C’è un p
articolare drammatico, quasi agghiacciante, e inedito nel racconto fatto a cuore aperto da Elena Sofia Ricci – fiorentina, 62 anni, fra le nostre migliori interpreti di teatro, tv e cinema – sullo sgabello di “Belve” e che riguarda la violenza sessuale che l’attrice ha subito quando aveva 12 anni, episodio che si era tenuta dentro per quattro lustri e mezzo prima di svelarlo in un altro salotto tv, quello di Bruno Vespa.Il ricordo della violenza
“Quella sera del 1974 – ha rivelato alla domanda di Francesca Fagnani – ero in macchina e non capivo che cosa stesse succedendo ma ne avevo comunque paura e mi sentivo impotente. Allora per difendermi tenni sulle ginocchia un foglio da disegno, come se quel foglio potesse salvarmi da quello che stava accadendo. Tremavo – aggiunge –, ma ero lì perché mi fidavo di quell’uomo che frequentava la mia casa. Sono tornata a casa e mi sentivo sporca, ma non dissi nulla a mia madre, lo confessai solo al mio padre putativo. Ma quel giorno è rimasto per molto tempo ed è ancora indelebile nella mia mente, il motivo principale per cui durante trent’anni sono stata in terapia”.
La rivelazione dopo la morte della madre
Ricci è serena quando racconta, ma nei suoi occhi sempre splendenti si nota quanto quell’episodio abbia minato ancora di più una persona già fragile per i problemi nella sua famiglia e che ci ha messo molto tempo a fidarsi “dell’essere maschile: tra maltrattamenti e abbandoni è un conto ancora aperto”. Quell’uomo era un amico della madre, ma “fortunatamente da allora non l’ho più visto”. Sul motivo per cui alla sua mamma – anche lei Elena, scenografa – non l’abbia mai detto e se ciò è stato dettato dal fatto che in qualche modo la considerasse indirettamente responsabile di quell’abuso, ha risposto con affetto: “Assolutamente no, non gliel’ho mai detto solo per non darle un grande dolore, non lo meritava”. La confessione, infatti, arrivò solo dopo la morte della donna.
L’adolescenza difficile: l’assenza del padre e l’abuso di alcool
L’episodio della violenza, e la situazione familiare, ha sicuramente influito su una giovinezza e un’adolescenza difficili, che l’attrcie, con la sua sensibilità e onestà, non nega. “Sono cresciuta – dice – alla ricerca di un padre perché il mio (lo storico Paolo Barucchieri, ndr) se n’era andato e di lui non ricordo che l’assenza. In famiglia c’erano degli alcolisti e anch’io ho alzato il gomito e mi sono ritrovata troppo spesso ad affogare i miei dispiaceri nell’alcol fino a quando una mattina, avevo già trent’anni, sono passata davanti a uno specchio e mi sono vista: la mia pelle era grigia lo sguardo assente e mi sono detta: non puoi continuare così”.
I mille volti di Elena Sofia Ricci
A confronto di queste disavventure, la vita professionale della Ricci è straordinaria, con premi a ripetizione e interpretazioni entrate nella mente di tutti gli italiani: come quella di Suor Angela, nella serie Rai “Che Dio ci aiuti”: “Confrontandomi con la suora che ci faceva da consulente sono diventata credente da agnostica che ero”; oppure quella di Lucia Liguori ne “I Cesaroni” di Mediaset: “Mi vogliono per un cameo nelle nuove puntate, ma ho detto di no: essere evocata da morta non mi piace”. E quella di Veronica Lario in “Loro” di Paolo Sorrentino: “È stato grandioso lavorare con lui che mi ha fatto fare una scena di nudo promettendo che solo il personale strettamente necessario avrebbe assistito, e invece di là dalla vetrata c’erano tutti, ma per Paolo si può fare tutto”.
La mancata fiducia negli uomini
Se c’è una cosa però che l’attrice ancora non ha realizzato è quello “di avere fiducia negli uomini dei quali penso mi debbano qualcosa per quanto io ho dato loro e non ho avuto indietro”, e non solo per quello che è accaduto con il primo marito, Luca Damiani, che la tradì con la collega e allora amica Nancy Brilli. “L’ho perdonata, ma alcune cose mi rodono ancora – racconta Elena Sofia -, non tanto per il tradimento che può accadere e poi io e Luca eravamo in crisi da tempo. Ma per il fatto che lei si faceva mio marito e mi chiedeva di andare a cena con lei per raccontarmi del suo amore impossibile e piangeva sulle mie spalle… Senza mai avere il coraggio di dire chi era il motivo del suo dispiacere, lo stesso mio. Ecco: più del tradimento non le ho mai perdonato quelle cene...”. Con il contrappasso di un ruolo che le due si sono combattute e per il quale alla fine è stata scelta la Ricci: “Tié Nancy, tu mi hai preso il marito e io la parte”. Sull’argomento la Brilli ha chiesto perdono anch’essa in tv.
“Sono sola, non single”
Elena Sofia Ricci è tornata “sola” dopo la separazione dal secondo marito, il compositore Stefano Mainetti padre di Maria, mentre dalla relazione precedente col collega Pino Quartullo è nata Emma. “Le mie figlie – dice – sono la più grande soddisfazione della mia vita”. E sulla definizione di “sola” ha la sua teoria: “Io non sono single, perché le single sono alla ricerca di qualcuno, io mi definisco sola perché sto bene con me stessa e quindi mi basto”.
Una donna che ora riesce a sorridere e a mostrare ancora di più il suo lato umano, oltre che saperlo rappresentare nei suoi personaggi. Ma quella violenza del 1974 qualcosa ha lasciato, anche una consapevolezza, quella che aveva già espresso a Porta a Porta: “Bisogna parlarne, avrei dovuto farlo a 12 anni; questo silenzio mi è costato tantissimo e ho pagato pesantemente lo scotto. Invece dobbiamo insegnare ai nostri figli a non avere paura, a denunciare subito, e gli uomini dovrebbero scendere in piazza contro la violenza sulle donne, lo devono fare altrimenti si rischia di far venir fuori un rigurgito di femminismo che stride. Gli uomini dovrebbero manifestare per dire: ‘I veri uomini si comportano in un certo modo’”.