Non è una semplice partita di basket alle Olimpiadi: quello tra le nazionali USA e Sud Sudan, previsto mercoledì 31 luglio al Pierre-Mauroy de Villeneuve-d'Ascq, nella periferia di Lilla, rappresenta anche l’incontro/scontro (sempre sul campo) tra il Paese più ricco e quello più povero al mondo.
La squadra di basket del Sud Sudan
La squadra di pallacanestro della piccola Repubblica nel centro-est dell’Africa torna a far parlare di sé dopo l’errore clamoroso fatto dal comitato organizzatore dei Giochi di Parigi nella prima partita contro il Porto Rico: al momento dell’inno è stato suonato quello del Sudan, da cui il Paese si è separato dal 2011 dopo una lunga guerra civile. Superata l'amarezza e la rabbia del momento, i 12 eroi di Juba (che rappresentano lo Stato più giovane al mondo) hanno compiuto la loro piccola impresa battendo gli avversari della squadra caraibica.
Nella seconda partita del girone, però, la nazionale del Sud Sudan si trova subito nel testa a testa più temuto, contro una delle squadre più forti e favoritissima per la vittoria alle Olimpiadi di Parigi 2024, gli Stati Uniti. Sarà la sfida tra le stelle multimilionarie della NBA e coloro che si sono autodefiniti “una banda di rifugiati che si ritrovano per qualche settimana all'anno, e cercano di fare del loro meglio per poi sfidare i più forti al mondo”.
Il sogno del Paese che non si sa nemmeno che esiste
Una squadra che ha rischiato di non partecipare ai Giochi quando, nel torneo africano di qualificazione, tutti i componenti hanno contratto il Covid trovandosi costretti a ritirarsi. Ripescata per un pelo dopo il ritiro dell’Algeria, la nazionale del Sud Sudan ha poi partecipato ai Campionati Mondiali dove, battendo l’Angola, ha conquistato di diritto il pass olimpico. Un lieto fine degno di una favola, la realizzazione di un sogno del "Paese che molta gente nemmeno sa che esiste", come dice il giocatore Wenyen Gabriel.
La partita contro gli Usa rappresenta appieno l’essenza delle Olimpiadi: Lebron James, Kevin Durant e Stephen Curry – abituati a impianti megagalattici pieni di pubblico – che si trovano di fronte giocatori di uno Stato che prima del 2011 nemmeno esisteva e dove c'è un solo campo da basket al coperto, pronti a giocarsi il tutto per tutto senza paura o alcun timore reverenziale, consapevoli di aver già fatto la storia ma pronti a scriverne altri capitoli.
“Un anno fa ci allenavamo all'aperto, in campi allagati, oppure con le aquile che ci sorvolavano minacciosamente”, ha raccontato coach Royal Ivey, ex playmaker nell’NBA e anche ex compagno di Durant nel team dell'Università del Texas. L’ultima parola non è detta: settimana scorsa durante un’amichevole in vista delle Olimpiadi, il team USA ha superato di 101-100 in volata il Sud Sudan. Beffata da Lebron James a otto minuti dalla fine della partita, la squadra africana ha comunque messo in mostra il proprio talento, quasi arrivando ad un risultato storico.