Julianne Moore presidente di giuria alla Mostra del cinema di Venezia. Perché è icona queer

L'attrice americana, 61 anni, ha interpretato numerosi ruoli Lgbtq+ e fuori dal set si è sempre battuta per la sensibilizzazione sul tema HIV

di MARIANNA GRAZI
15 luglio 2022
Julianne_Moore

Julianne_Moore

Sarà Julianne Moore a presiedere la giuria internazionale del concorso alla 79esima Mostra del cinema di Venezia. In programma al lido dal 31 Agosto al 10 Settembre prossimi, l'attrice 61enne farà parte del gruppo di giurati che assegnerà gli ambiti premi ai lungometraggi in concorso, compresi il Leone D’Oro per il Miglior film e il Leone d’argento (Gran premio della Giuria). Al suo fianco ci saranno il regista, sceneggiatore e produttore argentino Mariano Cohn, il nostro Leonardo Di Costanzo (Italia); la regista francese Audrey Diwan, l'attrice  Leila Hatami dall'Iran e il noto scrittore Kazuo Ishiguro (Giappone-Gran Bretagna).
 
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Ritenuta una delle migliori attrici della sua generazione, Julianne Moore è stata candidata cinque volte all'Oscar, vincendolo nel 2015 con 'Still Alice' (2014), in cui ha interpretato il ruolo di una donna a cui viene diagnosticato l'Alzheimer. Si è aggiudicata poi tre Golden Globe ed è stata inoltre la seconda donna nella storia (dopo Juliette Binoche) ad aver completato la cosiddetta 'tripla corona europea' della recitazione, in quanto è riuscita a portare a casa premi da tutti e tre i principali festival cinematografici del continente: l'Orso d'argento al Festival di Berlino, un Prix d'interprétation féminine al Festival di Cannes e due Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile proprio alla Mostra del cinema di Venezia.

Icona del pubblico queer

Julianne Moore è Laura Brown in 'The Hours'. Nella scena il bacio con l'amica Kitty

Celebre per la sua versatilità al cinema e in tv, tanto da essere anche una vera e propria icona per il pubblico queer, nel corso della sua straordinaria carriera ha spesso indossato i panni di personaggi Lgbtq+. Dopo il debutto cinematografico nel 1990, con il film 'I delitti del gatto nero' e il successo internazionale raggiunto con 'Nine Months - Imprevisti d'amore' (1995) e 'Jurassic Park - Il mondo perduto' (1997), già nel 2002 ha rappresentato sul grande schermo la bellissima Laura Brown in 'The Hours', un film tratto dall’omonimo romanzo scritto da Michael Cunningham. Brown è una donna infelice nell’America degli anni ’50, che si consola tra le pagine del famoso libro di Virginia Woolf 'La Signora Dalloway' e a volte trova conforto nei baci sulle labbra scambiati con l'amica Kitty (Toni Collette). Ma basta fare un salto di 7 anni più avanti e ritroviamo l'attrice americana (che ha anche la cittadinanza britannica) nel ruolo di Kat, la compagna di Robin Weigert in 'La vita segreta della Signora Lee'. E ancora, nel 2010 fa coppia lesbica - cinematografica - con Annette Benning ne 'I ragazzi stanno bene'.
I ragazzi stanno bene

Moore con Annette Benning ne 'I ragazzi stanno bene'

Con Elliot Page, nel 2015, Moore è stata protagonista di 'Freeheld', pellicola tratta dalla storia vera della detective lesbica Laurel Stacie, che dopo aver scoperto di avere un tumore maligno, lotta per concedere la pensione e pari diritti alla fidanzata Stacie Andree.

L'impegno fuori dal set

Ma l'attrice 61enne, in passato come oggi, si è sempre dimostrata attenta alle questioni della comunità Lgbtq+ anche fuori dalle scene, spendendosi in prima persona in importanti battaglie di sensibilizzazione e per il riconoscimento dei diritti. Nel 2011, ad esempio, ha pubblicato il suo libro 'Freckleface Strawberry: Best Friends Forever', che ha come protagonista una bambina cresciuta da due mamme: "I miei figli (Caleb e Liv, avuti con il secondo marito, il regista Bart Freundlich, ndr) hanno una sacco di amichetti con due mamme o due papà, e sanno che possono scegliere di sposare un uomo o una donna – raccontò all’epoca dell'uscita –. Per quando saranno adulti, spero sarà una realtà possibile per chiunque". Ma già negli anni Ottanta l'attrice aveva partecipato alla marcia di protesta di Act Up!, a New York, per invocare maggior supporto da parte del governo durante l’esplosione dell’AIDS. Supporto che, fino ad allora, si era dimostrato quasi inesistente: "Le persone si ammalavano, morivano velocemente, e nessuno sapeva di cosa si trattasse. Così mi sono unita alla comunità", dichiarò Julianne Moore in un’intervista nel 2015. Cinque anni fa, invece, si è unita alla cantante SIA e alla collega attrice Zoe Saldana nel video musicale di “Free Me“, che voleva promuovere la sensibilizzazione sull’HIV e raccogliere fondi per l’associazione #endHIV: nel video, la voce narrante di Moore raccontava la storia di una donna incinta e positiva alla malattia.