Il bilancio di Francesca Basanieri: “L’8 marzo è una giornata di lotte per i diritti ancora da conquistare”

La presidente della Commissione per le Pari opportunità regionale spiega come l’istituzione ha saputo fare la differenza sia sul fronte della violenza che dell'empowerment femminile, ma la strada verso la parità è ancora lunga

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
8 marzo 2024
Francesca Basanieri, presidente della Commissione Pari opportunità della Regione Toscana

Francesca Basanieri, presidente della Commissione Pari opportunità della Regione Toscana

L’8 marzo è anche giorni di bilanci. Quella di genere è una battaglia che non può permettersi battute d’arresto. Moltissime sono le dimostrazioni quotidiane di quanto sia ancora necessario e urgente battersi per una piena e concreta parità sostanziale e non solo formale. Una lotta che passa dalle piazze ai palazzi delle istituzioni.

Negli ultimi decenni, le conquiste sono state molte e interessanti. Non poche, però, sono state anche le zone buie in cui si è rischiato di piombare in un tempo in cui i diritti per le donne erano solo slogan inascoltati dai più. Tutte e tutti hanno il dovere morale di vigilare affinché ciò non accada. Le Commissioni per le pari opportunità, nelle loro varie declinazioni, lo fanno dall’interno, lavorando affinché le politiche pubbliche vadano nella direzione giusta. Di questo, valutazioni sugli anni che ci stiamo lasciando alle spalle comprese, ne abbiamo parlato con Francesca Basanieri, presidente della Commissione per le pari opportunità della Regione Toscana dal 2021, a partire da traguardi raggiunti e da raggiungere.

Empowerment femminile 

“Anche questo 8 marzo – ha spiegato Basanieri – sarà una giornata di lotta per i diritti delle donne perché purtroppo ancora sono tante le conquiste da fare. La Toscana si è sempre contraddistinta come terra di diritti e da anni, prima tra le Regioni italiane, ha realizzato servizi per la prevenzione della violenza di genere e la presa in carico delle donne vittime di violenza. Nell’ultimo periodo, assieme alla Regione, abbiamo condiviso la necessità di porre l’attenzione anche sul tema dell’empowerment femminile, consapevoli che solo attraverso un miglioramento delle condizioni sociali, economiche e lavorative delle donne si possono combattere tutti quegli stereotipi, le discriminazioni e i pregiudizi che sempre più spesso sfociano in violenze e soprusi. L’obiettivo è creare una cultura di parità in cui tutte e tutti possano godere dei medesimi diritti. Certo, le difficoltà non sono mancate e addirittura essere prese sul serio e far comprendere che le politiche di genere devono essere centrali nelle agende delle amministrazioni pubbliche di ogni livello per costruire una società più equa e più giusta non sono state imprese semplici. Il punto è che una società in cui donne e uomini hanno le stesse opportunità di vita e di crescita è una società più ricca economicamente e socialmente, la politica deve definitivamente prenderne atto e fare in modo che ogni scelta pubblica riferita a qualsiasi ambito sia una scelta di pari opportunità”.

Il lavoro della Commissione pari opportunità

Sul fronte dell’attività svolta dalla Commissione pari opportunità della Regione da lei presieduta non ha dubbi: “Ritengo che il nostro possa essere considerato un bilancio positivo per numerosi aspetti. Non tanto per le molteplici iniziative realizzate quanto per la rete di collaborazione che abbiamo saputo costruire con le amministrazioni locali e con gli attori che, a vario titolo, sul territorio si occupano di parità e lotta alla violenza. Avvicinarci alle persone e alle amministrazioni territoriali per supportarle il più possibile nel loro lavoro quotidiano era uno dei nostri principali obiettivi e siamo riuscite a costruire ottime relazioni. Il compito di una Commissione regionale per le pari opportunità è proprio quello di creare le condizioni per la costruzione di una cultura diffusa di parità. Piccoli e grandi iniziative, scelte sui servizi pubblici che possono fare la differenza e fare in modo che bambine e bambini crescano in una società egualitaria con la consapevolezza di essere libere e liberi di scegliere il proprio futuro senza discriminazioni o stereotipi che ne impediscano la piena realizzazione. Per questo abbiamo pensato, tra le altre cose, che far conoscere le buone pratiche che arrivano dai Comuni toscani fosse un modo per creare un circuito virtuoso di idee. Certamente potevamo e possiamo fare ancora di più perché non è mai abbastanza il lavoro che viene fatto per raggiungere la piena parità e per difendere le donne dalle violenze. Fino a che anche una sola donna o una ragazza moriranno per mano di un uomo o subiranno violenza il nostro lavoro non sarà finito e non potrà dirsi abbastanza. Dobbiamo essere consapevoli che è responsabilità di ciascuna e ciascuno di noi – da agire ogni giorno in ogni contesto – non alimentare o contrastare la cultura patriarcale e maschilista che è alla base di ogni forma di discriminazione e violenza e che limita le possibilità delle donne di costruirsi una propria vita e un proprio futuro libero”.

Visioni politiche diverse non compromettano la lotta comune

Secondo la presidente l’ideologia politica continua a rappresentare un ostacolo sul cammino del pieno riconoscimento del ruolo della donna nella società: “Mantenere i propri confini politici quando ancora molti diritti fondamentali, come il lavoro, la salute, la maternità consapevole, la formazione, non sono conquistati è inutile e dannoso. Il dramma è che, ancora oggi, le diverse visioni politiche rappresentano una diversa idea del ruolo delle donne nella società e questo significa che non stiamo lottando tutte per gli stessi diritti. Se penso alla maternità, per esempio, per alcune di noi è un libero diritto per altre è un dovere, pena non essere considerata una donna ‘completa’. Vale lo stesso per il diritto a un lavoro dignitoso, equamente retribuito e, soprattutto, scelto e non imposto. Per alcuni è ancora considerato ‘naturale’ che le donne facciano solo alcuni tipi di mestieri e che si debbano occupare prioritariamente da sole dei compiti di cura della famiglia. Anche il linguaggio di genere, che dovrebbe banalmente essere vissuto come un uso corretto della lingua italiana, è diventato una questione politica e questo la dice lunga sul cammino che dobbiamo ancora fare noi donne per uscire dalla cultura patriarcale e trovare la nostra dimensione individuale”.

Politiche di genere 

Nel dibattito contemporaneo, infine, in molte e molti ragionano sull’opportunità di utilizzare la formulazione “politiche di genere” piuttosto che “pari opportunità”. Sul tema Basanieri ritiene la prima soluzione più corretta e aderente al presente: “Appare più che mai necessario fare in modo che in ogni scelta politica si tenga conto sempre dell’impatto che può avere sulle persone, tutte, indipendentemente dal loro genere. Ormai sappiamo che le scelte che riguardano la salute, il lavoro, la scuola, ma anche le infrastrutture e la progettazione delle città hanno un impatto diverso su ogni cittadino in base al genere, all’età, all’etnia, etc. Le amministrazioni pubbliche devono tenere conto di tutti questi aspetti se vogliono realmente essere efficaci e creare servizi e comunità inclusive. Una politica che applica politiche di genere getta le basi per creare pari opportunità per tutte e tutti e per costruire una società in cui tutte le persone hanno pari dignità e stessi diritti".