Un'esperienza provinciale che in poco tempo è stata presa a modello fino a diventare una realtà sia a livello nazionale che internazionale. Questa è la storia del "Codice Rosa". Per dare la portata del fenomeno: nel 2021 solamente prendendo a parametro i dati raccolti dai pronto soccorso della Regione Toscana, sono stati registrati ben 1.918 accessi in “Codice Rosa” con un aumento di 244 unità (+14,6%) rispetto all’anno precedente. Ma vediamo nel dettaglio la sua genesi e di cosa si tratta. Intanto una data indicativa. Nasce nel 2010 all'Asl di Grosseto, un progetto pilota che nel 2011 con la sottoscrizione del protocollo d'intesa tra la Regione Toscana e la Procura Generale della Repubblica di Firenze è diventato regionale e in seguito, dal 2015, con la legge di stabilità, è stato inserito come linee guida in tutta Italia. Ciò è stato possibile grazie all'intuizione di una donna: Vittoria Doretti, dottoressa specializzata in cardiologia, anestesia e rianimazione, esperta in bioetica, e riconfermata di recente alla guida della rete regionale dei Codici Rosa. "Insieme alla mia squadra abbiamo immaginato nel 2009 qualcosa che quattro anni dopo sarebbe stato scritto nella Convenzione di Istanbul. Se c’è qualcosa che abbiamo capito in questo percorso di dialogo tra i diversi enti, centri violenza in prima linea - racconta Doretti - è che nessuno può sostituirsi nei ruoli. Ed è così che Codice Rosa da esperienza di provincia è diventato modello nazionale e internazionale". Doretti, che è anche direttrice dell'area dipartimentale Promozione ed Etica della salute dell'azienda Usl Toscana Sud Est, continua la sua missione quotidianamente collaborando a livello nazionale ed internazionale con numerosi ministeri, enti ed istituzioni: in particolare su politiche di genere ed azioni per il contrasto della violenza sulle donne, sui minori e dei crimini d’odio.