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L’indagine conoscitiva della commissione Istruzione del Senato sulla dipendenza dal web

Il senatore Andrea Cangini
“Coca web”. Un libro da pugno nello stomaco
Un libro, “Coca web” di Andrea Cangini, che, già dal titolo, è un pugno nello stomaco: il web, per i più giovani, è paragonato agli effetti di una droga pesante e spesso letale, la cocaina. L’uso dello smartphone che ne fanno soprattutto i più giovani, tra social e videogiochi, favorisce il rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore della sensazione di piacere. CocaWeb, appunto. Ne derivano ansia, depressione, aggressività, isolamento sociale, delirio di onnipotenza, disturbi alimentari… “Non è un caso – chiosa Cangini - che i segni di disagio che oggi ci allarmano nei più giovani coincidano alla perfezione con i sintomi che da sempre caratterizzano chi è dipendente dalla cocaina”.
L'effetto degli smartphone sui giovanissimi è pari a quello della droga. Da qui il titolo del libro di Andrea Cangini "Coca web"
I danni fisici e psichici sulle menti dei ragazzi

L'abuso del web e dell'uso dei cellulari nei più piccoli causa danni fisici ma anche psicologici. Un disagio aggravato dalla pandemia
Corea, Cina, Giappone. Gli hikikomori e i 100 mila giovani a rischio nel nostro Paese

La parola “Hikikomori” significa “stare in disparte”: il fenomeno nasce in Giappone dove si contano oltre un milione di casi. In Italia sono almeno 100mila i casi
La proposta di legge choc di Cangini: vietare l’uso degli smartphone agli under 14
Da qui la proposta, con tanto di argomentazione: “Ai nostri figli vietiamo di bere alcol, di fumare sigarette e di guidare la macchina, non possiamo abbandonarli alle piazze virtuali senza nessun tipo di controllo”, la premessa. “Ne è uscito un quadro agghiacciante – aggiunge Cangini –. I lockdown hanno aumentato la dipendenza e non possiamo continuare a far finta che il fenomeno non esista perché parliamo di minorenni”. Ne consegue la proposta, prima quella più usuale, abituale: “Servono regole più stringenti per il web e c’è la necessità di far rispettare quelle che già ci sono, come il divieto di usare i telefonini in classe, ma anche la necessità di un introdurre un obbligo per le grandi compagnie di fare delle campagne pubblicitarie in cui si dica che il web fa male ai giovani”. Poi, arriva quella choc: la legge che vieta il cellulare ai minori di 14 anni. Sembra una proposta troppo forte, da illiberali, degna di un Pillon qualsiasi, ma non è così. Cangini, appunto, viene da una solida cultura liberale, ma anche la sua esperienza personale, a contatto quotidiano con figli adolescenti, lo ha aiutato. Come scrive lui stesso nel suo libro: “Mia figlia Giulia, allora dodicenne, appoggiata allo stipite della porta del salotto, fissa intensamente il fratellino impegnato alla PlayStation. 'Guardalo, sembra indemoniato', dice senza distogliere lo sguardo. Osservo, era vero” l’amara conclusione.
Secondo Cangini servono regole più stringenti: "Non possiamo abbandonare i nostri giovani nelle piazze virtuali, dove possono incontrare sia il bene che il male"
Casi estremi. Le black out challenge su Tik tok
Ci sono bambini che, a dieci anni, già vogliono stare sui social. E ci sono casi estremi come la bimba di Palermo, Alessia (nome di fantasia) morta per autostrangolamento, a 10 anni, perché stava partecipando a una “black out challenge”, una folle sfida di moda tra gli adolescenti e diffusa sulla piattaforma Tik Tok, che mira a conquistare like e followers, ma a volte solo a suscitare attenzione e ammirazione.
La proposta 'soft': introdurre un'ora di educazione digitale a scuola
Le proposte soft: l’ora di ‘educazione digitale’ e le ‘iscrizioni trasparenti’ sui social
In un’intervista rilasciata al Quotidiano nazionale, Cangini spiega che “Il libero accesso agli smartphone e al web vuol dire lasciare i minori in balìa di chiunque in qualsiasi momento. I bambini vanno protetti, come quando non li facciamo uscire da soli di notte o li accompagniamo perché non girino da soli. Si dice che il web sia una piazza virtuale. Puoi incontrare il bene, ma anche il male”. L’obiezione è facile: non basta un buon dialogo tra genitori e figli? “Non ci sono regole che tengano. Gli effetti clinici, a livello cerebrale, dell’uso di social e videogiochi sono gli stessi dell’uso della cocaina. Il cervello rilascia dopamina, avverti piacere e poi non riesci a sostituirlo con altro. La tendenza dei genitori a predicare un uso moderato dei cellulari è destinata a essere sconfitta”. La proposta di legge di Cangini, in attesa di chiudere il ciclo di audizioni in Commissione, prevede un’ora dieducazione digitale nelle scuole per spiegare, già alle medie, i rischi dell’abuso del web, ma soprattutto di vietare la vendita di smartphone ai minori di 14 anni. “In merito all’accesso ai social c’è già una proposta di legge per prevedere l’obbligo di iscrizioni trasparenti (sui social) da parte di adolescenti. Puoi avere un nome di fantasia, ma l’autorità giudiziaria deve poter risalire alla tua identità”. Ovviamente, con un anno appena che manca alla fine della legislatura, non è detto che la proposta di legge di Cangini diventi effettivamente legge. Senza dire del fatto che, denuncia il senatore, contro una proposta del genere “si muovono interessi enormi. I poteri forti sono quelli del web concentrati in poche mani, ma bisogna resistere alle spinte lobbistiche, il Parlamento non può eludere il tema. Altrimenti la classe dirigente di domani non avrà capacità e qualità adatte”.
Cangini: "Per i ragazzi privarsi dello smartphone è doloroso quanto subire l'amputazione di un arto"