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Home » Lifestyle » Il mondo delle donne e le donne nel mondo: in quali condizioni possono essere felici? L’indagine

Il mondo delle donne e le donne nel mondo: in quali condizioni possono essere felici? L’indagine

Le società progrediscono solo se le donne stanno bene e hanno pari diritti. Ma qual è la condizione femminile reale nei vari angoli del pianeta? I dati ci parlano di un quadro a tinte fosche

Geraldina Fiechter
27 Febbraio 2022
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Ce l’aveva già suggerita Oriana Fallaci, sessant’anni fa, la domanda da farci quando analizziamo lo stato delle donne nel mondo: in quali condizioni possono essere felici? Partendo da qui, dal quel reportage ancora illuminante intitolato Il Sesso inutile, i numeri della discriminazione femminile acquistano corpo, senso, si svelano meglio. Perché una donna, per esempio, può essere felice con il velo, se è lei a deciderlo. Se non glielo impone una legge. E può essere infelice, tragicamente infelice se, pur libera di vestirsi come vuole e affermarsi sul lavoro, dipende da un compagno sbagliato o violento senza potersi ribellare. Senza indipendenza economica o senza un aiuto in famiglia. Lo faremo, questo viaggio, puntata dopo puntata. E possiamo spoilerare almeno un dato: la felicità delle donne ha ancora poco a che fare con il potere e molto con la libertà. Possiamo dire la stessa cosa degli uomini?

La pandemia ha rallentato l’avanzamento generale della condizione femminile nel mondo

Gli ultimi rapporti internazionali dimostrano che l’avanzamento delle donne è stato drasticamente rallentato dalla pandemia. Come è sempre accaduto, nei momenti di emergenza sono le donne a pagare il prezzo più alto. Perché costrette a lasciare il lavoro o, in condizioni di povertà, a raddoppiarlo, perché le condizioni di salute peggiorano, e perché in generale il carico psicologico e sociale di una comunità fragile ricade in gran parte su di loro. È un arretramento che le donne subiscono in ogni guerra sanitaria o militare, inclusa l’ultima scoppiata in Ucraina. L’indice sulla sicurezza delle donne ucraine era già mediamente bassa (1 su 2 non si sentiva sicura), pensate a quanto precipiterà se non solo vengono arruolate in massa, ma saranno esposte – come temono sentendo alcuni drammatici sos sui social  – a stupri e violenze da parte dei militari russi. Le guerre riazzerano tutti i passi avanti fatti in tema di diritti, e le donne, spesso, pagano anche con il corpo. Niente di nuovo purtroppo: la storia si ripete.

Le donne sono le prime vittime, dirette e indirette, delle guerre, sia sanitarie che militari

I dati sulle donne nel mondo: fotografia dall’alto

Per la fotografia dall’alto di questo primo viaggio fra le donne del mondo, prendiamo i dati del rapporto Onu 2021. Il panorama è cupo. Anche facendo la media fra i Paesi del nord Europa, dove il genere non fa la differenza, e quelli come Afghanistan e Pakistan, dove essere maschi, invece, può salvare la vita, i numeri sulla condizione globale femminile non sono lieti. Ecco alcuni dati.

  • Le donne hanno il 75% dei diritti in meno rispetto agli uomini.
  • 43 Paesi non hanno una legge per punire lo stupro commesso dal partner e più di 30 limitano il diritto delle donne a muoversi liberamente dalle proprie case.
  • In 20 Paesi del mondo – fra cui la Russia – sono ancora in vigore i matrimoni riparatori, con leggi che consentono agli stupratori di sposare la propria vittima per evitare procedimenti penali.
  • Dei circa 40 milioni di vittime di qualche forma di schiavitù (matrimoni forzati, traffico di esseri umani, lavoro sfruttato, schiavitù per debiti) più di 7 su 10 sono donne.

Se poi analizziamo la situazione partendo dai corpi in carne e ossa, allora i numeri – pensando soprattutto ai Paesi a basso e medio reddito – diventano coltelli.

  • Più di 200 milioni di ragazze e donne vivono con le conseguenze delle mutilazioni genitali e ogni anno altri 4 milioni rischiano la stessa pratica.
  • 650 milioni di donne sono state forzate a sposarsi prima dei 18 anni (12 milioni ogni anno).
  • La gravidanza e il parto sono le principali cause di morte fra le ragazze fra 15 e 19 anni.
  • Nonostante sia raddoppiato negli ultimi vent’anni il ricorso ai contraccettivi, circa 217 milioni di donne non ne hanno accesso.
  • Quasi 4 milioni di donne si sottopongono ogni anno all’aborto clandestino.

E chiudiamo questa prima carrellata con un numero che ci riguarda tutti, ricchi e poveri, nord e sud del mondo: il 58% delle donne uccise nel mondo sono vittime del partner (o di un membro della propria famiglia). Una mattanza: 137 al giorno. La pandemia, come dicevamo, ha aggravato la situazione delle donne in tutto il mondo. Secondo il report Woman, Peace and Security del 2021/2022, che monitora il benessere sociale ed economico delle donne, se dal 2017 al 2019 era cresciuto del 7%, nei due anni passati si è fermato al 3%.

Il mondo diviso in colori secondo l’Indice per la pace e la sicurezza delle donne (WPS) del 2021/2022. Sulla base di numerosissimi indicatori, il rapporto sulla condizione femminile nel mondo viene aggiornato ogni anno. I 170 Paesi analizzati sono classificati su una scala 0-1 con un punteggio di 1 come risultato più alto possibile. Le tendenze mostrano che l’avanzamento globale delle donne ha rallentato, e che le disparità sono cresciute.

La classifica degli Stati

Restano differenze enormi, nella classifica che analizza 170 Paesi: si va dal primissimo posto della Norvegia (seguita da Finlandia e Islanda) ai Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, che a causa delle leggi discriminatorie e dei conflitti, non si schiodano dagli ultimi posti. L’ultimissimo gradino è ovviamente occupato dall’Afghanistan, che dopo l’occupazione dei Talebani ha visto peggiorare la situazione femminile del 28%.

E l’Italia? In questa classifica mondiale si colloca al 28esimo posto, dopo il Belgio e prima del Giappone. A pesare in negativo è soprattutto il lavoro: il tasso di occupazione femminile nel nostro Paese è il più basso in Europa (il 31%) e la percentuale di dipendenti che possono assentarsi dall’impiego per prendersi cura della famiglia è del 19%, contro una media europea ben più alta (massima flessibilità in Olanda, Germania, Svezia, Danimarca). A tenere alta la bandiera, invece, è la situazione femminile nel campo della salute, con l’Italia fra gli Stati migliori. Mentre il dato sugli anni di istruzione, pur sfiorando i 10 di media, ci tengono lontani dai 13 anni e mezzo di cui beneficiano le donne tedesche o inglesi o norvegesi.

Le prossime puntate

Ecco l’indice generale, ovvero i punti cardinali del viaggio per capire come stanno le donne in giro per il pianeta. Nelle prossime puntate entreremo nelle case, nelle famiglie e nelle società in cui vivono. Utilizzeremo le lenti (indicatori) studiati dagli organismi internazionali per capire meglio possibile Paese per Paese, comunità per comunità. E sapete perché perfino la Banca mondiale tiene sotto osservazione il mondo delle donne, fornendo dati aggiornatissimi? Perché su un fatto concordano tutti: le società progrediscono solo se le donne stanno bene e hanno pari diritti. Raggiungere questo obiettivo, dunque, deve essere una priorità per tutti.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Ce l’aveva già suggerita Oriana Fallaci, sessant’anni fa, la domanda da farci quando analizziamo lo stato delle donne nel mondo: in quali condizioni possono essere felici? Partendo da qui, dal quel reportage ancora illuminante intitolato Il Sesso inutile, i numeri della discriminazione femminile acquistano corpo, senso, si svelano meglio. Perché una donna, per esempio, può essere felice con il velo, se è lei a deciderlo. Se non glielo impone una legge. E può essere infelice, tragicamente infelice se, pur libera di vestirsi come vuole e affermarsi sul lavoro, dipende da un compagno sbagliato o violento senza potersi ribellare. Senza indipendenza economica o senza un aiuto in famiglia. Lo faremo, questo viaggio, puntata dopo puntata. E possiamo spoilerare almeno un dato: la felicità delle donne ha ancora poco a che fare con il potere e molto con la libertà. Possiamo dire la stessa cosa degli uomini?
La pandemia ha rallentato l'avanzamento generale della condizione femminile nel mondo
Gli ultimi rapporti internazionali dimostrano che l’avanzamento delle donne è stato drasticamente rallentato dalla pandemia. Come è sempre accaduto, nei momenti di emergenza sono le donne a pagare il prezzo più alto. Perché costrette a lasciare il lavoro o, in condizioni di povertà, a raddoppiarlo, perché le condizioni di salute peggiorano, e perché in generale il carico psicologico e sociale di una comunità fragile ricade in gran parte su di loro. È un arretramento che le donne subiscono in ogni guerra sanitaria o militare, inclusa l’ultima scoppiata in Ucraina. L’indice sulla sicurezza delle donne ucraine era già mediamente bassa (1 su 2 non si sentiva sicura), pensate a quanto precipiterà se non solo vengono arruolate in massa, ma saranno esposte - come temono sentendo alcuni drammatici sos sui social  - a stupri e violenze da parte dei militari russi. Le guerre riazzerano tutti i passi avanti fatti in tema di diritti, e le donne, spesso, pagano anche con il corpo. Niente di nuovo purtroppo: la storia si ripete.
Le donne sono le prime vittime, dirette e indirette, delle guerre, sia sanitarie che militari

I dati sulle donne nel mondo: fotografia dall'alto

Per la fotografia dall’alto di questo primo viaggio fra le donne del mondo, prendiamo i dati del rapporto Onu 2021. Il panorama è cupo. Anche facendo la media fra i Paesi del nord Europa, dove il genere non fa la differenza, e quelli come Afghanistan e Pakistan, dove essere maschi, invece, può salvare la vita, i numeri sulla condizione globale femminile non sono lieti. Ecco alcuni dati.
  • Le donne hanno il 75% dei diritti in meno rispetto agli uomini.
  • 43 Paesi non hanno una legge per punire lo stupro commesso dal partner e più di 30 limitano il diritto delle donne a muoversi liberamente dalle proprie case.
  • In 20 Paesi del mondo - fra cui la Russia - sono ancora in vigore i matrimoni riparatori, con leggi che consentono agli stupratori di sposare la propria vittima per evitare procedimenti penali.
  • Dei circa 40 milioni di vittime di qualche forma di schiavitù (matrimoni forzati, traffico di esseri umani, lavoro sfruttato, schiavitù per debiti) più di 7 su 10 sono donne.
Se poi analizziamo la situazione partendo dai corpi in carne e ossa, allora i numeri - pensando soprattutto ai Paesi a basso e medio reddito - diventano coltelli.
  • Più di 200 milioni di ragazze e donne vivono con le conseguenze delle mutilazioni genitali e ogni anno altri 4 milioni rischiano la stessa pratica.
  • 650 milioni di donne sono state forzate a sposarsi prima dei 18 anni (12 milioni ogni anno).
  • La gravidanza e il parto sono le principali cause di morte fra le ragazze fra 15 e 19 anni.
  • Nonostante sia raddoppiato negli ultimi vent’anni il ricorso ai contraccettivi, circa 217 milioni di donne non ne hanno accesso.
  • Quasi 4 milioni di donne si sottopongono ogni anno all’aborto clandestino.
E chiudiamo questa prima carrellata con un numero che ci riguarda tutti, ricchi e poveri, nord e sud del mondo: il 58% delle donne uccise nel mondo sono vittime del partner (o di un membro della propria famiglia). Una mattanza: 137 al giorno. La pandemia, come dicevamo, ha aggravato la situazione delle donne in tutto il mondo. Secondo il report Woman, Peace and Security del 2021/2022, che monitora il benessere sociale ed economico delle donne, se dal 2017 al 2019 era cresciuto del 7%, nei due anni passati si è fermato al 3%.
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La classifica degli Stati

Restano differenze enormi, nella classifica che analizza 170 Paesi: si va dal primissimo posto della Norvegia (seguita da Finlandia e Islanda) ai Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, che a causa delle leggi discriminatorie e dei conflitti, non si schiodano dagli ultimi posti. L’ultimissimo gradino è ovviamente occupato dall’Afghanistan, che dopo l’occupazione dei Talebani ha visto peggiorare la situazione femminile del 28%. E l’Italia? In questa classifica mondiale si colloca al 28esimo posto, dopo il Belgio e prima del Giappone. A pesare in negativo è soprattutto il lavoro: il tasso di occupazione femminile nel nostro Paese è il più basso in Europa (il 31%) e la percentuale di dipendenti che possono assentarsi dall’impiego per prendersi cura della famiglia è del 19%, contro una media europea ben più alta (massima flessibilità in Olanda, Germania, Svezia, Danimarca). A tenere alta la bandiera, invece, è la situazione femminile nel campo della salute, con l’Italia fra gli Stati migliori. Mentre il dato sugli anni di istruzione, pur sfiorando i 10 di media, ci tengono lontani dai 13 anni e mezzo di cui beneficiano le donne tedesche o inglesi o norvegesi.

Le prossime puntate

Ecco l’indice generale, ovvero i punti cardinali del viaggio per capire come stanno le donne in giro per il pianeta. Nelle prossime puntate entreremo nelle case, nelle famiglie e nelle società in cui vivono. Utilizzeremo le lenti (indicatori) studiati dagli organismi internazionali per capire meglio possibile Paese per Paese, comunità per comunità. E sapete perché perfino la Banca mondiale tiene sotto osservazione il mondo delle donne, fornendo dati aggiornatissimi? Perché su un fatto concordano tutti: le società progrediscono solo se le donne stanno bene e hanno pari diritti. Raggiungere questo obiettivo, dunque, deve essere una priorità per tutti.
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