Friends, Jennifer Aniston: "I giovani la giudicano una serie offensiva"

L'attrice 54enne, Rachel Green nella sit-com più famosa degli anni Novanta, commenta il cambiamento nei gusti degli spettatori: "Ora il compito dei comici è un po' difficile, bisogna stare molto attenti"

di MARIANNA GRAZI
31 marzo 2023
Una scena della popolare sit-com "Friends"

Una scena della popolare sit-com "Friends"

Il politically correct colpisce ancora: se in ambito letterario dopo Roald Dahl tocca ora ai gialli di Agatha Christie subire la censura di termini come "ebreo", "zingaro", "dal temperamento indiano", ritenuti razzisti, anche in tv le cose neon vanno meglio. Ai cosiddetti "sensitive readers" si affiancano infatti i "sensitive viewrs" che ritengono ad esempio un cult come "Friends" una serie offensiva. Parola di Jennifer Aniston.

Jennifer Aniston, 54 anni, in "Friends" era Rachel Green (FilmMagic)

Qualche settimana fa l'abbiamo vista commossa al fianco della collega e amica Courteney Cox, quando 'Monica' (tra i sei protagonisti della sit-com americana più famosa degli anni Novanta) aveva ricevuto la sua stella sulla walk of fame di Hollywood. Ora Aniston, che nella serie vestiva i panni di Rachel Green, in un'intervista all'Associated Foreign Press ha spiegato che le cose, negli ultimi tempi, sono molto cambiate.
 
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"Oggi essere comici è difficile. Bisogna stare attenti"

La 54enne ha recitato in commedie per quasi 30 anni, dal lancio di "Friends" sulla NBC nel 1994 all'imminente uscita del suo ultimo film su Netflix, "Murder Mystery 2", con Adam Sandler, e ha quindi avuto modo di vedere da vicino come sono cambiati i gusti degli spettatori nel corso dei decenni. Aniston sostiene infatti che "la commedia si è evoluta" così tanto che oggi è assai complicato essere divertenti. "Ora è un po' difficile, bisogna stare molto attenti, il che rende davvero arduo il compito dei comici, perché il bello della commedia è che prendiamo in giro noi stessi, prendiamo in giro la vita", ha spiegato l'attrice. "[In passato] potevi scherzare su un bigotto e farti una risata, era un isterico. Si trattava solo di educare il pubblico a capire quanto fossero ridicole le persone. E ora non ci è permesso farlo". "C'è un'intera generazione di persone, di ragazzi, che ora tornano a guardare gli episodi di 'Friends' e li trovano offensivi", ha aggiunto l'amata interprete di Rachel Green, ruolo che le è valso un Emmy, un Golden Globe e uno Screen Actors Guild Award. "C'erano cose che non erano intenzionali e altre... beh, avremmo dovuto pensarci bene. Ma non credo che ci fosse la sensibilità che c'è ora". E ha concluso: "Tutti hanno bisogno di divertimento! Il mondo ha bisogno di comicità! Non possiamo prenderci troppo sul serio. Soprattutto negli Stati Uniti. Siamo tutti troppo divisi".

Jennifer Aniston spiega come i nuovi gusti e la nuova sensibilità degli spettatori rendano difficile il lavoro dei comici

Mancanza di diversità

Negli ultimi anni "Friends" è stato oggetto sia di censure (in Cina, per presunte scene omosessuali) che di critiche per la mancanza di diversità nel cast. In passato ad esempio Lisa Kudrow era balzata agli onori della cronaca quando aveva detto che se lo show fosse stato mai riproposto o rinnovato, "non ci sarebbe stato un cast di soli bianchi". Parlando con il Daily Beast l'anno scorso, l'attrice che nella serie interpretava Phoebe Buffay, ha spiegato che la mancanza di diversità nello show era dovuta al fatto che i creatori di "Friends" David Crane e Marta Kauffman non avevano "alcun diritto" di raccontare storie di persone nere, data la loro provenienza. "Soprattutto per gli spettacoli, quando si tratta di commedie incentrate sui personaggi, si scrive ciò che si conosce. Non hanno il diritto di scrivere storie sull'esperienza di essere una persona di colore". Tutti e sei i protagonisti di "Friends" erano bianchi, e lo show ha avuto raramente attori di colore in ruoli di rilievo nel corso di 10 stagioni e 236 episodi. Lo scorso luglio proprio Marta Kauffman ha dichiarato di essere così "imbarazzata" e di sentirsi così "in colpa" per la mancanza di diversità nella serie da aver deciso di donare 4 milioni di dollari per creare la "Marta F. Kauffman '78 Professorship in African and African American Studies" alla Brandeis University, un programma che "sosterrà un accademico autorevole che si concentri sullo studio dei popoli e delle culture dell'Africa e della diaspora africana".