Un film sul #MeToo: "Anche io" racconta il più grande scandalo a Hollywood degli ultimi 15 anni

Alla regia Maria Schrader mentre Carey Mulligan e Zoe Kazan interpretano le giornaliste del New York Times che portarono avanti l'inchiesta sul produttore Harvey Weinstein

di GIOVANNI BOGANI
30 agosto 2022
film #metoo

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In Italia si chiamerà "Anche io". È il film sul movimento #MeToo, che ha rotto il silenzio sugli abusi sessuali nel mondo del cinema, e poi nella società intera. Carey Mulligan – due volte candidata all’Oscar, per "Una donna promettente" e "An Education" – e Zoe Kazan interpretano le giornaliste del New York Times Megan Twohey e Jodi Kantor, che con la loro inchiesta sul produttore Harvey Weinstein hanno dato inizio al movimento. In originale, il film si chiamava "She Said", come il titolo del libro dal quale prende le mosse la sceneggiatura: "She Said: Breaking the Sexual Harassment Story That Helped Ignite a Movement".

Lo scandalo Harvey Weisntein

L'ex produttore di Hollywood Harvey Weinstein, condannato per stupro e violenza sessuale a 23 anni di carcere

La regia è di Maria Schrader, molto apprezzata per aver diretto la serie Netflix "Unorthodox", per la quale ha vinto un Emmy Award. Pochi giorni fa, Universal Pictures ha pubblicato online il trailer italiano del film, che è prodotto – fra gli altri – da Brad Pitt con la sua casa di produzione Plan B. La storia che il film racconta è, probabilmente, la vicenda più importante degli ultimi 15 anni, per quello che riguarda i cambiamenti del costume, della società, del modo di pensare di tutti noi. Tutto partì dall’inchiesta su Harvey Weinstein, presidente - insieme al fratello Bob - della Miramax, grazie alla quale era diventato uno dei produttori più potenti di Hollywood: con lui lavoravano Quentin Tarantino e tutti i più importanti e interessanti registi del mondo. In seguito a numerose accuse di molestie sessuali, Weinstein, nell’ottobre 2017, è stato licenziato dal consiglio di amministrazione della compagnia che aveva fatto nascere. L’11 marzo 2020 – dopo una durissima battaglia legale – la Corte Suprema dello Stato di New York lo ha condannato, in via definitiva, a 23 anni di carcere per stupro e violenza sessuale.

Lo tsunami del #MeToo

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La copertina del Time ha premiato il movimento contro le molestie sessuali a Hollywood come persona dell'anno nel 2017

La vicenda di Weisntein ha davvero innescato uno tsunami nel mondo del cinema, e poi nella società tutta, a livello globale. La lista degli artisti accusati di violenze sessuali e molestie si è fatta lunghissima: non stiamo qui a rievocarla. Alcune carriere sono state, di fatto, distrutte. Sul baco degli accusati sono finiti attori, registi, produttori, anche attrici. Sono riaffiorate nella memoria collettiva anche le accuse contro Roman Polanski, reo di aver avuto rapporti sessuali con una minorenne negli anni ’70, e contro Woody Allen, accusato – e due volte assolto – di aver molestato la figlia Dylan. La presenza di Kevin Spacey, accusato di molestie verso ragazzi, è stato completamente cancellato dal film "House of Gucci", con il regista Ridley Scott che ha preferito girare di nuovo tutte le scene in cui l’attore compariva. E non sono mancate le ripercussioni anche in Italia, con alcuni registi accusati. Il libro "She Said: Breaking the Sexual Harassment Story That Helped Ignite a Movement" di Jodi Kantor e Megn Twohey descrive la lunga ricerca delle due giornaliste del New York Times, all’inseguimento di una scia crescente di prove, fino al confronto finale con l’accusato, notoriamente molto aggressivo – e molto potente, fino al momento della sua definitiva caduta. Voci di abusi da parte di Weinstein circolavano da anni, nell’ambiente del cinema. Ma ci sono voluti mesi e mesi di interviste riservate con attrici ed ex dipendenti di Weinstein per rivelare tutta una rete di pagamenti segreti, accordi di non divulgazione: insomma, il produttore che pagava il silenzio delle persone che aveva molestato. Il processo non è stato semplice: l'imputato ha impiegato una squadra di avvocati di alto profilo, i migliori possibili. Ma anche loro poco hanno potuto di fronte alle registrazioni delle testimonianze. Poco dopo le prime rivelazioni, si è aperto un vero vaso di Pandora di confessioni, ricordi, accuse su molestie e abusi sessuali. Donne di tutto il mondo si sono fatte avanti con le loro storie. E qualcosa è cambiato, nei modi e nella sostanza dei rapporti fra uomini e donne. Ed è cambiato probabilmente per sempre. La sceneggiatura del film è scritta dal premio Oscar Rebecca Lankiewicz. Fra i produttori, oltre a Brad Pitt, Jeremy Kleiner, a cui si deve "12 anni schiavo" . Il libro "She Said" è disponibile, in versione inglese, su Amazon.