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Home » Attualità » Giornata della Memoria, a Milano il murales “Binario 21. I Simpson deportati ad Auschwitz”

Giornata della Memoria, a Milano il murales “Binario 21. I Simpson deportati ad Auschwitz”

La nuova opera di street art di aleXsandro Palombo al Memoriale della Shoah. A Roma invece Hitler ha la maglia della Roma

Marianna Grazi
27 Gennaio 2023
"I Simpson deportati" nei murales di aleXsandro Palombo

"I Simpson deportati" nei murales di aleXsandro Palombo

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Alla stazione, davanti al binario da dove centinaia di ebrei, nei primi anni Quaranta, venivano caricati su vagoni bestiame diretti ai campi di concentramento di Auschwitz–Birkenau, Mauthausen, Bergen-Belsen, Flossenbürg, Ravensbrück, Fossoli e Bolzano. Al “Binario 21” della stazione centrale di Milano, questa volta, ci sono invece i membri della famiglia dei cartoni animati più amata: “I Simpson deportati ad Auschwitz“. È questo il titolo dei nuovi murales dell’artista aleXsandro Palombo apparsi sui muri del Memoriale della Shoah per celebrare la Giornata della Memoria.

I Simpson prima della deportazione nel murales di aleXsandro Palombo al Memoriale della Shoah, Milano

I volti scavati, le gambe scheletriche, lo sguardo triste. E i pigiami a righe, le tipiche divise degli ‘ospiti’ dei campi di concentramento. Sul viso e nei corpi di Homer, Marge, Bart, Lisa e Meggy si legge la sofferenza, il dolore della vita nei campi di concentramento nazisti. Le opere di Palombo vogliono infatti essere un inciampo visivo contro l’indifferenza. L’artista realizza due murales significativi in cui racconta il prima e il dopo la deportazione: il primo è un ritratto della famiglia prima della deportazione, nel secondo i Simpson ormai prigionieri appaiono emaciati, patiti, privati della dignità. Una riflessione sul male assoluto che è stato il nazismo, un monito a custodire la memoria e a non permettere al tempo di farla cadere nell’oblio. Simbolica anche la scelta del luogo dello street artist, il Memoriale della Shoah di Milano, dove la storia, anche quella più drammatica, non può essere dimenticata.

Per ricordare l’olocausto e stigmatizzare il male, Palombo ha scelto di usare il suo linguaggio neo pop, da sempre vicino alla sensibilità dei giovani, vero motore del futuro a cui è necessario però dare le basi necessarie della memoria per non ripetere gli orrori passati. “Queste opere ci costringono a vedere quello che non vediamo più. Le cose più terribili possono diventare realtà e l’arte ha il dovere di ricordarle perché è un potente antidoto ai rischi dell’oblio. Bisogna trasmettere senza filtri l’orrore del genocidio ebreo alle nuove generazioni per proteggere l’umanità da altri orrori come la Shoah”, ha dichiarato aleXsandro Palombo.

“Binario 21-I Simpson deportati ad Auschwitz” di aleXsandro Palombo

Palombo, artista contemporaneo e attivista, milanese d’adozione, è conosciuto in tutto il mondo per le sue opere satiriche, riflessive e irriverenti che si concentrano sulla cultura pop, la società, le disuguaglianze, l’inclusione e la diversità, l’etica e i diritti umani, prendendo spunto dall’attualità ma anche da eventi epocali che non possono essere lasciati all’oblio. Non è infatti la prima volta che l’artista affronta il tema della Shoah (lo scorso anno aveva utilizzato ancora la famiglia Simpson per l’importante anniversario), i suoi lavori sull’olocausto sono stati pubblicati e analizzati in importanti saggi internazionali tra cui “Holocaust Icons in Art: The Warsaw Ghetto Boy and Anne Frank” scritto dall’autorevole storica israeliana Batya Brutin, critico d’arte e ricercatrice di arti visive della Shoah in Israele e nel mondo, vincitrice dello Yad Vashem award alla carriera nel campo dell’educazione all’Olocausto.

 

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Hitler con la maglietta della Roma

La maglia è quella storica della Roma, il collettone arancione e una famosa pasta come sponsor, ma il volto del ‘giocatore’ raffigurato è quello, inconfondibile, di Adolf Hitler. Adesivi rettangolari raffiguranti il dittatore nazista sono comparsi mercoledì 25 gennaio in diversi quartieri di Roma su saracinesche e segnali stradali, tra piazza Vescovio e il quartiere Trieste, ma anche a Talenti, Montesacro e al Tufello. Un triste episodio che, in vista della Giornata della Memoria, dovrebbe mettere in guardia sulla pericolosità di certi episodi, che non devono passare inosservati o come semplici bravate. “Una vera infamia gli adesivi raffiguranti Hitler con la maglia della Roma apparsi oggi in città – il commento su Twitter del sindaco della Capitale Roberto Gualtieri -. Uno sfregio inaccettabile a pochi giorni dalla Giornata della Memoria. Ci siamo attivati per la loro immediata rimozione. Vergogna per gli autori“, denuncia.

Gli adesivi con Hitler che indossa la maglia della Roma

La vicenda riporta la memoria al 2017, quando alcuni tifosi laziali usarono sticker antisemiti contro i rivali della Curva Sud. In quella occasione sulla maglia della Roma era stato applicato il volto di Anna Frank, la giovane ebrea tedesca morta nel lager e diventata con il suo “Diario” un simbolo universale della Shoah. Un gesto vergognoso da cui la Lazio si dissociò con fermezza. In questo caso però i sospetti, più che sul mondo della tifoseria biancoceleste, sembrerebbero andare verso la frangia del tifo romanista più vicina a posizioni neofasciste. Ora il gesto degli adesivi con Hitler ‘romanista’ appare, anche per il sindaco Gualtieri, come un vero e proprio sfregio proprio perché arriva alla vigilia del Giorno della memoria, quel 27 gennaio che ricorda i milioni di ebrei vittime dell’Olocausto e la persecuzione e l’uccisione di sinti e rom, omosessuali e oppositori politici per mano dei nazisti.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Alla stazione, davanti al binario da dove centinaia di ebrei, nei primi anni Quaranta, venivano caricati su vagoni bestiame diretti ai campi di concentramento di Auschwitz–Birkenau, Mauthausen, Bergen-Belsen, Flossenbürg, Ravensbrück, Fossoli e Bolzano. Al "Binario 21" della stazione centrale di Milano, questa volta, ci sono invece i membri della famiglia dei cartoni animati più amata: "I Simpson deportati ad Auschwitz". È questo il titolo dei nuovi murales dell’artista aleXsandro Palombo apparsi sui muri del Memoriale della Shoah per celebrare la Giornata della Memoria.
I Simpson prima della deportazione nel murales di aleXsandro Palombo al Memoriale della Shoah, Milano
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"Binario 21-I Simpson deportati ad Auschwitz" di aleXsandro Palombo
Palombo, artista contemporaneo e attivista, milanese d'adozione, è conosciuto in tutto il mondo per le sue opere satiriche, riflessive e irriverenti che si concentrano sulla cultura pop, la società, le disuguaglianze, l’inclusione e la diversità, l’etica e i diritti umani, prendendo spunto dall'attualità ma anche da eventi epocali che non possono essere lasciati all'oblio. Non è infatti la prima volta che l’artista affronta il tema della Shoah (lo scorso anno aveva utilizzato ancora la famiglia Simpson per l'importante anniversario), i suoi lavori sull'olocausto sono stati pubblicati e analizzati in importanti saggi internazionali tra cui "Holocaust Icons in Art: The Warsaw Ghetto Boy and Anne Frank" scritto dall’autorevole storica israeliana Batya Brutin, critico d’arte e ricercatrice di arti visive della Shoah in Israele e nel mondo, vincitrice dello Yad Vashem award alla carriera nel campo dell'educazione all’Olocausto.
 
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Hitler con la maglietta della Roma

La maglia è quella storica della Roma, il collettone arancione e una famosa pasta come sponsor, ma il volto del 'giocatore' raffigurato è quello, inconfondibile, di Adolf Hitler. Adesivi rettangolari raffiguranti il dittatore nazista sono comparsi mercoledì 25 gennaio in diversi quartieri di Roma su saracinesche e segnali stradali, tra piazza Vescovio e il quartiere Trieste, ma anche a Talenti, Montesacro e al Tufello. Un triste episodio che, in vista della Giornata della Memoria, dovrebbe mettere in guardia sulla pericolosità di certi episodi, che non devono passare inosservati o come semplici bravate. "Una vera infamia gli adesivi raffiguranti Hitler con la maglia della Roma apparsi oggi in città - il commento su Twitter del sindaco della Capitale Roberto Gualtieri -. Uno sfregio inaccettabile a pochi giorni dalla Giornata della Memoria. Ci siamo attivati per la loro immediata rimozione. Vergogna per gli autori", denuncia.
Gli adesivi con Hitler che indossa la maglia della Roma
La vicenda riporta la memoria al 2017, quando alcuni tifosi laziali usarono sticker antisemiti contro i rivali della Curva Sud. In quella occasione sulla maglia della Roma era stato applicato il volto di Anna Frank, la giovane ebrea tedesca morta nel lager e diventata con il suo "Diario" un simbolo universale della Shoah. Un gesto vergognoso da cui la Lazio si dissociò con fermezza. In questo caso però i sospetti, più che sul mondo della tifoseria biancoceleste, sembrerebbero andare verso la frangia del tifo romanista più vicina a posizioni neofasciste. Ora il gesto degli adesivi con Hitler 'romanista' appare, anche per il sindaco Gualtieri, come un vero e proprio sfregio proprio perché arriva alla vigilia del Giorno della memoria, quel 27 gennaio che ricorda i milioni di ebrei vittime dell'Olocausto e la persecuzione e l'uccisione di sinti e rom, omosessuali e oppositori politici per mano dei nazisti.
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