi delle polveri che ha permesso di ricostruire la storia del clima di quest'area negli ultimi 240.000 anni, sembra indicare che che tali trasformazioni possano essere dovute ai cambiamenti dell'inclinazione dell'asse terrestre, che periodicamente modificano il modo in cui la Terra riceve i raggi del Sole.
Quindi, quando la Terra è inclinata per ricevere la massima luce solare estiva, l'aumento del calore solare intensifichi l'attività dei monsoni nel Nord della regione sahariana, rendendola più umida e più verde. Quando invece l'asse del pianeta si sposta su un angolo che riduce la quantità di luce solare in arrivo sul Nord Africa, l'attività dei monsoni nella regione si indebolisce, producendo un clima più secco
A supporto di questa tesi ci sono anche numerose testimonianze iconografiche: molte pitture rupestri primitive e i tanti fossili scoperti indicano come il Sahara in passato sia stato un'oasi verdeggiante, in grado di nutrire popolazioni consistenti. Tornerà ad essere così anche nel prossimo futuro?