Dopo la parentesi con "Due - La Nostra Storia Tour" che lo ha visto protagonista con il suo amico di sempre Umberto Tozzi e del suo ritorno in rotazione radiofonica la scorsa estate con la hit "Cherie",
Raffaele Riefoli, classe 1959, il cantautore di Margherita di Savoia, che tutti conosciamo come Raf, torna a fare concerti con "La Mia Casa Tour 2023". E venerdì 19 maggio (ore 20,45) sarà al Teatro Verdi di Firenze.
Raffaele Riefoli, classe 1959, il cantautore di Margherita di Savoia che tutti conosciamo come Raf (Instagram)
Ecco la "Casa" di Raf
Raffaele, come è nata l’idea per "La Mia Casa Tour"? "'La Mia Casa' è un concept che dà il nome a una canzone, a un album che sarà pubblicato dopo l’estate, a un libro che uscirà a breve per Mondadori e a questo tour".
Tutto ciò ha un senso compiuto? "Certo, come spiego nel libro, la mia casa è la mia storia, la mia vita, i viaggi, la musica, i posti dove ho vissuto, dove mi sono sposato. In una parola il pianeta terra. Questo argomentato titolo mi serve anche per cercare di dare una risposta tutte le domande che mi pongo sul futuro negli ultimi anni, su come la mia casa, che poi è la casa di tutti, sta cambiando vorticosamente".
La vita di oggi ci impone ritmi troppo frenetici? "Siamo tutti alle prese con i mille problemi che abbiamo ogni giorno e che cerchiamo di risolvere. Per poi talvolta trascurare quelli che incombono su tutta l’umanità e che addirittura - purtroppo non è più un’ipotesi campata in aria - potrebbero mettere in forse, nemmeno fra tanti anni, l’esistenza della razza umana. Preoccupa l’accelerazione dei
cambiamenti climatici, ma anche la nuova guerra fredda, la nuova scena mondiale con i cambiamenti geopolitici, gli schieramenti delle grandi potenze sempre di più ostili l’una contro l’altra, invece di fare fronte comune e risolvere le problematiche, cambiare i modi di produrre energia, la pace".
Venerdì 19 maggio alle 20,45 Raf è atteso al Teatro Verdi di Firenze (Instagram)
L’album contiene tutti pezzi nuovi? "Non solo, ma potrebbe uscire a novembre. E, da qui ad allora, potrebbe cambiare molto".
Il concerto invece com’è organizzato? "Non escluderò certo le grandi hit, le canzoni che mi hanno fatto conoscere a tutti, ma ci saranno anche altri brani, il singolo 'La Mia Casa' e qualche inedito".
Raf e i ricordi del passato
Si ricorda quando frequentava la collina di Bigazzi? "Certo, stiamo parlando di Settignano, da Giancarlo Bigazzi, dove passavo le giornate a lavorare. Lui aveva una dependance che aveva allestito a home studio in cui io e altri musicisti stavamo lì a buttare giù le prime idee delle canzoni. Io ero lì quasi tutti i giorni per tre anni della mia vita e Giancarlo era per me un fratello maggiore, una persona che mi ha insegnato tanto".
Raf: "La mia casa è la mia storia, la mia vita, i viaggi, la musica, i posti dove ho vissuto" (Instagram)
Lì ha incontrato anche Umberto Tozzi? "Sì, in un’occasione di lavoro, stavamo scrivendo delle canzoni, fra cui 'Gente di mare', che è partita da me e Giancarlo, poi si è unito Umberto. La stessa cosa è successa per 'Si può dare di più', che vinse il festival. L’idea partì da me che feci ascoltare il suo ritornello, cantato un po’ in inglese, con parole inventate per far capire la melodia. Caterina Caselli ne voleva fare una sorta di risposta italiana a 'Usa for Africa' e 'Band Aid', che quell’anno ebbero molto successo, ma non ebbe la stessa fortuna di Bob Geldof e quindi non se ne fece niente. Ma avevamo questa bella canzone e la proponemmo al Festival di Sanremo. Nel trio rimasero Umberto Tozzi e Gianni Morandi, mentre io, che ero ancora legato all’etichetta francese Carrère France, non ho partecipato come interprete. Al mio posto c’è andato Enrico Ruggeri e hanno vinto il Festival. Io l’ho vinto come autore del brano".
"Il ritmo per me è importante, è una cosa che amo molto": parola di Raf (Instagram)
Come è nato lo stile musicale internazionale che caratterizza il suo modo di fare musica? "E’ la mia indole, la mia attitudine. Il ritmo per me è importante, è una cosa che amo molto, come gli artisti anglosassoni che, grazie a una lingua piena di parole tronche, che sono più ritmiche, sono avvantaggiati nelle ritmiche, in come suonano le canzoni. In Italia prima degli anni Sessanta, prima che arrivasse il rhythm and blues, la lingua italiana era forte, c’era la lirica, la canzone napoletana, la nostra melodia larga ed estesa pervadeva il bel canto con la sua tradizione e musicalità. Io amo entrambe le cose e quindi scrivo canzoni come 'Cosa resterà', che ha una melodia bella larga e altre come 'Ti pretendo', 'Self control' o 'Cherie', dell’estate scorsa, che hanno delle melodie legate al ritmo, in un sound che varia dal funky, alla disco, dalla dance al rock".
L'artista: " Tutto quello che ho fatto musicalmente è frutto di un grande impegno e a tutt’oggi passo ore nel mio studio per cercare di mettere a punto quello che faccio" (Instagram)
E’ mai stato bullizzato? "No,
bullizzato no, perché ho sempre avuto un carattere deciso. Sono timido, introverso, ma ho i miei anticorpi e mi so difendere alla grande dalle aggressioni. Quando è il momento di tirare fuori gli attributi non la mando certo a dire".
Quindi è andato sempre tutto per il verso giusto? "Non è mai stato facile e ancora oggi il mio spazio credo di guadagnarmelo con grande fatica. Tutto quello che ho fatto musicalmente è frutto di un grande impegno e a tutt’oggi passo ore nel mio studio per cercare di mettere a punto quello che faccio. Non sono un cantante che va in studio e trova tutto pronto, apparecchiato, perché c’è un team che lavora per lui, ma un musicista che cura ogni aspetto, dalle prime melodie all’arrangiamento, dai suoni al mixaggio finale. Lo facevo anche con Bigazzi, quando insieme a lui creavamo canzoni per altri, lo faccio oggi quando produco canzoni per me stesso. E’ una cosa che amo fare e faccio con passione, ma anche facendo sacrifici, impegnandomi sempre fino in fondo".
Raf: "Preoccupa l’accelerazione dei cambiamenti climatici, ma anche la nuova guerra fredda" (Instagram)
Raf e la musica nera
Che ne pensa del rap? "Non escludo niente a priori: la
musica rap è comunque un’espressione creativa, anche se si basa su criteri musicali ben diversi dal pop. Viene dalla musica nera, che ha le sue radici e c’è chi lo fa bene e chi lo fa male. Non mi piace dare un giudizio al rap in quanto tale, ma al singolo artista, al singolo brano, al singolo disco. Ci sono alcuni esempi nel rap che a me piacciono, in cui riconosco del talento. Poi ci sono degli atteggiamenti che non condivido, degli eccessi che condanno o comunque mi danno fastidio. Io vivo da diversi anni metà anno negli Stati Uniti, dove dal 2017 sono anche residente e metà in Italia e quindi conosco bene la realtà da dove provengono i rapper americani, che ho avuto modo di conoscere e comprendere bene. Capisco oggi quando si parla di
Black Lives Matter (BLM, letteralmente 'Le vite delle persone nere contano'), di diritti, delle diversità. Ho toccato con mano questa realtà e mi dà un tremendo fastidio che non ci sia emancipazione quando i riferimenti sono le armi, la droga, le mignotte, le auto di lusso, i soldi arrivati non si sa come. Se uno vuole fare una provocazione e ne parla una volta per mettere in risalto
l’emarginazione dei neri ancora oggi negli Stati Uniti e la mancanza di privilegi che ne consegue, allora ok. Ma, se poi diventa uno status in cui anche i giovani si identificano allora no. Non credo che il riscatto si possa guadagnare con questi atteggiamenti, con questo modo di fare completamente sbagliato, che rovina tutto quello che era in pensiero di
Martin Luther King, di una generazione che ha lottato e che ancora oggi vuole un riscatto vero e si impegna nella maniera più civile per ottenerlo. Alla fine comunque questi atteggiamenti hanno poco a che fare con il talento: si può essere musicisti talentuosi, ma poi sbagliare negli atteggiamenti, nei modi. Sono giudizi diversi.
Raf: "Sono un musicista che cura ogni aspetto, dalle prime melodie all’arrangiamento, dai suoni al mixaggio finale" (Instagram)
La provocazione fine a se stessa non ha senso? "Certo, anche perché alla fine remi contro i tuoi simili, esasperi ancora di più le differenze. L’America è piena di razzisti, ma se tu dai loro modo di avere ragione con i tuoi comportamenti, con quello che dici, allora stai sbagliando. Devi fare in maniera che i torti, la sopraffazione da parte loro emergano in maniera evidente, non il contrario".
E’ questa la 'Casa' che racconta? "Nel libro si parla anche di questo. Rientra nel concept che volevo realizzare. Volevo che il titolo del tour, del libro e dell’album mi rappresentasse il più possibile e quindi parlo anche di tutte queste cose che riguardano l’ambiente e la società".
Le prossime tappe del tour
Queste le prossime tappe del calendario de "
La Mia Casa Tour" prodotto da Friends & Partners: 21 maggio, Auditorium Santa Chiara di Trento; 23 maggio al Teatro Augusteo di Napoli; 26 maggio al Gran Teatro Geox di Padova; 27 maggio al Teatro Massimo di Pescara.