Lia Thomas perde il ricorso: la nuotatrice transgender non parteciperà alle Olimpiadi

Non potrà gareggiare nelle competizioni femminili: il suo caso era diventato l’emblema delle battaglie delle atlete trans*. Ma il Cas ha respinto la sua causa

di MARIANNA GRAZI -
14 giugno 2024
Lia Thomas

Lia Thomas

Lia Thomas non potrà partecipare alle gare femminili d’élite. Addio Giochi Olimpici, ma non solo. La nuotatrice transgender ha perso il ricorso contro la Corte Arbitrale dello Sport in Svizzera – il massimo tribunale mondiale in materia di giustizia sportiva – contro le regole della World Aquatics (del 2022) che impediscono alle donne transgender di gareggiare nelle divisioni femminili se hanno affrontato, anche solo in parte o agli esordi, il processo di pubertà maschile. Il giudice ha stabilito che la 25enne non era legittimata a presentare la causa.

Il ricorso contro la politica di genere della World Acquatics

Thomas, che proprio nel marzo di due anni fa era diventata la prima atleta transgender a vincere il più alto titolo nazionale universitario statunitense (NCAA), si era appellata al Cas per far annullare il divieto, sostenendo che le nuove direttive dell’autorità acquatica mondiale erano discriminatorie. La World Aquatics, che regola appunto tutte le competizioni di massimo livello (ad esempio l’accesso a Mondiali e Giochi Olimpici), ha introdotto la nuova politica di genere a giugno 2022, consentendo alle donne transgender di gareggiare negli eventi femminili solo se hanno effettuato il percorso di affermazione prima dell'età di 12 anni o prima di una delle fasi iniziali della pubertà.

Il percorso di affermazione e il titolo nella divisione femminile 

Thomas è stata la prima transgender a vincere un titolo massimo agli NCAA
Thomas è stata la prima transgender a vincere un titolo massimo agli NCAA

Lia Thomas ha iniziato con la terapia ormonale sostitutiva nel maggio 2019. Ha frequentato l’Università della Pennsylvania e ha gareggiato nella squadra maschile di nuoto dalla stagione 2017-18 alla stagione 2019-20. Nel 2021, invece, rispettava i requisiti della terapia ormonale NCAA per poter nuotare finalmente nella squadra femminile della Penn e lo ha fatto per le stagioni successive. La nuotatrice è diventata la prima atleta transgender a vincere un titolo NCAA Division I quando ha vinto i 500 metri (400 yard) stile libero femminili. E, in più occasioni, ha dichiarato di avere l’ambizione di partecipare alle Olimpiadi.

La World Aquatics ha introdotto una terza categoria “aperta” per lə atletə che non sono statə assegnatə al sesso femminile alla nascita, ma ha dichiarato che questa terza divisione non ha ricevuto alcuna iscrizione al primo evento della Coppa del Mondo di nuoto 2023 a Berlino in ottobre.

La motivazione del no

Il Cas, in una nota del 26 gennaio, ha spiegato che nel suo ricorso la giovane ha chiesto al tribunale un’ordinanza che dichiarasse le “disposizioni contestate illegali, non valide e prive di forza ed effetto”. I giudici hanno dovuto innanzitutto stabilire se Thomas fosse legittimata a contestare le regole della WA, e in un verdetto di 24 pagine, hanno spiegato che “semplicemente non ha diritto di impegnarsi nell’ammissibilità a competere nelle competizioni WA” in quanto non è più membro di US Swimming (ha terminato il college), “e tanto meno di competere in una competizione WA”, e quindi non è “sufficientemente danneggiata” dalle regole per poterle contestare.

Le reazioni 

L’agenzia mondiale di nuoto ha elogiato la sentenza e ha dichiarato che si tratta di un “importante passo avanti nei nostri sforzi per proteggere lo sport femminile. World Aquatics si impegna a promuovere un ambiente che favorisca l'equità, il rispetto e le pari opportunità per gli atleti di tutti i generi e ribadisce questo impegno”, si legge in un comunicato. “Rimaniamo impegnati a lavorare in collaborazione con tutte le parti interessate per sostenere i principi di inclusività negli sport acquatici e rimaniamo fiduciosi che la nostra politica di inclusione di genere rappresenti un approccio equo”.

Secondo Athlete Ally Thomas ha definito la decisione del CAS “profondamente deludente” in una dichiarazione del suo team legale. “I divieti generalizzati che impediscono alle donne trans di gareggiare sono discriminatori e ci privano di preziose opportunità atletiche che sono fondamentali per la nostra identità”, ha spiegato. “La decisione del CAS deve essere vista come una chiamata all'azione per tutte le atlete trans, affinché continuino a lottare per la nostra dignità e i nostri diritti umani”.