Calcio, lotta all'antisemitismo: vietate le maglie con il numero 88

Il provvedimento, che prevede anche lo stop alle partite in caso di cori razzisti, è stato firmato tra il ministro dell'Interno e quello dello Sport. E il precedente di Buffon insegna

di EDOARDO MARTINI -
28 giugno 2023
Anche Mario Pasalic, centrocampista dell'Atalanta, ha indossato la maglia numero 88 (Instagram)

Anche Mario Pasalic, centrocampista dell'Atalanta, ha indossato la maglia numero 88 (Instagram)

Un calcio all'antisemitismo: approvato il nuovo decalogo contro tutte le discriminazioni razziali.

L'annuncio di presentazione del documento è stato dato dal ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, durante il convegno l'Antisemitismo nello sport, organizzato dal Coordinatore nazionale per la lotta contro l'antisemitismo, Giuseppe Pecoraro.

Il decalogo contro l'antisemitismo

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Dalla prossima stagione nessun calciatore potrà scendere in campo con la maglia 88 e verrà interrotto il gioco in caso di espressioni antisemite o razziste (Instagram)

Lo stesso ministro per lo Sport ha dichiarato: "Il protocollo verrà firmato martedì mattina. L'impegno è quello di operare per non assistere più a certi episodi, nello sport e fuori, e di separare nettamente e definitivamente i tifosi e gli appassionati da quelli che sono solo delinquenti".

Il decalogo, tra l'altro, prevede l'interruzione del gioco in caso di espressioni antisemite o razziste, ma soprattutto di eliminare dalle numerazioni delle maglie il numero 88.

Questo numero è stato usato da sempre all'interno dei gruppi neonazisti per simbolizzare il saluto "Heil Hitler", considerando il fatto che appunto l'H è l'ottava lettera dell'alfabeto.

"Lo sport può aiutare a contrastare l'odio"

Alle parole del ministro hanno fatto eco quelle del vice capo della polizia, Vittorio Rizzi, che ha dichiarato: "Il primo obiettivo è intervenire sul contrasto dell'antisemitismo, perché è un odio trasversale a tutte e quattro le matrici che hanno un odio etnico cognitivo: popolazione semita, etnia o razza, religione e nazione e il protocollo prevede azioni culturali e di intervento operativo".

Infine è arrivato il commento dell'ambasciatore di Israele, Alon Bar: "Lo sport può aiutare a superare le barriere e contrastare l'odio. Purtroppo tanti atti antisemiti e razzisti si svolgono nelle partite di calcio".

"Auspico quindi che le squadre e i club facciamo alcuni passi, attuando campagne a livello nazionale o adottando impegni contro l'antisemitismo e la discriminazione in tutte le sue espressioni".

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Il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi (Ansa)

Il caso Buffon e quelli più recenti

Nell'estate 2000 il numero 88 fu al centro di un caso esplosivo, con protagonista Gigi Buffon. L'estremo difensore, portiere allora al Parma, scelse proprio la maglia con quel numero.

Una partita bastò per scatenare le proteste della comunità ebraica. Alla fine il campione scelse di cambiare il numero puntando al 77 e accompagnando la decisione, dissociandosi da qualsiasi forma di appoggio all'antisemitismo.

Buffon non fu il primo e nemmeno l'ultimo a scegliere il numero 88. Ricordiamo, fra gli altri, Borriello, Hernanes e Perotti. Nell'ultima stagione in Serie A in 4 hanno giocato con il  numero 88 sulla maglia: Pasalic, Basic, Rincon e Praszelik.

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Il portiere Gianluigi Buffon con la maglia numero 88 ai tempi del Parma (Instagram)

Venendo al presente riscontriamo episodi sulla stessa lunghezza d'onda. A gennaio 2022, infatti, il Verona, la cui curva è famosa per essere di destra, aveva annunciato l'ingaggio del polacco Mateusz Praszelik che aveva, appunto, scelto il famigerato 88. Per lui comunque solo due presenze in avvio di stagione con quel numero e, a seguire, il passaggio al Cosenza dove ha portato il 17. In aggiunta a questo, durante l'ultimo derby di Roma un tifoso, e non un calciatore, si era presentato con una maglia dedicata a "Hitlerson" e ovviamente il richiamo ad HH. Naturalmente, per non farsi mancare nulla, mentre la Curva biancoceleste dedicava cori pesantemente antisemiti ai rivali, insultando anche la memoria di Anna Frank.

Anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina, è voluto intervenire sull'argomento: "Il mondo del calcio è unito nel contrasto all'antisemitismo e a ogni forma di discriminazione".

"Con questa dichiarazione d'intenti ribadiamo, ancora una volta, come il nostro sport debba essere sempre più inclusivo e, allo stesso tempo, uno straordinario veicolo di messaggi positivi. Su queste tematiche non si indietreggia di un centimetro, perché la credibilità del calcio ha un riflesso diretto sulla società italiana".