Laviai e Lina Nielsen, unite in pista e nella vita. Le gemelle più forti della sclerosi multipla

Le 28enni britanniche a caccia di una medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. Entambe specializzate nei 400 metri, sono diventate un’ispirazione anche fuori dalla pista per coraggio e voglia di non arrendersi di fronte alla malattia

di MARIANNA GRAZI -
5 agosto 2024
Lina e Laviai Nielsen (Instagram)

Lina e Laviai Nielsen (Instagram)

Gemelle nella vita, in pista e gemelle nella diagnosi: Laviai e Lina Nielsen, 28 anni, sono due campionesse di atletica leggera della nazionale britannica, impegnate in queste ore nella loro specialità, i 400 metri (una delle due, Lina, ostacoli) alle Olimpiadi 2024. Ma ad accomunarle c’è anche la sclerosi multipla, che hanno scoperto di avere entrambe nel proprio patrimonio genetico, ma che ambedue hanno scelto di non considerare un ostacolo al proprio obiettivo finale. 

Il loro sogno, che le colloca tra gli atleti e le atlete più veloci del mondo, è quello di vincere l’oro olimpico per la squadra della Gran Bretagna a Parigi. Un sogno ambizioso, che inseguono con tenacia e forza di volontà, dovendo ogni giorno affrontare non solo gli impegni sportivi – in questo caso, tra l’altro, all’appuntamento più importante per ogni atleta –, allenamenti e gare di altissimo livello, ma anche i sintomi di una malattia che non si è ancora manifestata nel pieno del suo potenziale in nessuna delle due, anche se con differenze significative tra le due gemelle. 

Lina e Laviai Nielsen (Instagram)
Lina e Laviai Nielsen (Instagram)

La corsa all’oro a Parigi 2024

Intanto Laviai Nielsen è riuscita a conquistare già una medaglia di bronzo nella staffetta 4x400m mista il 3 agosto scorso e si è qualificata questa mattina alla semifinale della sua gara, mentre la gemella Lina ha passato anch’essa il primo turno nelle batterie dei 400m ostacoli domenica 4 agosto. Una carriera già importante, stellare per le sorelle Nielsen, che hanno partecipato insieme ai Mondiali indoor di Glasgow (nella 4x400 e che in questi anni sono diventate un esempio di coraggio per la loro storia personale, caparbietà, disciplina sportiva e voglia di non arrendersi al destino. 

La loro corsa all’oro a Parigi 2024, ognuna nella sua disciplina, continua con perseveranza, incuranti per quanto possibile di quell’inquilino rumoroso che le ha prese di mira – una beffa del destino – fin da giovanissime. Le 28enni, madre sudanese e padre danese ma di nazionalità britannica, hanno infatti ‘incontrato’ la sclerosi multipla in due periodi diversi della loro vita e della loro carriera, ma per entrambe la scoperta ha avuto un impatto molto significativo: a Lina è stata diagnosticata a 18 anni, ma i primi sintomi avevano iniziato a manifestarsi già anni prima, intorno ai 13 anni; Laviai, invece, ha ricevuto la diagnosi a pochi giorni dalla partenza per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020

Le atlete olimpiche che vivono con la sclerosi multipla 

Una botta tremenda, soprattutto psicologica – soprattutto sapendo che anche la sorella ci stava vivendo ormai da anni –, che dopo un primo momento non ha condizionato però la sua grinta agonistica. Indispensabile per affrontare i dolori provocati dalla sindrome che si sono presentati proprio durante la manifestazione a cinque cerchi. La sclerosi multipla, ricordiamo, è una malattia neurodegenerativa causata dal sistema immunitario che attacca il cervello e i nervi e, secondo l'NHS, non è ancora chiaro perché ciò accada. Non esiste una cura, ma i farmaci e alcuni trattamenti possono tenere momentaneamente sotto controlli i sintomi, tra i quali i più comuni sono stanchezza, spasmi muscolari, intorpidimento, problemi di vista e di deambulazione o di equilibrio.

Dopo Tokyo, Laivai e Lina Nielsen hanno deciso di raccontare apertamente la loro storia, la condizione con cui vivono ogni giorno, per ispirare le altre persone a non lasciarsi scoraggiare e a continuare a perseguire con il massimo dei propri sforzi i sogni. Riuscendo a qualificarsi alle Olimpiadi, le gemelle, onorano al massimo lo spirito dettato dal fondatore dei Giochi moderni, De Coubertin, per il quale già partecipare doveva essere una vittoria. Ma per le britanniche non basta, e sia nelle gare individuali che in staffetta punteranno a dimostrare che, nonostante la sclerosi multipla, possono ancora brillare. .