Ce l’aveva già suggerita Oriana Fallaci, sessant’anni fa, la domanda da farci quando analizziamo lo stato delle donne nel mondo: in quali condizioni possono essere felici? Partendo da qui, dal quel reportage ancora illuminante intitolato Il Sesso inutile, i numeri della discriminazione femminile acquistano corpo, senso, si svelano meglio. Perché una donna, per esempio, può essere felice con il velo, se è lei a deciderlo. Se non glielo impone una legge. E può essere infelice, tragicamente infelice se, pur libera di vestirsi come vuole e affermarsi sul lavoro, dipende da un compagno sbagliato o violento senza potersi ribellare. Senza indipendenza economica o senza un aiuto in famiglia. Lo faremo, questo viaggio, puntata dopo puntata. E possiamo spoilerare almeno un dato: la felicità delle donne ha ancora poco a che fare con il potere e molto con la libertà. Possiamo dire la stessa cosa degli uomini?
Gli ultimi rapporti internazionali dimostrano che l’avanzamento delle donne è stato drasticamente rallentato dalla pandemia. Come è sempre accaduto, nei momenti di emergenza sono le donne a pagare il prezzo più alto. Perché costrette a lasciare il lavoro o, in condizioni di povertà, a raddoppiarlo, perché le condizioni di salute peggiorano, e perché in generale il carico psicologico e sociale di una comunità fragile ricade in gran parte su di loro. È un arretramento che le donne subiscono in ogni guerra sanitaria o militare, inclusa l’ultima scoppiata in Ucraina. L’indice sulla sicurezza delle donne ucraine era già mediamente bassa (1 su 2 non si sentiva sicura), pensate a quanto precipiterà se non solo vengono arruolate in massa, ma saranno esposte – come temono sentendo alcuni drammatici sos sui social – a stupri e violenze da parte dei militari russi. Le guerre riazzerano tutti i passi avanti fatti in tema di diritti, e le donne, spesso, pagano anche con il corpo. Niente di nuovo purtroppo: la storia si ripete.
I dati sulle donne nel mondo: fotografia dall’alto
Per la fotografia dall’alto di questo primo viaggio fra le donne del mondo, prendiamo i dati del rapporto Onu 2021. Il panorama è cupo. Anche facendo la media fra i Paesi del nord Europa, dove il genere non fa la differenza, e quelli come Afghanistan e Pakistan, dove essere maschi, invece, può salvare la vita, i numeri sulla condizione globale femminile non sono lieti. Ecco alcuni dati.
- Le donne hanno il 75% dei diritti in meno rispetto agli uomini.
- 43 Paesi non hanno una legge per punire lo stupro commesso dal partner e più di 30 limitano il diritto delle donne a muoversi liberamente dalle proprie case.
- In 20 Paesi del mondo – fra cui la Russia – sono ancora in vigore i matrimoni riparatori, con leggi che consentono agli stupratori di sposare la propria vittima per evitare procedimenti penali.
- Dei circa 40 milioni di vittime di qualche forma di schiavitù (matrimoni forzati, traffico di esseri umani, lavoro sfruttato, schiavitù per debiti) più di 7 su 10 sono donne.
Se poi analizziamo la situazione partendo dai corpi in carne e ossa, allora i numeri – pensando soprattutto ai Paesi a basso e medio reddito – diventano coltelli.
- Più di 200 milioni di ragazze e donne vivono con le conseguenze delle mutilazioni genitali e ogni anno altri 4 milioni rischiano la stessa pratica.
- 650 milioni di donne sono state forzate a sposarsi prima dei 18 anni (12 milioni ogni anno).
- La gravidanza e il parto sono le principali cause di morte fra le ragazze fra 15 e 19 anni.
- Nonostante sia raddoppiato negli ultimi vent’anni il ricorso ai contraccettivi, circa 217 milioni di donne non ne hanno accesso.
- Quasi 4 milioni di donne si sottopongono ogni anno all’aborto clandestino.
E chiudiamo questa prima carrellata con un numero che ci riguarda tutti, ricchi e poveri, nord e sud del mondo: il 58% delle donne uccise nel mondo sono vittime del partner (o di un membro della propria famiglia). Una mattanza: 137 al giorno. La pandemia, come dicevamo, ha aggravato la situazione delle donne in tutto il mondo. Secondo il report Woman, Peace and Security del 2021/2022, che monitora il benessere sociale ed economico delle donne, se dal 2017 al 2019 era cresciuto del 7%, nei due anni passati si è fermato al 3%.
La classifica degli Stati
Restano differenze enormi, nella classifica che analizza 170 Paesi: si va dal primissimo posto della Norvegia (seguita da Finlandia e Islanda) ai Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, che a causa delle leggi discriminatorie e dei conflitti, non si schiodano dagli ultimi posti. L’ultimissimo gradino è ovviamente occupato dall’Afghanistan, che dopo l’occupazione dei Talebani ha visto peggiorare la situazione femminile del 28%.
E l’Italia? In questa classifica mondiale si colloca al 28esimo posto, dopo il Belgio e prima del Giappone. A pesare in negativo è soprattutto il lavoro: il tasso di occupazione femminile nel nostro Paese è il più basso in Europa (il 31%) e la percentuale di dipendenti che possono assentarsi dall’impiego per prendersi cura della famiglia è del 19%, contro una media europea ben più alta (massima flessibilità in Olanda, Germania, Svezia, Danimarca). A tenere alta la bandiera, invece, è la situazione femminile nel campo della salute, con l’Italia fra gli Stati migliori. Mentre il dato sugli anni di istruzione, pur sfiorando i 10 di media, ci tengono lontani dai 13 anni e mezzo di cui beneficiano le donne tedesche o inglesi o norvegesi.
Le prossime puntate
Ecco l’indice generale, ovvero i punti cardinali del viaggio per capire come stanno le donne in giro per il pianeta. Nelle prossime puntate entreremo nelle case, nelle famiglie e nelle società in cui vivono. Utilizzeremo le lenti (indicatori) studiati dagli organismi internazionali per capire meglio possibile Paese per Paese, comunità per comunità. E sapete perché perfino la Banca mondiale tiene sotto osservazione il mondo delle donne, fornendo dati aggiornatissimi? Perché su un fatto concordano tutti: le società progrediscono solo se le donne stanno bene e hanno pari diritti. Raggiungere questo obiettivo, dunque, deve essere una priorità per tutti.