Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Senza categoria » Venezia 79, Caso Braibanti secondo Gianni Amelio: “Una grande storia d’amore tra un uomo e un ragazzo”

Venezia 79, Caso Braibanti secondo Gianni Amelio: “Una grande storia d’amore tra un uomo e un ragazzo”

Il regista presenta "Il Signore delle Formiche", film sul processo del '68 che ufficialmente condannò lo studioso per plagio, ma in realtà perché omosessuale

Barbara Berti
6 Settembre 2022
Una scena del film "Il Signore delle formiche"

Una scena del film "Il Signore delle formiche"

Share on FacebookShare on Twitter

Una storia (vera) di discriminazione e coraggio. E’ “Il Signore delle formiche”, il film di Gianni Amelio sul caso di Aldo Braibanti, poeta omosessuale condannato dopo un processo per plagio alla fine degli anni Sessanta. Il film, in concorso alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia (e nelle sale dall’8 settembre) è scritto dallo stesso Amelio con Edoardo Petti e Federico Fava, e interpretato da Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco e Leonardo Maltese.

Luigi Lo Cascio nei panni di Aldo Braibanti (Instagram)
Luigi Lo Cascio nei panni di Aldo Braibanti (Instagram)

La pellicola ripercorre, ovviamente reinterpretandola, la vicenda umana dello scrittore, poeta, entomologo e intellettuale piacentino Aldo Braibanti, vittima nel 1968 di quello che fu definito il “Caso Braibanti”, terminato con l’accusa di plagio psicologico di un giovane da parte di Braibanti e alla condanna di quest’ultimo a nove anni di carcere, che in appello diventarono sei. Ma quel doloroso processo non fu solo un caso giudiziario perché fu un caso politico e soprattutto un riferimento cruciale per l’abrogazione del reato di plagio, tredici anni dopo.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Gianni Amelio (@gianniamelio_official)

 

Nei panni di Braibanti c’è uno straordinario Luigi Lo Cascio, condannato con l’accusa di plagio psicologico, cioè per aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne, Ettore Tagliaferri (interpretato dall’attore esordiente Leonardo Maltese). In realtà tra i due c’era una relazione omosessuale. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché “guarisse” da quell’influsso “diabolico”. Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal Codice penale. Ma in realtà era servito per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni genere, i fuorilegge della norma. Prendendo spunto da fatti realmente accaduti, il film racconta una storia a più voci, dove, accanto all’imputato, prendono corpo i famigliari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più distratta o indifferente. Solo un giornalista (che ha il volto di Elio Germano) s’impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.

Il cast del film "Il Signore delle formiche" (Instagram)
Il cast del film “Il Signore delle formiche” (Instagram)

Una tematica sempre attuale

Dopo “Hammamet” che vide una delle migliori interpretazioni di Pierfrancesco Favino nei panni di Bettino Craxi, Amelio ci porta ancora alla scoperta del passato del nostro Paese, questa volta negli anni Sessanta, in un passato che sembra dialogare in maniera piuttosto esplicita con un presente dove, sebbene si siano fatti innumerevoli passi in avanti rispetto a queste tematiche, restano in primo piano nelle principali notizie di cronaca.

Il regista Gianni Amelio si dice felice dell’opera. “Forse è la cosa più bella che ho fatto. Può capitare che facendo un film ci siano delle fragilità che emergono, fragilità che professionalmente non ho, ma umanamente sì. Ho scoperto in Braibanti un lato simile, ho vissuto una storia d’amore molto tormentata durante il film, forse il film si è giovato di questo mio tormento, io ho scoperto le stesse fragilità di Aldo e forse ha giovato al film ma non a me. Penso di avere dato il massimo e amo questo film. Braibanti si è innamorato ed è stato chiuso in un carcere e anch’io mi sono innamorato e sono chiuso in un carcere mio”. Ma il film va oltre i fatti di cronaca. “E’ limitativo dire che questo sia un film sul caso Braibanti, in realtà è una grande storia d’amore tra un uomo e un ragazzo, autobiografica” sottolinea Amelio.

Luigi Lo Cascio è il protagonista del film "Il Signore delle formiche" (Instagram)
Luigi Lo Cascio è il protagonista del film “Il Signore delle formiche” (Instagram)

L’attore Luigi Lo Cascio, invece, si sofferma sulla figura di Braibanti. “E’ un personaggio enigmatico che ha dei punti che sembrano in contrasto tra di loro, una sproporzione tra la grandezza e la sicurezza e la certezza che ha all’interno del suo campo d’azione che è l’arte e le sue fragilità nella relazione d’amore. Un uomo che ha idee molto chiare sulla sua innocenza, ma che quando deve dire la sua e contrapporsi ai suoi accusatori sceglie il silenzio, questo silenzio enigmatico mi ha molto colpito e le motivazioni mi hanno molto appassionato” spiega.

Per Elio Germano, che nel film è il giornalista de L’Unità che segue il processo, “il film mette in contrapposizione la passione di Braibanti che viene definita un plagio, chi fa il proprio lavoro con passione ha vita più difficile di chi lo fa per interesse personale, quindi è una riflessione molto contemporanea ed è anche la ragione del decadimento qualitativo del nostro Paese”. E sul tema, l’attore rilancia: “Questo è un momento in cui i diritti civili sono a rischio, ma le cose dobbiamo impegnarci in prima persona, ogni giorno, per cambiarle, non basta mettere una croce sulla scheda elettorale”.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Gianni Amelio (@gianniamelio_official)

L’omaggio a Emma Bonino

In un fotogramma del film appare Emma Bonino nella sua versione attuale, un omaggio che il regista ha voluto fare al partito Radicale che da sempre si è schierato in difesa di Braibanti. “Ho saputo da Bonino – spiega Amelio – che lei nel 1968 non faceva parte del partito Radicale, vi è entrata dopo. Avrei potuto trovare un sosia di Pannella, ma volevo raccontare la battaglia forte che i Radicali hanno fatto per Braibanti e per la società italiana. Il Partito Radicale è stato il partito che si è esposto di più e ha fatto cancellare nel 1981 il reato di plagio, e per rendere omaggio al loro impegno mi è sembrato più degno vedere Emma Bonino oggi che un sosia di Pannella”.

Sulle battaglie per i diritti civili di oggi, il regista non ha dubbi: “Sono ottimista, perché credo nell’intelligenza degli umani, perché non possiamo essere sempre, costantemente, masochisti. Fare harakiri tutti i giorni no. Quindi io non sapevo che il film uscisse durante un periodo di elezioni. Chi me lo avrebbe detto? Ma c’entra con i cervelli che andranno a votare. Io mi auguro che votino per migliorare le cose, ma migliorarle non solo economicamente. Siamo in un periodo in cui l’economia è allo sfascio, ma non pensiamo solo a quello. Pensiamo anche ai diritti civili, alla nostra libertà, al nostro bisogno di essere noi stessi”.

Potrebbe interessarti anche

Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia della Crusca
Lifestyle

Giustizia, il linguaggio corretto per la parità di genere

21 Marzo 2023
Nessun angolo della Terra è libero dall’inquinamento atmosferico (Ansa)
Scienze e culture

L’inquinamento atmosferico ricopre (quasi) tutta la Terra

23 Marzo 2023
L'attore Pedro Pascal (Instagram)
Spettacolo

Pedro Pascal, chi è il “daddy” della Generazione Z

19 Marzo 2023

Instagram

  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Una storia (vera) di discriminazione e coraggio. E’ “Il Signore delle formiche”, il film di Gianni Amelio sul caso di Aldo Braibanti, poeta omosessuale condannato dopo un processo per plagio alla fine degli anni Sessanta. Il film, in concorso alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia (e nelle sale dall’8 settembre) è scritto dallo stesso Amelio con Edoardo Petti e Federico Fava, e interpretato da Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco e Leonardo Maltese.
Luigi Lo Cascio nei panni di Aldo Braibanti (Instagram)
Luigi Lo Cascio nei panni di Aldo Braibanti (Instagram)
La pellicola ripercorre, ovviamente reinterpretandola, la vicenda umana dello scrittore, poeta, entomologo e intellettuale piacentino Aldo Braibanti, vittima nel 1968 di quello che fu definito il “Caso Braibanti”, terminato con l’accusa di plagio psicologico di un giovane da parte di Braibanti e alla condanna di quest’ultimo a nove anni di carcere, che in appello diventarono sei. Ma quel doloroso processo non fu solo un caso giudiziario perché fu un caso politico e soprattutto un riferimento cruciale per l’abrogazione del reato di plagio, tredici anni dopo.
 
Visualizza questo post su Instagram
 

Un post condiviso da Gianni Amelio (@gianniamelio_official)

  Nei panni di Braibanti c’è uno straordinario Luigi Lo Cascio, condannato con l’accusa di plagio psicologico, cioè per aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne, Ettore Tagliaferri (interpretato dall’attore esordiente Leonardo Maltese). In realtà tra i due c’era una relazione omosessuale. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché “guarisse” da quell’influsso “diabolico”. Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal Codice penale. Ma in realtà era servito per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni genere, i fuorilegge della norma. Prendendo spunto da fatti realmente accaduti, il film racconta una storia a più voci, dove, accanto all’imputato, prendono corpo i famigliari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più distratta o indifferente. Solo un giornalista (che ha il volto di Elio Germano) s’impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.
Il cast del film "Il Signore delle formiche" (Instagram)
Il cast del film "Il Signore delle formiche" (Instagram)

Una tematica sempre attuale

Dopo “Hammamet” che vide una delle migliori interpretazioni di Pierfrancesco Favino nei panni di Bettino Craxi, Amelio ci porta ancora alla scoperta del passato del nostro Paese, questa volta negli anni Sessanta, in un passato che sembra dialogare in maniera piuttosto esplicita con un presente dove, sebbene si siano fatti innumerevoli passi in avanti rispetto a queste tematiche, restano in primo piano nelle principali notizie di cronaca. Il regista Gianni Amelio si dice felice dell’opera. “Forse è la cosa più bella che ho fatto. Può capitare che facendo un film ci siano delle fragilità che emergono, fragilità che professionalmente non ho, ma umanamente sì. Ho scoperto in Braibanti un lato simile, ho vissuto una storia d’amore molto tormentata durante il film, forse il film si è giovato di questo mio tormento, io ho scoperto le stesse fragilità di Aldo e forse ha giovato al film ma non a me. Penso di avere dato il massimo e amo questo film. Braibanti si è innamorato ed è stato chiuso in un carcere e anch’io mi sono innamorato e sono chiuso in un carcere mio”. Ma il film va oltre i fatti di cronaca. “E’ limitativo dire che questo sia un film sul caso Braibanti, in realtà è una grande storia d’amore tra un uomo e un ragazzo, autobiografica” sottolinea Amelio.
Luigi Lo Cascio è il protagonista del film "Il Signore delle formiche" (Instagram)
Luigi Lo Cascio è il protagonista del film "Il Signore delle formiche" (Instagram)
L’attore Luigi Lo Cascio, invece, si sofferma sulla figura di Braibanti. “E’ un personaggio enigmatico che ha dei punti che sembrano in contrasto tra di loro, una sproporzione tra la grandezza e la sicurezza e la certezza che ha all’interno del suo campo d’azione che è l’arte e le sue fragilità nella relazione d’amore. Un uomo che ha idee molto chiare sulla sua innocenza, ma che quando deve dire la sua e contrapporsi ai suoi accusatori sceglie il silenzio, questo silenzio enigmatico mi ha molto colpito e le motivazioni mi hanno molto appassionato” spiega. Per Elio Germano, che nel film è il giornalista de L’Unità che segue il processo, “il film mette in contrapposizione la passione di Braibanti che viene definita un plagio, chi fa il proprio lavoro con passione ha vita più difficile di chi lo fa per interesse personale, quindi è una riflessione molto contemporanea ed è anche la ragione del decadimento qualitativo del nostro Paese”. E sul tema, l'attore rilancia: "Questo è un momento in cui i diritti civili sono a rischio, ma le cose dobbiamo impegnarci in prima persona, ogni giorno, per cambiarle, non basta mettere una croce sulla scheda elettorale".
 
Visualizza questo post su Instagram
 

Un post condiviso da Gianni Amelio (@gianniamelio_official)

L’omaggio a Emma Bonino

In un fotogramma del film appare Emma Bonino nella sua versione attuale, un omaggio che il regista ha voluto fare al partito Radicale che da sempre si è schierato in difesa di Braibanti. “Ho saputo da Bonino – spiega Amelio – che lei nel 1968 non faceva parte del partito Radicale, vi è entrata dopo. Avrei potuto trovare un sosia di Pannella, ma volevo raccontare la battaglia forte che i Radicali hanno fatto per Braibanti e per la società italiana. Il Partito Radicale è stato il partito che si è esposto di più e ha fatto cancellare nel 1981 il reato di plagio, e per rendere omaggio al loro impegno mi è sembrato più degno vedere Emma Bonino oggi che un sosia di Pannella”. Sulle battaglie per i diritti civili di oggi, il regista non ha dubbi: "Sono ottimista, perché credo nell'intelligenza degli umani, perché non possiamo essere sempre, costantemente, masochisti. Fare harakiri tutti i giorni no. Quindi io non sapevo che il film uscisse durante un periodo di elezioni. Chi me lo avrebbe detto? Ma c'entra con i cervelli che andranno a votare. Io mi auguro che votino per migliorare le cose, ma migliorarle non solo economicamente. Siamo in un periodo in cui l'economia è allo sfascio, ma non pensiamo solo a quello. Pensiamo anche ai diritti civili, alla nostra libertà, al nostro bisogno di essere noi stessi".
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto