Cinquemila aborti in quattro anni: casi in aumento, la metà con la pillola

I dati fiorentini: gli obiettori di coscienza sono la maggioranza a Careggi e la minoranza all’Asl. Sale il numero di donne in arrivo dai centri più piccoli. Alberto Mattei: “Ancora provano un senso di vergogna”

di FRANCESCO INGARDIA -
12 ottobre 2024
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La fronte di 40 ginecologi operativi in Asl Toscana Centro, sono 11 gli obiettori

I numeri ci sono, ma vanno letti sotto la lente giusta. Dal 2020 a settembre 2024 Firenze registra 5.219 interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg). Poco più di mille all’anno di media, una novantina al mese e tre al giorno nei presidi ospedalieri di zona dell’Asl toscana centro col servizio attivo (Palagi, San Giovanni di Dio e Annunziata) e l’Aou Careggi.

Sono tanti, sono pochi? Che cosa implicano? “Sono in linea con il trend nazionale” specifica il dottor Alberto Mattei, direttore del dipartimento materno infantile dell’Asl Tc. Il ministero della Salute, nell’ultimo report disponibile attesta le Ivg nell’ordine di grandezza dei 62mila casi.

Un tema divisivo

L’aborto divide. Da sempre. Storicamente, politicamente, culturalmente, nonostante il processo di secolarizzazione. “È un omicidio e il medico che si presta a questo è un sicario”. Non più tardi di una settimana fa Papa Francesco ha ribadito una volta di più la posizione del Vaticano. Giorgia Meloni, specie dal suo approdo a Palazzo Chigi, evidenzia come la legge 194 del ’78 che ha introdotto e disciplinato i meccanismi di accesso per le donne all’interruzione “non sia da abolire, ma da applicare integralmente” dando massima libertà e possibilità “di fare una scelta diversa” dall’aborto.

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Questo spiega l’introduzione dei Pro Vita all’interno dei Consultori che ha reso ancor più delicato e incandescente il dibattito, dentro e fuori i palazzi della politica. Per non parlare dell’utero in affitto che il governo nazionale punta a rendere “reato universale”. A queste latitudini, piccata è stata la replica del presidente dell’Ordine dei medici di Firenze, Pietro Dattolo alle parole del pontefice (“No alla criminalizzazione dei medici che operano secondo la legge”).

Come funziona il percorso per abortire

Il ‘percorso Ivg’ parte da un primo incontro per la certificazione. Dopodiché le strade si dividono tra la via farmacologica con tre incontri (per la somministrazione della RU486, un secondo a 48 ore di distanza e un terzo controllo 15 giorni dopo) e quella chirurgica (due incontri: uno di preospedalizzazione e uno per l’intervento). Careggi, come noto, assorbe e riceve le gravidanze ad alto rischio con oltre 3mila nati l’anno.

L’obiezione di coscienza

Capitolo obiettori di coscienza: a fronte di 40 ginecologi operativi in Asl Toscana Centro, sono 11 gli obiettori. Non la maggioranza quindi. Lo stesso non si può dire per Careggi: 40 in organico, 27 obiettori contro 13 pro aborto. Tra gennaio e giugno ’24, fa sapere l’Asl la Ivg medica registra un 64,4%. La statistica è in aumento rispetto al 2023 dell’1,8% ma “si registra una lieve diminuzione del numero assoluto: da una media di 142 Ivg mediche al mese a 140”. Si registrano casi in aumento rispetto al 2020, ma l’azienda fa notare il peso delle sale operatorie chiuse del Palagi per Covid. Si passa comunque da 628 aborti a 846 nel ’23. Da inizio anno a settembre, siamo a quota 564.

“Chiariamo però un concetto di fondo - la specifica del direttore Mattei -. Le Ivg non agiscono sulla denatalità. Chi non vuole fare figli agisce sulla contraccezione. Quindi sarebbe fuorviante pensare all’aborto come strumento di controllo delle nascite. A questo ci pensa la contraccezione. Credo poi sia importante il dato sulle Ivg mediche rispetto alle chirurgiche. Ma resta una considerazione con cui confrontarci: nei centri più piccoli si assiste a una migrazione. Non perché mancano gli ambulatori, ma perché troppe donne ancora provano un senso di vergogna. Chi rimane è solo colei che non ha rapporti diretti col territorio e di conoscenza con chi ci abita”.