Ivan Cotroneo: "Stop al gender gap nel mondo del cinema"

L'intervento, nell'ambito della festa di "Luce!", di uno dei membri del comitato scientifico del sito

di ILARIA VALLERINI -
27 novembre 2022
LUCE FIRENZE PALAZZO VECCHIO SALONE DEI 500 FESTA DI LUCE

LUCE FIRENZE PALAZZO VECCHIO SALONE DEI 500 FESTA DI LUCE

"Le rappresentazioni corrette riescono a spostare l'ago dell'opinione pubblica sulle diversità". Ne è convinto Ivan Cotroneo, membro del comitato scientifico di "Luce!" e ospite della festa a Palazzo Vecchio a Firenze. Ha dialogato sulle rappresentazioni della diversità nell'arte, cinema e spettacolo con la direttrice di Qn La Nazione Il Resto del Carlino Il Giorno Agnese Pini.

Ivan Cotroneo nel talk con Agnese Pini sul palco di "Dream Time" a Palazzo Vecchio (Fotocronache Germogli)

"Da sempre - dice Cotroneo - cerco di accendere un faro su realtà che non vengono raccontate, da 'Tutti pazzi per amore' alla 'Compagnia del cigno. Tanti sono i film che ho visto che mi hanno aperto gli occhi. Purtroppo lavoro in un mondo in cui il gender gap è orribile. Le registe sono al di sotto del 20% e le sceneggiatrici sono intorno al 15%. E' un retaggio del passato, di cui ci portiamo ancora oggi dietro i segni. Lo sguardo femminile è poco visto al cinema, un film su sei porta la firma di una regista. Ho lavorato molto su Rai 1 trattando temi di disabilità, malattie sessualmente trasmissibili, omosessualità con rappresentazioni corrette che aiutano a cambiare la visione dell’opinione pubblica attraverso uno sguardo reale su quel segmento di società prima rimasto nell'ombra".

I cliché nel mondo dello spettacolo

"Siamo ancora ancorati ai cliché che portano ad una rappresentazione errata delle diversità. Vedo anche molto sessismo nel mondo dell’intrattenimento. Io faccio il possibile e anche altri come me provano a mettere in scena rappresentazioni corrette come è accaduto con “Tutto chiede salvezza” che aiuta a sfidare i cliché come quelli sul femminile e sulla bellezza, duri da combattere perché sono interiorizzati. I cliché vendono ancora perché apparentemente la ripetizione di una rappresentazione del passato appare più rassicurante, anche se non trova riscontri reali nella società attuale". "Le mie speranze sono riposte nei giovani che sono più liberi e fuori dagli schemi di quanto lo eravamo noi alla loro età. Le mie paure invece sono legate a questo periodo di cambiamento in cui chi non è preparato all'inclusione potrebbe reagire opponendo una forte resistenza al cambiamento".