L’8 marzo di Livia Turco, tra conquiste di ieri e battaglie ancora attuali

Presidente della Fondazione Nilde Iotti, più volte parlamentare, già ministra della solidarietà sociale e della salute, Livia Turco parla, ragiona e guarda al futuro al femminile plurale, consapevole dei guasti del presente

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
7 marzo 2024
Livia Turco

Livia Turco

In una delle tracce del suo ultimo album, Luciano Ligabue ha messo in musica un passaggio utile alla riflessione che segue. “Ci sarà chi fa la storia, ci sarà chi fa la sua”, canta l’artistia emiliano e sembra farlo anche per il cammino delle donne in questo nostro complesso, controverso e appassionante Paese. Una citazione estremamente pop e apparentemente fuori contesto che, però, molto narra delle storie di alcune che sono diventate le storie di tutte, più o meno consapevolmente. Tra le donne che hanno dedicato la propria vita a fare in modo che quella di tutte fosse migliore c’è anche Livia Turco, una persona rara e preziosa che ha fatto della lotta la propria missione. Attualmente presidente della Fondazione Nilde Iotti, più volte parlamentare, già ministra della Solidarietà sociale (1996-2001) e della Salute (2006-2008), parla, ragiona e guarda al futuro al femminile plurale.

In “Compagne - Una storia al femminile del Partito Comunista Italiano”, l’ultima sua fatica editoriale, ben racconta l’importanza di un’esistenza da vivere pienamente all’interno di una storia collettiva e rigorosamente all’insegna della sorellanza. D’altronde, si sa, le donne di sinistra sono state vere e proprie “sentinelle del cambiamento”, avamposti capaci di percepire per prime i mutamenti della società, elaborando prontamente risposte concrete. La scelta della democrazia, il miglioramento delle condizioni di vita di lavoratori e lavoratrici e delle masse popolari, il divorzio, l’aborto, la proposta di una nuova concezione del welfare: queste rivoluzioni hanno trovato sponda in loro e anche grazie a loro oggi rappresentano punti fermi. Ma come vede il mondo, oggi, Livia Turco e cosa pensa di un domani che, ai nostri occhi, appare sempre più incomprensibile?

Livia Turco
Livia Turco

Le battaglie che hanno condotto le donne per affermare la propria autonomia e la propria libertà hanno coinciso in larga parte con l'attuazione dei principi costituzionali, traducendoli in riforme che hanno cambiato in profondità il Paese. Famiglia, lavoro, welfare, riconoscimento della libertà nella sessualità, nuove relazioni tra donne e uomini, genitori e figli/e. Quelle battaglie – ha spiegato – hanno contribuito a rendere più forte la democrazia e sono attualissime perché, nonostante le fatiche e le lotte, restano forti le discriminazioni nei confronti delle donne in particolare nel lavoro. Avere un figlio è addirittura diventato un lusso. Il presente ha bisogno di leggi e politiche concrete. Parità salariale, congedi parentali, sostegni alle famiglie, servizi sociali, asili nido, sanità pubblica, misure contro la povertà, difesa dell'ambiente sono priorità per combattere le diseguaglianze e migliorare la nostra società”.

Donne e Potere 

Dal punto di vista di Livia Turco molto ancora deve essere fatto dalle stesse donne, anche sul fronte della consapevolezza di sé, a partire dal rapporto con il concetto di potere: “La questione del rapporto con il potere è sempre stata complessa per le donne. Credo che debbano esercitare il potere avendo a cuore la realizzazione del bene comune, la soluzione dei problemi della società con la partecipazione attiva dei cittadini, avendo cura del rapporto tra il tempo della decisione politica e il tempo della vita delle persone. Oggi, viviamo una grave crisi della democrazia e l'alto tasso di astensionismo ci dice che tante persone, tante donne, sentono lontana la politica; per questo, oggi più che mai, è necessaria una politica che si prenda cura delle persone. Dobbiamo far vivere una democrazia della cura di cui le donne devono essere le leader per costruire una nuova e moderna politica popolare. Per farlo bisogna essere nei luoghi in cui si decide con il cuore e la mente aperti, lavorando alla costruzione di ‘un rammendo sociale’, prendendo in carico la vita delle persone, guardandole negli occhi, condividendone i problemi e cercando di risolverli insieme”.

Qualcosa, però, sta già cambiando. Le donne a rivestire ruoli monocratici sono ancora poche, ma sempre di più. Una conquista, secondo Turco, da leggere e interpretare con attenzione: “Giorgia Meloni, Elly Schlein, Alessandra Todde dimostrano che le donne possono esercitare la leadership, ma sono anche la conferma della differenza tra una leadership femminile e una leadership femminista. Le donne, per Meloni, esistono solo se madri con almeno tre figli cui elargisce qualche mancetta. Per Schlein, le donne sono soggetto libero e autonomo. Nelle sue politiche sono centrali la lotta al lavoro povero, il salario minimo, la sanità pubblica, i servizi sociali, il congedo paritario e una strenua lotta contro i femminicidi. Meloni, al contrario, vuole una democrazia ‘silente’, in cui si elegge il capo ogni cinque anni e per il resto del tempo il compito dei cittadini è tacere. Schlein vuole una "democrazia decidente", in cui siano i cittadini a decidere nella normalità della vita quotidiana, attivando una competente partecipazione democratica attraverso solidi e radicati partiti popolari e le tante forme di partecipazione civica”.

Livia Turco (Imagoeconomica)
Livia Turco (Imagoeconomica)

L’8 marzo 

Sull’8 marzo Turco non ha dubbi: “In un mondo assediato dai disastri delle guerre, da inaudite disumanità, vorrei che questo 8 marzo fosse l'avvio della rivolta della dignità umana, a partire da un rifiuto morale, corale e categorico allo strazio dei bambini che vivono tra miseria, mancanza di cibo, morte e solitudini. Prendiamoci a cuore quei bambini, facciamolo come lo fecero quelle straordinarie donne comuniste che dopo la guerra attivarono “I treni della felicità” e permisero a famiglie operaie di accogliere i figli di famiglie povere per dare loro pane, libri, affetto e felicità.” Una voce nitida, quella di Livia Turco, che, ricordandoci il passato, ci rammenta che ogni futuro è davvero possibile ed è nelle mani di donne capaci di restare “sempre qui a smontare e rimontare, con nessuna voglia di finire, tanto prima o poi saremo libere”.