A volte nemmeno un divo si sente tranquillo quando recita sul set. E non per motivi di preparazione o bravura, ma per cause che, nonostante non abbiano a che fare con il copione, influiscono profondamente sulla prestazione in scena. L'attore Hugh Jackman ha dichiarato di essere stato "un disastro" durante le riprese del suo ultimo film, "The Son". La star di X-Men ha dichiarato alla BBC: "Mi sono reso conto di quanto fossi vulnerabile". L'attore 54enne, che nella pellicola diretta da Florian Zeller interpreta un avvocato di successo con un figlio adolescente (Zen McGrath) avuto da un precedente matrimonio, che soffre di depressione, ha spiegato che l'argomento del film e il ritorno sulle scene dopo l'assenza dal lavoro a causa dei lockdown per il Covid gli hanno infatti causato "ansia".
E poi suo padre è morto mentre stavano girando. "Non ha mai saltato un giorno di lavoro in vita sua", racconta Jackman, spiegando perché non si è preso alcun periodo di pausa per elaborare il lutto. "Ho immaginato cosa avrebbe detto lui; mi avrebbe detto: 'Vai a lavorare'". Ma nonostante la volontà di tenere questo enorme dolore fuori dal set, inevitabilmente la realizzazione di "The Son" è stata dura e la pressione si è fatta sentire. "Non mi descriverei come una persona in crisi, ma di certo lo sono stato durante questo film". Il divo australiano ha sofferto notti insonni mentre interpretava il ruolo di Peter, uno stacanovista con una nuova compagna e un bambino piccolo, ma anche un'ex moglie e il loro figlio adolescente con gravi problemi psicologici. Per questo ammette pubblicamente di farsi aiutare - ancora oggi - da un terapeuta, che lo ha supportato durante le riprese. I produttori del film hanno anche assunto degli psichiatri sul set nel caso in cui i membri del cast e della troupe avessero bisogno di parlare degli argomenti più sconvolgenti trattati nella pellicola. "Era la prima volta che vedevo una cosa del genere in un film", dice Jackman, "e la gente l'ha usata ed era necessaria". Mentre i coach per l'intimità sono diventati una consuetudine quando si girano scene di sesso, Jackman sostiene la necessità di un supporto anche per la salute mentale. "C'è una piccola parte del mio cervello, vecchia scuola, che pensa: 'Beh, sta a te risolverlo'. Se hai bisogno di andare da un medico, per qualsiasi motivo, per il tuo piede, per la tua salute mentale, sai, lo risolvi tu. Ma penso che sarebbe certamente un segnale forte da parte di un datore di lavoro che capire che prendersi cura dell'intera persona, non solo pagandola, ma occupandosi del suo benessere in tutte le sue forme è davvero, davvero importante". La See-Saw films, produttrice di "The Son", ha collaborato con la Film and TV Charity, che ha sviluppato una risorsa gratuita per tutto il settore , con l'obiettivo di abbattere lo stigma legato alla terapia nel cinema e nella televisione. Dall'indagine "Looking Glass 2021" dell'associazione è emerso infatti che nove persone su dieci che lavorano nel settore hanno avuto problemi di salute mentale. Hugh Jackman ha dichiarato che spera che "The Son" possa stimolare un dibattito su questi problemi, "di cui c'è urgente bisogno". "C'è una vera e propria mancanza di conoscenza, ignoranza e vergogna intorno all'argomento e penso che sia qualcosa che dobbiamo affrontare, molto, molto velocemente".Visualizza questo post su Instagram