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Molestie sessuali nell’industria del cinema: in Francia alle donne si affianca il MeTooGarçon

Judith Godrèche chiede la rimozioni da presidente del CNC di Dominique Boutonnat e accusa di violenza su minori Benoit Jacquot. Ma ci sono anche molti uomini vittime di abusi

di MARIANNA GRAZI -
4 marzo 2024
Judith Godrèche

Judith Godrèche

Se le accuse di violenza sessuale e di offese sessiste a una bambina mosse nei confronti di Gerard Depardieu hanno scosso come un terremoto il mondo del cinema internazionale, già profondamente condizionato dal MeToo e da tutto quello che in questi anni ne è derivato, a scavare la fossa dello scandalo in Francia ci pensano ora nuove denunce, mosse non più (solo) al divo di Cyrano de Bergerac ma ai vertici della stessa industria cinematografica d’Oltralpe.

Le accuse al presidente del CNC

Dominique Boutonnat
Dominique Boutonnat

Un fenomeno strutturale – il contesto statunitense guidato da Harvey Weinstein ‘insegna’ – che si ritrova anche oltreoceano e che ha addirittura portato a chiedere al Parlamento transalpino di intervenire per rimuovere dall’incarico il presidente del CNC (il Centro Nazionale del Cinema e dell'Immagine in Movimento, che finanzia tutta la produzione del Paese) Dominique Boutonnat, indagato per violenza sessuale. 

È stata l’attrice Judith Godrèche a sollevare la questione nel corso dell'audizione davanti alla delegazione per i diritti delle donne del Senato, evidenziando indignata come non siano ancora stati presi provvedimenti nei confronti del noto produttore, e che il CNC “un'istituzione a cui i produttori vanno a ridere perché stanno per seguire un corso contro la violenza sessuale in un'istituzione in cui il presidente è accusato di violenza sessuale”.

In quell'occasione, Godrèche ha chiesto ai parlamentari di istituire una commissione d'inchiesta sul fenomeno della violenza di genere nell'industria cinematografica e di far dimettere l'attuale presidente del CNC: Boutonnat è sotto indagine dal febbraio 2021, dopo le accuse di abusi da parte del suo figlioccio, e la procura di Nanterre ha annunciato che sarà deferito al tribunale penale. 

La presidente della Commissione Cultura e quella della Delegazione per i diritti delle donne del Senato hanno quindi inviato una lettera alla ministra della Cultura Rachida Dati chiedendole di intervenire il prima possibile, per dare un segnale chiaro di contrasto a una vera e propria piaga sociale. 

Non solo Depardieu

Una piaga che, nonostante le tantissime denunce e il movimento internazionale MeToo, continua ad esistere, continua a mietere vittime, continua e non deve lasciare indifferenti.

Anche perché ad essere coinvolti non ci sono solo i ‘grandi nomi’, quelli che alzano il polverone dello scandalo. Insomma non solo i Deparidieu. Le violenze sessuali, le molestie, gli abusi si trovano a tutti i livelli e in Francia, questa volta, coinvolgono in prima persona anche il regista e sceneggiatore Benoit Jacquot.

Benoit Jacquot
Benoit Jacquot

A denunciarlo è stata proprio Judith Godreche, che lo accusa di averla violentata quando lei aveva 14 anni e lui 39. Oggi il cineasta di anni ne ha 77, tanto che probabilmente il reato cadrà in prescrizione. Ma è fondamentale che anche casi del passato vengano alla luce, perché dimostrano quanto il fenomeno sia pervasivo nel tempo, oltre che nello spazio. 

Per verità e dignità, come spiega la stessa artista a chi le chiede perché abbia scelto finalmente di parlare di questa storia, di denunciarla solo oggi, a decenni di distanza. Perché la verità non ha una scadenza ed è fondamentale che di certi accadimenti si parli nel momento che le vittime ritengono più giusto in primis per se stesse. 

Uomini di potere che sfruttano la loro posizione di privilegio, oggi come ieri, per approfittarsi di giovani ragazze – e, vedremo a breve, anche di ragazzi – in cerca di un lavoro, di un impiego nella macchina dei sogni qual è il cinema. 

Judith Godreche, che prende spunto da un documentario in cui spiegava che all’epoca la loro relazione era una “trasgressione” e i film girati una semplice “copertura”, racconta di essere rimasta “nella sua morsa per sei anni”, durante i quali fu costretta anche ai giochi perversi e sadomaso del suo carnefice, che non voleva nemmeno che la giovane utilizzasse contraccettivi. “È una storia simile a quelle dei bambini che vengono rapiti e crescono senza vedere il mondo, e che non possono pensare male del loro rapitore”, ha scritto la 51enne in una nota per la Brigata Protezione Minorile.

Il regista, ovviamente, ha sempre smentito di aver stuprato l’ex amante, anche se ora starà alla magistratura accertarlo. 

Il MeTooGarçon

Così come starà ai giudici stabilire la fondatezza e, in caso, le condanne per gli autori di violenze sessuali e molestie non solo nei confronti di attrici e giovani lavoratrici del mondo dello spettacolo, ma anche di uomini. Oltre al MeToo, in Francia, scatta infatti anche il MeTooGarçon: a scoperchiare il vado di Pandora, per quanto riguarda le vittime maschili, è Aurélien Wiik, noto attore della serie “Munch”, che è stato abusato dal suo agente quando aveva 11 anni e per i quattro successivi. 

Aurélien Wiik
Aurélien Wiik

I 3 decenni che lo separano da quella violenza sono serviti ad elaborare il trauma, a trovare il coraggio per denunciare, invitando oggi i colleghi più giovani (e anche quelli coetanei) a fare altrettanto se anche loro sono stati vittima di questo meccanismo malato del sistema cinematografico. 

“I ragazzi del cinema si sveglino”, ha implorato, ben sapendo di non essere stato l'unico ragazzino abusato dal suo agente, che ora è infatti in carcere: come lui, tanti altri adolescenti o poco più che bambini, ingannati e disorientati, che non avevano la forza di proteggersi da quelle attenzioni morbose. “Non possiamo riprenderci dall'essere stati vittima ma possiamo guarire, piano piano, e diventare anche testimoni”, ha scritto sui social Andy Kerbrat, deputato di sinistra, unendosi al coro di chi denuncia.

“Ho subito abusi quando avevo 3-4 anni da un predatore sessuale, che è poi morto quindi non ho potuto avere giustizia". E poi l'invito: "Se puoi, vai in tribunale".