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Pionieri Queer. Alberto Arbasino, le pagine critiche diventano momenti narrativi. E viceversa

Saggista, narratore e drammaturgo, considerava "Super Eliogabalo" il suo libro più surrealista e anche quello più espressionista

di LUCA SCARLINI -
2 marzo 2023
Alberto Arbasino

Alberto Arbasino

Alberto Arbasino (1930-2020), saggista, narratore e drammaturgo, ha creato un frenetico percorso di scrittura in cui le pagine critiche divengono rapidamente momenti narrativi e viceversa, in un meccanismo che vuole tener conto dei mutamenti del costume contemporaneo. L’esordio narrativo è nel 1955 con il racconto "Distesa d’estate", che poi verrà a far parte della prima raccolta, "Le piccole vacanze" (1957), che già dal titolo indica chiaramente la necessità di un rovesciamento dei valori, rispetto alle grandes vacances de "Il diavolo in corpo".
Alberto Arbasino (Wikipedia)

Alberto Arbasino (Wikipedia)

L’attenzione al parlato, ai modi di dire, è costante: tra le sue prime operazioni in questa direzione spicca "La controra" (1959), ovvero "La mattinata delle Marie", suite di telefonate riprese dal vero. Lo stesso anno inizia la serie delle opere maggiori con "Il ragazzo perduto", che diventa poi in una successiva riedizione "L’anonimo lombardo". La storia, narra con una sequenza fitta di note (come ne "L’Adalgisa di Gadda", modello dichiarato) e parafrasi librettistiche, la vicenda di un amore omosessuale, che si svolge sullo sfondo di una Milano attraversata dalla presenza della Callas, più volte citata nel corso della complessa vicenda che manzonianamente è offerta come “manoscritto trovato in bottiglia”.
Alberto Arbasino nel 1976 a Orvieto (Wikipedia)

Alberto Arbasino nel 1976 a Orvieto (Wikipedia)

Nel 1963 esce la prima edizione di "Fratelli d’Italia", monumento camp poi rivisitato come gli altri titoli negli anni recenti, romanzo e antiromanzo a un tempo, in cui si dà la dinamica di un’epoca in rapida trasformazione di modi e comportamenti. I personaggi di questa agitata commedia sociale, sono a Roma e progettano di partire per un giro nei paesi dell’Est, vanno a Napoli per una "Beatrice di Tenda" belliniana con la Sutherland e però vorrebbero essere nella Mitteleuropa, al grido di battaglia “Commedia dell’Arte, no grazie!”, vanno a Spoleto per il festival, ma preferiscono dedicarsi ad attività di seduzione. La capitale torna spesso sullo sfondo nelle descrizioni di una “dolce vita” fatta di apprezzamenti in chiave “proto-trash” di un improbabile "Trovatore" al Teatro dell’Opera, come anche di tecniche di battuage tra la stazione Termini e un avanspettacolo. Nel 1968 esce poi "Super Eliogabalo", nato da un progetto cinematografico con Carmelo Bene, destinato a non realizzarsi. Sullo sfondo dei Parioli più borghesi, l’imperatore diventa un tentato rivoluzionario soffocato da quattro madri castranti che a forza di canzonette dementi, pose da “telefoni bianchi”, e affetto funesto inibiscono ogni tentativo di rivolta, anticipando la ricognizione nel kitsch che sarà centrale nell’esilarante "Specchio delle mie brame" (1974). Negli anni Sessanta numerosi sono anche gli incroci con il teatro, dove scrive varie canzoni per Laura Betti (tra cui il celeberrimo inno camp, "Ossigenarsi a Taranto", spesso ripreso da Paolo Poli), che parlerà di lui nel suo unico romanzo "Teta veleta", raccontandolo come la sagacissima Arbasia, numeri per il teatro di Giancarlo Cobelli (tra cui quelli de "La piccola vedette lombarda") e una tentata contro-storia d’Italia, in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Unità, "Amate sponde" (1962), ideata insieme a Mario Missiroli, che nello stesso anno diresse al cinema "La bella di Lodi".
La cover del romanzo "Fratelli d'Italia"

La cover del romanzo "Fratelli d'Italia"

Da ricordare poi anche i contributi radiofonici a "Le interviste impossibili", tra cui un celebre Ludwig scritto per Carmelo Bene sulle musiche del Rocky Horror. Moltissimi gli interventi critici e i dialoghi pubblicati su “Il Mondo” o su altre testate e poi raccolti in libri-progetto, tra cui spiccano "Sessanta posizioni" (1971) e "Grazie per le magnifiche rose" (1965), mai riediti. Negli anni recenti continua una frenetica attività di giornalista, dedicandosi a celebrazioni nostalgiche, o commentando i fatti del giorno nella forma del rap poetico: negli ultimi anni si è dedicato soprattutto a una rivisitazione della sua vastissima produzione.