Andrea Dianetti, a teatro “Non ci pensare”: l’ansia si cura (anche) con ironia

L’artista romano porta in giro per l’Italia un monologo per ridere e riflettere sulle piccole e grandi preoccupazioni della vita

di MARCO PILI
13 dicembre 2024
Andrea Dianetti, attore e conduttore romano, al teatro con "Non ci pensare"

Andrea Dianetti, attore e conduttore romano, al teatro con "Non ci pensare"

Attore, regista e conduttore televisivo, Andrea Dianetti è un artista a tutto tondo che ha lasciato il segno in ogni ambito in cui si è cimentato. Dalla sua partecipazione ad Amici di Maria de Filippi, dove ha raggiunto la seconda piazza nell’ex categoria degli “attori”, alle recenti conduzioni di programmi quali Miss Italia e lo Zecchino d’Oro, il performer capitolino ha conquistato nel corso di ogni apparizione i cuori di ogni pubblico al quale si è rivolto.

E, dopo alcune esperienze teatrali recitative, Dianetti ha deciso di rompere ancora una volta la quarta parete, tornando a calcare le tavole dei principali palcoscenici d’Italia con uno spettacolo (intitolato simbolicamente “Non ci pensare”) in grado di far riflettere spettatori e spettatrici, ma sempre col sorriso.

"Non ci pensare", il nuovo spettacolo teatrale di Andrea Dianetti
"Non ci pensare", il nuovo spettacolo teatrale di Andrea Dianetti

Da dove nasce l’idea di portare nei teatri uno spettacolo su ansia e salute mentale? “L’idea di fare uno spettacolo mio, dopo alcune esperienze teatrali nei primi anni 2000, nasce dal momento in cui facevamo i saluti, in cui andavo un po’ a braccio, oppure mentre conducevo un evento e dovevo improvvisare. In quegli attimi vivevo la mia soddisfazione massima, e mi è venuto il dubbio che ci fosse qualcosa in me che stessi in qualche modo sottovalutando.

E quindi, perché non fare uno spettacolo tutto mio? In un ambiente dove dipendiamo sempre dal giudizio degli altri, dal regista che ti sceglie, da un produttore che investe su di te, da un canale che ti vuole... perché non fare un qualcosa di indipendente?

Dopo questa decisione, però, è sopraggiunta l'ansia di non di non far ridere, di non trova qualcosa che fosse interessante o divertente, perché il mio scopo è quello di far divertire le persone. E a un cero punto mi sono detto: ‘ma se l'ansia è il motivo per il quale non so andare avanti, perché non parlare proprio delle ansie delle persone?’ L’ansia è il male del secolo moderno. È quella cosa che tutti viviamo quotidianamente, e in questo spettacolo ho scelto di raccontarla in modo che potesse essere fruibile da tutti”, ha rivelato l’attore.

Può rivelarci alcune battute del suo spettacolo, senza rovinare la sorpresa? “Lo spettacolo inizia con una domanda semplice: dove nasce l’ansia? Ci deve essere un momento in cui la nostra ansia è iniziata, in cui ha scelto di accompagnarci in forme diverse da quando siamo infanti a quando diventiamo adulti. Si passa così dall'ansia materna a quella adolescenziale, dall’ansia da prestazione alla paura dell'aereo. Poi ci sono le persone che non hanno paura, che vengono viste da ognuno di noi come dei supereroi.

Nel corso degli anni è sopraggiunta anche l'ansia alimentare: cosa mangiare, cosa non mangiare, la lotta ai grassi saturi e al colesterolo. Prima non ci importava niente delle etichette, adesso stiamo sempre attenti a tutte quelle che troviamo sui prodotti. Parliamo, ad esempio, dei ‘carboidrati di cui zuccheri’. Ad ogni spettacolo parlo di quanto sia infame quel ‘di cui zuccheri’. E come se una persona dicesse: ‘Amore, andiamo in vacanza 10 giorni alle Maldive. Di cui 5 con mia madre’. Ecco, quel ‘di cui 5 con mia madre’ è proprio il ‘di cui zuccheri’, quella cosa nascosta e subdola che va a rovinare tutto”.

In che modo ha deciso di voler combinare ansia e salute mentale con il far ridere le persone? Quali testimonianze ha ricevuto fino ad ora? “Il mio obiettivo è quello di solcare il detto ‘mal comune mezzo gaudio’. È giusto che chi ha necessità affronti un percorso con un professionista, mentre il mio tentativo è quello di far sentire le persone meno sole. Molte pensano che il problema sia solo loro, mentre è molto più comune di quanto possano pensare. Condividerlo con qualcuno non ti aiuta necessariamente a stare meno male, ma rende sicuramente le persone a sentirsi in compagnia di chi condivide la stessa ansia o problematica, ti aiuta a confrontarti con la persona di fianco e dire: ‘ma tu come la vivi questa cosa, come la affronti ogni giorno?’.

E, ad ora, il riscontro del pubblico è stato ottimo. Abbiamo già fatto numerosi sold out, ci possiamo definire felici. Ma ciò che mi è rimasto più impresso è stata la reazione di una ragazza che, al termine dello spettacolo, mi ha preso le mani e mi ha confidato di soffrire di una condizione di ansia che le ha reso molto difficile anche solo venire a teatro. Ma, nel corso del monologo, è riuscita a sentirsi più leggera, a ritenere più gestibile un qualcosa che la condiziona quotidianamente”.